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Biathlon – Emilien Claude sull’esclusione dalla squadra A e le chance di tornare in CdM: “Ciò che conta è quello che succede in inverno”

Come abbiamo visto ieri per Antonin Guigonnat, anche per Emilien Claude in primavera le porte della squadra A di biathlon sono state chiuse dalla Federazione francese, che a ridotto il gruppo da 7 a 5 atleti. Gli ultimi due inverni, del resto, non sono andati come previsto per il biatleta dei Vosgi, non riuscendo a confermare sulla neve quanto di buono riusciva a mostrare durante la preparazione estiva.
Alla notizia, sono seguite comprensibilmente delle settimane difficili, ma oggi è riuscito ad accettarla e ha trovato la sua dimensione nella squadra B, che condivide con il veterano della Nazionale transalpina, Guigonnat e diversi giovani; la speranza dei tecnici è, del resto, che la mancanza di pressione e la presenza di giovani rampanti possa stimolare il più giovane dei fratelli Claude a fare quel passo in avanti mancato finora.
"Con Antonin (Guigonnat, ndr) pensavamo che ci sarebbe stata una squadra A a sette come l’anno scorso. Quando ho avuto la notizia a inizio maggio, sono rimasto un po’ sorpreso perché non era così che avevo immaginato la mia estate" ha raccontato a Nordic Mag "Dopodiché, non l’ho presa male. Il fatto di avere come allenatori Bastien Moretti e Louis Deschamps, due allenatori che non avevo mai avuto e che non erano mai stati in Federazione, ha reso la situazione un po’ meno chiara. Alla fine siamo riusciti a metterci in contatto e abbiamo iniziato a pianificare l’estate e le cose stanno andando molto bene. Nel nostro gruppo c’è una buona atmosfera di lavoro."
Passata la sorpresa iniziale, Claude ammette che non c’è granché da eccepire alle motivazioni dei tecnici.
"Nella mia stagione si vede chiaramente che c’è incoerenza e alcune cose davvero positive. L’obiettivo finale è che devo concentrarmi su me stesso e mostrare il mio miglior livello."
Del resto, la Coppa del Mondo non è totalmente preclusa ed è importante lavorare bene in questo periodo, anche e soprattutto nei raduno che le due squadre A e B fanno insieme.
"Non mi piace molto il termine Gruppo B perché la gente pensa immediatamente non andremo in Coppa del Mondo … e il contrario con una convocazione nel Gruppo A. In realtà, non funziona affatto così. Ci sono dei gruppi di allenamento e non mi dispiace essere nel Gruppo B. Ho un progetto sempre più personale in termini di preparazione. I miei due anni con la squadra maggiore non sono stati i migliori per una serie di motivi e, con il passare degli anni, ho capito cosa funziona e cosa non funziona per me. Nel Gruppo B potrei avere un po’ più di tempo per concentrarmi su me stesso e fare un lavoro di qualità. Avrei voluto essere nel gruppo A, questo è certo, ma non vedo il gruppo B come una punizione. È piuttosto un altro modo di allenarsi. Ciò che conta non è quello che si fa d’estate" prosegue "ma quello che succede d’inverno. In inverno si apriranno le porte della Coppa del Mondo e, per me, l’importante sarà dare il meglio di me per quattro mesi. Voglio fare una stagione completa come negli anni giovanili, quando ero più costante."
Gli obiettivi, sia a breve che a lungo termine, sembrano dunque prefissati, e non vedono di certo il 25enne gettare la spugna presto, nonostante le delusioni e qualche passo falso.
"Ho compiuto venticinque anni solo la settimana scorsa. Il mio progetto di biathlon è puntare almeno ai Giochi del 2026, ma anche a quelli del 2030. Mi considero ancora tra i giovani, ho ancora delle cose da dimostrare in Coppa del Mondo. Quindi non vedo l’ora che arrivi la prossima stagione, molto entusiasta del programma che ho con il gruppo quest’estate."
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