Sci di fondo | 23 luglio 2024, 07:30

Sci di fondo - Indagati i due attivisti che hanno provato a sabotare la 100ª Vasaloppet

Sci di fondo - Indagati i due attivisti che hanno provato a sabotare la 100ª Vasaloppet

Nel corso dell’ultima Vasaloppet, la classica svedese che ogni anno unisce le località di Sälen e Mora, avevano fatto scalpore le immagini di alcuni attivisti che in nome della protesta in favore della salvaguardia dell’ambiente avevano provato a ostacolare la gara. Prontamente placcati dagli addetti alla sicurezza, ai due uomini era stato impedito di sabotare la competizione proprio nel momento in cui, nel finale della gara, il norvegese Thorleif Syrstad stava transitando a poche centinaia di metri dall’ambito traguardo. Ora, stando a quanto riporta SVT, i due attivisti sarebbero ora indagati.

Reati contro l’ordine pubblico: è questo che si contesta ai due protagonisti di un sabotaggio quasi compiuto in quella che avrebbe potuto trasformarsi da una festosa celebrazione per i 100 anni della Vasaloppet in una valanga di polemiche e strumentalizzazioni. La causa, riporta la testata svedese sopra citata, sarebbe ora al vaglio del tribunale di Mora, con i due attivisti che riconoscono le loro responsabilità per l’accaduto, ma negano di aver potuto arrecare un danno o infrangere una legge.

A rivendicare la paternità del tentativo era stata l’organizzazione ambientalista Restore Westlands, che attraverso la propria portavoce Roxy Farhat aveva dichiarato: “Il piano era di saltare in qualche modo sulla pista, raccogliere i nostri striscioni e creare disordine in modo che i corridori dovessero fare una deviazione”. Alla base di questa contestazione, il dissenso nei confronti di due dei maggiori sponsor della Vasaloppet - ovvero un colosso del petrolio e una celebre casa automobilistica - che stando alla posizione di Restore Westlands non veicolerebbero i valori del rispetto dell’ambiente necessari nello sport: “L'industria fossile non può andare di pari passo con uno dei nostri eventi all'aperto più popolari – proseguiva Farhat – gli sport invernali sono tra quelli più minacciati dai cambiamenti climatici”.

Da capire quali saranno gli ulteriori sviluppi di questa vicenda, che fa da eco a quanto successo sempre lo scorso inverno a Trondheim, quando alcuni attivisti avevano tentato un’azione simile, per mostrare il proprio dissenso nei confronti dell’industria petrolifera.

FV