Le vittorie nello sport hanno tanti pro ma sicuramente anche diversi contro, con cui un atleta spesso si trova a fare i conti suo malgrado: vincere infatti significa spesso attirare l’attenzione dei media e del pubblico in generale e, vuoi per carattere, vuoi per disinteresse, non tutti sono "portati" per questo aspetto del successo. Ne sa qualcosa Charlotte Kalla, una delle migliori fondiste svedese di sempre che, dall’alto dei suoi 3 ori olimpici e altrettanti mondiali, ha fatto fatica ad adattarsi alla notorietà che ne è conseguita. Lo ha raccontato proprio la 37enne nei giorni scorsi al programma radiofonico "Gränslöst” di Sveriges Radio.
Nel 2019, l’ex campionessa, che grazie alle sette medaglie olimpiche è la migliore olimpionica svedese di tutti i tempi tra le donne, è stata in cima alla lista delle personalità sportive più chiacchierate del suo Paese, venendo citata in oltre 15.000 articoli. Nonostante il ritiro, avvenuto nel marzo 2022, i riflettori su di lei non si sono affatto abbassati: certamente un certo peso lo hanno avuto la partecipazione al programma “Let’s dance” del canale svedese TV4 e alla pubblicazione della sua biografia lo scorso anno, le luci della ribalta sono un qualcosa a cui in realtà non si è mai davvero adattata.
Ai microfoni radiofonici la nativa di Tärendö spiega infatti che le sue origini tornedaliane (da Tornedalen, una regione geografica della Lapponia ai confini tra la Svezia e la Finlandia, ndr) le hanno insegnato fin da piccola a non essere troppo orgogliosa dei suoi successi. L’ideale sarebbe non mettersi mai in mostra. Il suo talento sugli sci, però, la pensava diversamente e aveva altri piani per lei. Facendo il suo debutto internazionale a 19 anni, Kalla si è ben presto fatta notare prima ai Mondiali juniores di Kranj e poi in Coppa del Mondo, vincendo il Tour de Ski ancora 20enne nel 2008; il primo oro olimpico è arrivato solo due anni dopo, alle Olimpiadi di Vancouver 2010.
Era inevitabile che, con questo ruolino di marcia, il successo e l’interesse mediatico, sarebbero aumentati di pari passo, facendola finire sempre più spesso sotto i riflettori. "Quando ho iniziato a sciare non mi ero resa conto che ci sarebbe stata anche questa difficoltà, ma poi ho capito che faceva parte del lavoro. Per affrontare alcune cose bisogna semplicemente fingere finché non ci si riesce”. Fake till you make it, dunque, il consiglio che si sente di dare alle giovani leve: mostrandosi sicuri di sè, la fiducia arriverà in primis a te stesso ma anche agli altri.
Garantisce però che se ora ha più dimestichezza anche in questo campo, la tensione prima di ogni incontro, che sia un’intervista o un colloquio, è rimasta intatta. "Sono però anche eccitata, perché so che il nervosismo mi serve per dare il meglio di me."
Sci di fondo – Il lato scomodo del successo: l’attenzione dei media è ancora una sfida per Charlotte Kalla

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