Nel raduno di Forni Avoltri, nel quale lavorerà con gli altri sei componenti del gruppo Milano-Cortina, il gruppo élite della nazionale maschile come da programma non avrà Dorothea Wierer, impegnata da inviata ai Giochi Olimpici di Parigi, ma Giacomel, Bionaz, Zeni e Braunhofer avranno nuovamente con loro Lukas Hofer, assente in precedenza perché ha optato di saltare alcuni raduni di squadra per effettuare alcuni blocchi di lavoro in quota.
Come per la preparazione particolare di Wierer, assente per tre settimane, anche la gestione di Hofer rappresenta una novità per l’allenatore azzurro Andrea Zattoni. «Luki viene gestito da me e Fabio (Cianciana) per i vari aspetti riguardanti l’allenamento. – ha affermato l’allenatore delle Fiamme Gialle a Fondo Italia – Insieme prepariamo un programma omogeneo e adatto alle sue caratteristiche, che sono particolari. Rispetto alla nostra programmazione di squadra, Hofer è deciso a cercare di effettuare alcuni blocchi di allenamento in quota, così abbiamo preparato un programma personalizzato. Fin qui ci sta dando ottimi segnali, è in equilibrio con il suo corpo e sta fisicamente bene. Ciò è importante, perché con Luki questi due aspetti rappresentano le sfide più grandi, in quanto lui ha sempre dato tanto, è molto generoso in allenamento, quindi avendo tanti anni alle spalle non ha bisogno di fare carichi così ampi come i giovani, che devono invece costruirsi. Alla fine, lui è già abituato a lavorare spesso a distanza, lo ha fatto anche negli ultimi due anni con la squadra svedese, quindi è bravissimo a dare feedback, abbiamo un continuo scambio di opinioni. Di fatto, abbiamo inserito due periodi di quota e fatto degli aggiustamenti ad alcuni allenamenti, anticipando dei lavori e posticipandone altri rispetto al resto del gruppo».
Zattoni è molto felice di aver ritrovato un campione esperto come Hofer. «È importante averlo in squadra, è un valore aggiunto in tante cose. Lo abbiamo avuto al primo raduno e lo avremo nuovamente a Forni Avolti. Ciò è molto importante sia per noi che per i ragazzi, perché quando aggiungi al gruppo un atleta di tale livello ne guadagnano tutti, gli stimoli sono alti e la voglia di primeggiare sia al tiro che nella fase atletica aumenta in tutti».
Se Hofer sta quindi effettuando alcuni blocchi di preparazione in quota, il resto della squadra maschile sta seguendo un percorso diverso. «Il concetto non è di evitare la quota – ha chiarito Zattoni – io non ho nulla in contrario contro questo tipo di allenamento. La nostra idea è però quella di mettere i ragazzi nelle migliori condizioni possibili per lavorare, soprattutto logisticamente.
Ad oggi, la letteratura scientifica dà segnali chiari su quanto sia importante l’allenamento in quota ma rende noto anche quanto i suoi adattamenti siano molto personali, perché non ogni atleta si configura come un responder al 100%. Inoltre per avere degli adattamenti positivi i tempi di esposizione dovrebbero essere piuttosto prolungati (anche oltre la durata media dei nostri raduni)
Anche ciò considerato, per la programmazione della preparazione, abbiamo quindi ragionato soprattutto sull'aspetto logistico, perché nel biathlon a volte può risultare un po' complicato, soprattutto lavorare in quota. Mi spiego meglio: se ad esempio un ciclista va ad allenarsi in quota, può dormire a 1800 o 2000 metri, uscire dall'albergo e mettersi subito in sella, rientrando in albergo senza problemi. Per noi invece è spesso più scomodo, perché esci al mattino, prendi il pulmino per andare al poligono, ti alleni, torni indietro e nel pomeriggio devi nuovamente muoverti, spendendo tante energie e tempo. Con Fabio quindi abbiamo scelto delle località dove fruibilità e comodità rendevano al massimo.
