Il calcio italiano sta attraversando un periodo di grandi cambiamenti, che comunque rimangono ancora teorici. Si fa riferimento alla riforma che intenderebbe ridurre il numero dei partecipanti alla massima serie, portandoli dagli attuali 20 a 18 squadre. Ci sono vari motivi che spingono alcuni club a favorire questa riforma, e altrettante motivazioni che invece frenano la maggior parte delle votanti. In questo articolo, dunque, faremo chiarezza su un tema che per certi versi risulta piuttosto complesso.
Serie A con 18 squadre? Non ancora
La discussione sulla possibilità di ridurre il numero di squadre partecipanti alla Serie A, da 20 a 18, ha suscitato un notevole interesse nel mondo del calcio tricolore. Nonostante alcune società abbiano espresso sostegno all’idea di un cambiamento in tal senso, la maggior parte dei club ha manifestato un’opposizione decisa, creando così una situazione di stallo per quanto riguarda la già citata riforma.
La proposta della Serie A con 18 squadre ha un obiettivo: aumentare lo spettacolo e il livello della competizione, ottimizzando al tempo stesso il calendario. Meno partecipanti equivalgono a meno partite da giocare, e di riflesso anche alla possibilità di prepararsi meglio a ridosso degli impegni europei che contano (come la Champions, ma anche le partite di Europa League). Inoltre, meno partite abbatterebbero anche il rischio di infortuni, come sottolineato ad esempio dal presidente del Milan Scaroni.
Le uniche quattro che hanno votato a favore della riforma a 18 squadre sono stati proprio i rossoneri, la Juventus, l’Inter e la Roma. Il Napoli ha invece negato con forza questa possibilità, così come la maggior parte delle società votanti. Per fare un esempio concreto, Galliani (Monza) ha detto no e lo ha fatto elencando una serie di punti non complessi da comprendere, ma che meritano comunque un approfondimento.
Perché la maggioranza vuole restare a 20 squadre?
L’amministratore delegato del Monza Adriano Galliani ha recentemente espresso, di nuovo, la volontà di combattere la riforma della Serie A a 18 squadre. Le motivazioni? Non inciderebbe sulla competitività, dato che nella maggior parte dei casi i 10 club più forti alla fine si posizionano comunque fra i primi 10 posti in classifica. Inoltre, il nuovo format creerebbe maggiori difficoltà alle piccole e nella fattispecie a chi lotta per la salvezza. Invece di aumentare la competitività, si creerebbe una forbice più ampia con le squadre che, ogni anno, vengono premiate da quote maggiori inerenti ai diritti TV.
Va poi considerato che tale riforma inciderebbe parallelamente anche sulle scommesse calcio, perché ci sarebbero meno eventi sui quali puntare. Non è dunque detto che questa potenziale novità possa andare incontro ai desideri dei tifosi, che comunque amano vedere più partite, e che devono essere sempre tenuti in considerazione. La situazione attuale di stallo è di difficile risoluzione, perché le due parti sembrano animate da volontà piuttosto forti, ed è abbastanza improbabile che facciano marcia indietro.
Di contro, la riforma non è stata spedita in soffitta, ed è ancora possibile. Tutto verte sul cosiddetto diritto d’intesa, che al momento è il vero ostacolo che impedisce alle big e alla FIGC di far approvare i cambiamenti, e che potrebbe essere rimosso.