Anita Moen, ex fondista norvegese di 57 anni, si racconta in una lunga intervista alla testata norvegese Langrenn, all’interno della quale ripercorre la propria carriera passata, parlando anche degli impegni attuali e delle iniziative a cui ha preso parte negli ultimi anni. Dalle sue esperienze olimpiche, al periodo alla guida della squadra della Cina, passando per alcune considerazioni su Petter Northug. Vincitrice di 3 argenti e 2 bronzi olimpici e 3 argenti e 1 bronzo mondiali, Moen ha gareggiato in Coppa del Mondo tra la fine degli anni ’80 e i primi anni 2000. Se diverse di queste conquiste sono arrivate in format di squadra, si ricordano tra le sue migliori prestazioni a livello individuale i 2 bronzi olimpici nella 15 km di Nagano 1998 e nella sprint di Salt Lake City 2002. E ancora 7 vittorie in Coppa del Mondo, di cui 3 individuali.
Nella lunga intervista rilasciata ai colleghi norvegesi, Moen ha parlato della sua condizione mentale durante la carriera da fondista, a suo dire non sufficiente per puntare a una medaglia d’oro, il vero pezzo mancante del suo palmarès: “Avrei dovuto essere aiutata per poter impostare la tattica nelle gare. Penso che gli allenatori siano stati pessimi in questo, e io stessa non ero abbastanza forte mentalmente per vincere. Quando ho vinto una sprint in Coppa del Mondo a Salisburgo nella stagione 2002 , ho ricevuto aiuto e consigli da Tor Arne Hetland, che mi ha spiegato come impostare la mia tattica”.
Proseguendo, la norvegese tocca anche l’argomento del doping della squadra russa, che durante gli ultimi anni della sua carriera è stato al centro dell’attenzione delle autorità sportive, in particolare in occasione di Salt Lake City 2002: “Ci ho pensavo molto in quei momenti. Durante le gare mi dicevo: ‘Anita, non puoi arrivare dietro di loro, non hanno nessuna tecnica’. Ma erano forti. Ora a volte penso che un 4° posto alle Olimpiadi avrebbe potuto essere qualcosa di completamente diverso”. A tal proposito si ricorda la sprint olimpica vinta dalla russa Julija Cepalova, in cui Moen chiuse al 3° posto, con molti rimpianti anche in ragione del fatto che qualche anno dopo la stessa Cepalova fu squalificata per due anni per motivazioni legate al doping.
Con riferimento al presente, invece, Moen confessa di continuare ad allenarsi con regolarità, raggiungendo addirittura il traguardo di 7 ore di sci nei giorni più intensi, mentre lavora presso la sua scuola di sci a Trysil (l'Anita Moens Skiskole): “Gestisco la mia scuola di sci a Trysil e poi vado a sciare per molte ore ogni giorno. Inoltre esco spesso con mio figlio Kristian, che ora è junior e anche lui si dedica allo sci di fondo. Posso arrivare anche a 7 ore di sci in un giorno”.
Nella lunga intervista, Moen confessa che vedrebbe di buon occhio un inserimento di Petter Northug all’interno della nazionale norvegese, considerando le sue conoscenze non solo legate alla preparazione, ma anche all’aspetto tattico che per il norvegese è sempre stato un punto di forza: “Non capisco perché la Norvegia non chieda aiuto a Petter. È il miglior tattico che la Norvegia abbia mai avuto nello sci, ma quando ho parlato con lui nessuno dell'associazione di sci gli aveva chiesto aiuto”.
In tempi recenti, Moen si è lanciata anche nel ruolo di allenatrice nazionale della Cina, in occasione del periodo di avvicinamento alle Olimpiadi di Pechino 2022, rimanendo lì a lungo, in ragione delle limitazioni agli spostamenti dovute alla pandemia. L’ex fondista norvegese è sposata con Giachem Guidon, anche lui ex fondista di nazionalità svizzera ed è madre di Karoline Braaten Guidon, attuale allenatrice della Svizzera di sci di fondo insieme al marito Erik Braaten, da cui ha acquisito il cognome dopo il matrimonio.