Il suo addio alla Coppa del Mondo e allo sci di fondo "tradizionale" è stato un momento di grande commozione per tutti gli appassionati della disciplina: che si faccia il tifo per la Francia o meno Maurice Manificat è da tutti universalmente riconosciuto come un simbolo dello sport sugli sci stretti, non solo per i successi - tanti - ottenuti, per essere stato tra i pochi atleti provenienti dalle Alpi a dare del filo da torcere a scandinavi e russi, ma anche per il suo carattere, per la capacità di non arrendersi mai, nemmeno di fronte ad una "retrocessione" in squadra B o all'età che, avanzando, ha dato il via al declino agonistico.
E quale migliore addio per "Momo" se non la 50km di Holmenkollen, gara regina del calendario di Coppa del Mondo di sci di fondo, nel tempio delle discipline nordiche. Ora dopo 20 anni nella squadra francese, è tempo di voltare pagina e iniziare a scrivere un nuovo capitolo della propria vita, non senza una naturale apprensione di fronte ad una nuova routine e una strada sconosciuta: non è mai facile, in fin dei conti, lasciarsi alle spalle una parte così importante della propria vita.
“Tutto avverrà con calma, ma sì, ci saranno cambiamenti e ancora molto stress e al momento parecchia ansia. Naturalmente ci sarà un ritorno al 'mondo reale', perché bisogna rendersi conto che lo sport di alto livello e la vita in squadra sono contesti molto speciali" ha spiegato il 37enne a Radio Mont Blanc.
Anche se non mancano le difficoltà, la vita di un atleta, fatta di ritiri, trasferte, viaggi e camere condivise con i compagni di squadra, è molto lontana da quella dei "comuni mortali": "È un mondo a parte, è una bolla dove si rimane un po' nell'adolescenza, piena di emozioni e di tante risate con gli amici. È anche un ritmo di vita frenetico in cui, alla fine, non si ha quasi il tempo di farsi domande."
E con una carriera lunga e di successo come la sua, in cui trovare nuovi stimoli anche nei momenti difficili, tornare con i piedi per terra è forse ancora più complesso.
"Ho seguito la corrente, puntando sempre molto in alto e cercando di ottenere il meglio. E quest'ultima stagione, con ragazzi di 15 anni più giovani di me, è stata anche multigenerazionale. È davvero un mondo speciale, ho un'idea della vita reale al di fuori dello sci, ma sarà comunque un'esperienza da cui uscire. Per il momento, resterò vicino al mondo dello sci e lo seguirò in modo diverso. È una sensazione davvero strana e mi sta causando molto stress”.