D’altro canto abbiamo strutturato il lavoro sulla falsa riga dello scorso anno e abbiamo visto che i nostri atleti si sono comportati bene quando abbiamo gareggiato a quote medio alte come Anterselva, Soldier Hollow o Canmore. Alla fine, Tommaso (Giacomel, ndr) e Didier (Bionaz, ndr) sono arrivati a queste gare in un'ottima condizione di forma, probabilmente frutto dell'allenamento svolto nel corso della preparazione. Se un atleta ha sostenuto determinati carichi costruendo una base solida in estate può adattarsi anche a certe condizioni.
Per questo motivo, nell’ultimo raduno a Lillehammer abbiamo lavorato tanto, al punto che anche Tommy Giacomel era stanco (ride, ndr). Questo deve essere l’obiettivo dell’allenamento estivo e autunnale, perché se non ci vai vicino, non scopri mai il tuo limite».
È un Zattoni molto sereno, quando parla di questi primi due mesi di preparazione: «In questa fase, l’unico aspetto un po’ particolare è stato la gestione di Brauni (Patrick Braunhofer, ndr), che da un po’ di tempo ha un problema al ginocchio che non gli consente di svolgere tutte le tipologie di allenamento. Ha quindi fatto solo skiroll, ma si sta comportando davvero molto bene, perché è riuscito ad eseguire tutto l’allenamento pianificato pur non potendo variare, cosa non semplice soprattutto mentalmente, dandoci così tanti buoni segnali. Egli stesso si sta accorgendo che, lavorando tanto, sa gestire sempre meglio i carichi e affaticarsi meno.
Per quanto riguarda Elia (Zeni, ndr), lo aspettiamo col pettorale, conosciamo le sue qualità e quando capirà qual è la ricetta giusta da mettere insieme in gara farà delle ottime prestazioni. Già lo scorso anno ha dimostrato di poter fare molto bene, ma sono convinto possa fare un ulteriore step avanti.
Gli altri due, Tommy (Giacomel, ndr) e Dido (Bionaz, ndr), continuano a lavorare sempre sodo, hanno tanta voglia di vincere, emergere e confermarsi, che è il presupposto numero per uno sport come il nostro. Con tutti loro, stiamo cercando di fare anche un lavoro per renderli sempre più consapevoli di tutto il processo di preparazione, dalla scelta di un determinato allenamento, a quella di un particolare raduno, fino ai carichi. L’obiettivo deve essere creare persone competenti, non degli automi che eseguono solo ordini».
A Forni Avoltri, con Zattoni ci sarà anche Riccardo Romani, allenatore del gruppo Milano-Cortina di IBU Cup, dal quale però uscirà subito un atleta per la tappa d’apertura della Coppa del Mondo. «Io e Riccardo condividiamo la linea di allenamento, un percorso già costruito lo scorso anno. La preparazione dei due gruppi ha quindi un’impronta simile. Dal momento che abbiamo maturato l’idea di trovarci in certi momenti per lavorare insieme, abbiamo ovviamente deciso di condividere lo stesso percorso allenante, poi lui gestisce il suo gruppo in piena autonomia e prepara il programma quando si allenano da soli, mentre quando sono con noi condividiamo tutto a seconda degli obiettivi.
Il percorso della sua squadra deve essere utile a far arrivare quegli atleti in Coppa del Mondo e per riuscirci serve tanto lavoro. Abbiamo una grande intesa.
Abbiamo anche deciso di scegliere il sesto uomo per l’apertura della Coppa del Mondo a discrezione tecnica in base a quanto verrà fatto in estate. Chi si comporterà bene, mostrando di avere già la qualità necessaria verrà con noi in Norvegia, si allenerà lì e disputerà le gare pre stagionali in Scandinavia, perché quelle gare hanno già un’importanza elevata dal punto vista emotivo, facendo entrare l’atleta in modalità gara contro competitor di alto livello».
Biathlon | 28 luglio 2024, 19:01
Biathlon - Andrea Zattoni: "Vi spiego la nostra scelta sulla quota. Per Hofer programma personalizzato, averlo con noi è molto importante"
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