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Biathlon

Isak Frey, il futuro del biathlon norvegese passa anche dalla forza mentale

Nella fucina di talenti che il biathlon norvegese, Isak Frey è senza dubbio uno dei nomi da tenere più d’occhio per gli anni a venire, quando l’attuale generazione dei fratelli Boe e Vetle Christiansen sarà pronta ad appendere sci e carabina al chiodo. Lo scorso inverno il 20enne ha trovato due vittorie in IBU Cup e ha arricchito il suo giovane palmares con diverse medaglie dagli Europei Open e dagli Mondiali Junior. Naturalmente ora l’obiettivo è diventato più ambizioso e inizia a guardare alla Coppa del Mondo.
Biathlonworld, il sito dell’Unione Internazionale di Biathlon, ha tracciato un ritratto del giovane biathleta, partendo dai suoi primi passi negli sport invernali che, come per moltissimi norge, cominciano sempre con lo sci di fondo. All’età di dieci anni ha provato il biathlon presso lo sci club locale ed è stato, come spesso accade, il fascino del tiro a convincerlo che il biathlon sarebbe potuto diventare il suo sport d’elezione, anche se i buoni risultati si sono fatti attendere a lungo: un tiro troppo impreciso lo ha tenuto nelle retrovie dei Giochi olimpici giovanili 2020 a Losanna, il ​​primo evento internazionale per Frey.
Da lì a due anni, e dopo tanto lavoro al poligono, Frey l’atleta classe 2003 ha conquistato la sua prima medaglia ai Campionati del Mondio Youth a Soldier Hollow, nella staffetta vinta insieme ai compagni di squadra Stian Fedreheim e Andreas Aas. Solo un inizio che inevitabilmente lo ha portato a volerne di più.

"La squadra norvegese è molto forte, quindi sarà difficile per me qualificarmi per la Coppa del Mondo" ammette con un pizzico di consapevolezza oggi, dopo gli ottimi risultati della scorsa stagione "c’è anche molta pressione perché devi sempre dare il massimo e portare risultati. Allo stesso tempo, è anche una motivazione per me continuare a migliorare ed essere uno dei migliori ".

Si tratta di una vera e propria impresa, vista la concorrenza agguerrita e i talenti quasi inamovibili che la squadra A ha a disposizione, ma i suoi modelli di riferimento gli danno la carica giusta.
"Johannes Thingnes Boe è un grande idolo per me, ma mi ispiro molto anche a Endre Stroemsheim per migliorare il mio tiro" afferma il quasi 21enne che lavora soprattutto al punto di vista mentale, per rafforzare la propria forza psicologica: oltre alle tante ore di allenamento, Frey cerca di visualizzare le gare in anticipo elaborando un piano su come vuole sciare e tirare. "Riesco a controllare i miei nervi abbastanza bene. Questo è ciò che mi affascina di questo sport".
Se non dovesse riuscire nell’impresa di entrare nella squadra del massimo circuito, l’IBU Cup lo attende di nuovo a braccia aperte per portarlo alla vittoria del titolo europeo nella prossima stagione nella sua località di gara preferita, la Val Martello. Oltre agli splendidi paesaggi e al buon cibo, gli ottimi risultati ottenuti lì – tra cui la doppia vittoria nello scorso mese di gennaio – il centro biathlon “Grogg” è ormai nel suo cuore. "Vincere una gara di IBU Cup è stato il mio obiettivo di sempre e a novembre non mi aspettavo che sarebbe successo più volte” ha concluso Frey.

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