In un paese come la Norvegia, dove lo sci di fondo è religione, non è di certo passato inosservato l’evento celebrativo che lo scorso 14 luglio ha portato all’inaugurazione della statua di Petter Northug, eretta a Framverran, suo villaggio d’origine. Una statua di oltre 2 metri che raffigura il leggendario fondista norvegese intento a sciare e che ha attirato molte attenzioni in patria, accendendo anche qualche diatriba tra chi sostiene che un tributo al “re dello sci” (così è definito in Norvegia) fosse indispensabile e chi invece ritiene che l’abitudine di dedicare statue a personaggi ancora in vita non sia un’usanza da promuovere.
La statua di Northug, costata circa 1 milione di corone norvegesi (85mila euro), è frutto dell’opera dello scultore Tore Bjørn Skjølsvik, che in passato aveva già realizzato opere simili dedicate ad esempio all’ex fondista Oddvar Brå, all’ex calciatore e allenatore Nils Arne Eggen e all’ex calciatore John Arne Riise.
Ad esporsi sulla legittimità del tributo, in particolare, è stato il giornalista dell’Aftenposten Halvor Hegtun, il quale in un articolo ha mostrato apertamente la sua opinione non concorde con l’usanza di erigere statue in favore di personaggi viventi. Nello specifico, riporta Nettavisen, Hegtun avrebbe definito “comico, al limite dell’imbarazzante” il fatto di vedere sempre più persone “messe sul piedistallo”.
La risposta è arrivata puntuale e decisa da parte di Ernst Leersveen, anche lui giornalista norvegese, tra i maggiori promotori e sostenitori dell’iniziativa per la costruzione della statua in onore di Petter Northug: “Penso che sia imbarazzante – ha sentenziato Leersveen rivolgendosi direttamente a Hegtun – Non tanto per me, ma più che altro per gli abitanti del villaggio, che reagiscono fortemente a quello che dici. Scatena una sorta di ‘acidità di stomaco’”.
Halvor Hegtun ha poi replicato a sua volta, aggiungendo: “Quello che voglio dire è che gli sport sono legati a esperienze momentanee, che piacciono a molti. Come una gara di sci o un punteggio in una partita di calcio. Ed è fantastico. Ma erigere una statua è quasi l'opposto dell'esperienza momentanea. Penso che bisognerebbe lasciar passare un po' il tempo, pensarci e valutare in prospettiva di 100-200 anni”.
Insomma, anche senza dover scendere in pista, Northug continua a far parlare di sé. Che il norvegese rappresenti una figura iconica e capace di segnare un’epoca è più che assodato, ma è comunque lecito domandarsi: è giusto che vengano erette statue a persone ancora in vita? O bisognerebbe attendere che lo status di “leggenda” si consolidi con il passare dei decenni prima di intraprendere questo tipo di iniziative? Un argomento su cui ognuno la pensa a modo suo.