Quella 2024 sarà ricordata da Sebastian Samuelsson come un’estate speciale: rimasto lontano, fino ad oggi, dai compagni di squadra durante queste prime fasi della preparazione per la nuova stagione, lo svedese ha vissuto però lo scorso maggio una delle gioie più grandi della sua vita, diventando papà della piccola Elsa. Il campione svedese, eroe della staffetta iridata di Nove Mesto, si è concesso un periodo di "congedo parentale" per godersi la sua giovane famiglia e sollevare in parte la sua compagna dal peso delle responsabilità prima che la stagione invernale lo porti lontano da casa per diversi mesi.
"È assolutamente fantastico. È così difficile sapere cosa aspettarsi, ma diventa ogni giorno più divertente" racconta Samuelsson in un’intervista al tabloid svedese Expressen. Per una persona abituata a una vita di routine, tra gare e allenamenti, avere un evento così sconvolgente nella sua vita ha richiesto una certa dose di adattamento "Cerchi di prepararti in anticipo, ma non puoi immaginare come sarà. Si impara man mano. Non avevo mai cambiato un pannolino prima e ora lo faccio regolarmente."
Lo svedese non è però esente, come ogni padre alle prime armi, da gaffe o piccole paranoie. "Mi sono reso ridicolo ben presto. Una sera era inconsolabile e stavo camminando per casa con lei. Urlava e piangeva, così ho provato a uscire per una passeggiata. Poi ho fatto scattare l’antifurto e tutta la casa ha suonato" ha continuato "penso di essere abbastanza rilassato ma le prime settimane andavo a controllare che respirasse appena si calmava. Ovviamente ci si preoccupa che possa succedere qualcosa, ma la situazione sta diventando sempre più tranquilla. Posso immaginare che peggiorerà quando inizierà a muoversi un po’ di più."
E in questi giorni di nuova vita a tre, il biatleta 27enne sta scoprendo un nuovo lato di sé: oltre alla cura della sua bambina, Samuelsson si dedica ai lavori nella sua casa di Östersund, come mostra sui suoi social, tra lavori di costruzione, tinteggiatura e barbecue. "È un po’ un cliché. Non sono molto bravo in nessuna di queste cose, quindi cerco di esercitarmi. È divertente fare le cose da soli, si impara man mano"
Questo e altre nuove esperienze, il nativo di Katrineholm le ha raccontate nel vlog della Nazionale svedese su Youtube, in cui spera di poter offrire agli appassionati e ai curiosi un’ulteriore immagine della vita di atleta. È convinto infatti che spesso gli atleti diano un’idea sbagliata di sé, mostrandosi al pubblico come se la loro vita fosse fatta solo di duro e incessante allenamento.
Il rapporto con le telecamere e, in generale, con l’esposizione mediatica, però, non è sempre facile o immediato. "È divertente, ma a volte mi sento un po’ a disagio. Molte persone probabilmente hanno l’impressione che mi piaccia parlare, ma prendere in mano la telecamera e iniziare a filmare… beh, non posso dire che mi venga naturale. È bello però mostrare chi siamo e come sono le nostre giornate. È bello mostrare quell’immagine che magari non si ha quando si guarda Vinterstudion (programma di approfondimento degli sport invernali in Svezia, ndr). Forse può dare un’idea diversa di ciò che stiamo facendo."
"Ci vuole un po’ più di pianificazione e un po’ più di tempo, ma per la maggior parte funziona. Anche la mia compagna si fa in quattro per permettermi di allenarmi come sempre. Quando andrò via probabilmente mi renderò conto di cosa mi manca. Sarà una sicurezza avere sempre qualcosa da cui tornare a casa, e non sarà più importante il risultato ottenuto in pista" spiega, confidando nei ‘superpoteri’ che la paternità e la maternità sembrano conferire agli atleti "Alcuni mi hanno detto che il primo anno andrò male, che sarà dura, ma in seguito sarò dannatamente pericoloso. Ci sono molti che hanno avuto successo quando sono diventati padre, quindi perché non dovrebbe funzionare per me."