Quello dell’equilibrio psicologico e della salute mentale è un tema che negli ultimi tempi sta trovando giustamente spazio con crescente insistenza all’interno del mondo dello sport. Iniziative, conferenze ed eventi dedicati: la salute mentale degli atleti è divenuta ormai un argomento di dibattito quotidiano, con l’obiettivo di prevenire situazioni di disagio e di eccessiva pressione psicologica soprattutto per quanto riguarda gli atleti più giovani, più soggetti a questo tipo di rischio. Si tratta di un tema che sta particolarmente a cuore ai due campionissimi della nazionale norvegese di biathlon Vetle Sjåstad Christiansen e Johannes Dale-Skjevdal, che proprio di questo parleranno in un incontro previsto per il 1° agosto in occasione della kermesse del Blinkfestivalen.
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“Va bene non stare bene”. È questo il titolo del meeting presentato da Christiansen e Dale, che si rivolge ai giovani tra i 16 e i 22 anni e che si terrà presso il Quality Hotel Residence di Sandnes. Un titolo che mette l’accento sulla presa di coscienza del disagio, come primo passo per arrivare a sconfiggerlo: “È importante che noi, come atleti di punta, che siamo spesso visti come 'macchine' impassibili a tutto, possiamo parlare di tanto in tanto di quanto possa essere difficile”, spiega Christiansen in un comunicato diramato dalla federazione norvegese. “Dall'esterno può sicuramente sembrare comodo – prosegue Christiansen –. Ma hai anche un peso sulle spalle durante tutta la tua carriera. Ti senti come se qualcuno ti stesse inseguendo e non trovi mai pace. Bisogna imparare a sorreggerlo”.
In un ambiente come quello del biathlon, dove un minimo particolare può marcare la differenza tra successo e fallimento, è indispensabile riuscire a trovare la serenità giusta, che permetta di limitare al minimo gli errori, ma allo stesso tempo normalizzi la possibilità di sbagliare come processo indispensabile nella crescita dell’atleta.
Il 1° agosto, a Christiansen e Dale sarà concesso lo spazio per parlare non solo della salute mentale nello sport a livello generico, ma per raccontare le proprie esperienze e le difficoltà vissute in prima persona. A partire dallo stesso Christiansen, che in carriera ha dovuto affrontare diversi periodi di transizione dovuti a problemi fisici quali ad esempio un’operazione al ginocchio o, più recentemente, un fastidio ai polmoni: “La cosa più pesante per me è stata quando mi è stato negato dal mio stesso corpo di poter fare quello che volevo fare – conclude Christiansen – Ciò che mi ha aiutato allora è stato trovare sollievo e gioia in qualcos'altro. Gli studi sono stati di grande aiuto”.