Dopo le tre medaglie d’oro della Coppa del Mondo a Planica 2023, Simen Hegstad Krüger ha cercato nuovi stimoli per la sua preparazione, decidendo di sperimentare un regime di allenamento in quota, in parte da solo e in parte con la squadra nazionale femminile. Quest’anno però, nell’estate che precede i Campionati del Mondo del 2025 a Trondheim, ha deciso di metterlo nuovamente da parte.
"La conclusione è stata che mi alleno bene in altitudine e che i soggiorni sono stati molto buoni, ma non credo che mi dia qualcosa in più" ha spiegato a VG.
Secondo il fondista 31enne, che si presenterà ai Mondiali casalinghi per difendere l’oro nello skiathlon (la 15km a skating sarà sostituita da una 10km in classico) oltre che nella staffetta, i 1.800 metri s.l.m. offerti dal Passo di Lavazé o da Livigno, dove abitualmente la Nazionale norvegese si recano per l’allenamento in quota, non sono sufficienti per portare dei reali benefici e che sarebbe meglio salire fino a 2050 m.
"Riesco a gestire bene l’altezza e mi sembra abbastanza normale allenarmi a 1.800 metri. Ho effettuato test oggettivi sul volume del sangue e su altri parametri che dovrebbero essere influenzati in quota, ma non ho notato alcun cambiamento. Se il mio corpo deve aumentare i globuli rossi, che è ciò che si desidera quando ci si allena in quota, devo andare ancora più in alto. Non mi basta essere a 1.800 metri."
Il "problema" è che, pur volendo, in Europa non ci sono centri di allenamento per skiroll oltre ai 2000 metri e usare semplicemente un paio di scarpette e correre al posto di andare sugli skiroll è, a suo parere, troppo rischioso.
"Ci sarebbero alcuni luoghi negli Stati Uniti che potrei raggiungere, ma sarebbe un po’ stressante e non sono abituato a correre così tanto, quindi è facile infortunarsi”.
Per quanto riguarda il resto della nazionale, gran parte della squadra femminile continuerà con l’abituale lavoro in quota che segue da diversi anni, così come Johannes Høsflot Klæbo, che è l’unico fondista della squadra maschile norvegese a farlo.
Secondo il fondista 31enne, che si presenterà ai Mondiali casalinghi per difendere l’oro nello skiathlon (la 15km a skating sarà sostituita da una 10km in classico) oltre che nella staffetta, i 1.800 metri s.l.m. offerti dal Passo di Lavazé o da Livigno, dove abitualmente la Nazionale norvegese si recano per l’allenamento in quota, non sono sufficienti per portare dei reali benefici e che sarebbe meglio salire fino a 2050 m.
"Riesco a gestire bene l’altezza e mi sembra abbastanza normale allenarmi a 1.800 metri. Ho effettuato test oggettivi sul volume del sangue e su altri parametri che dovrebbero essere influenzati in quota, ma non ho notato alcun cambiamento. Se il mio corpo deve aumentare i globuli rossi, che è ciò che si desidera quando ci si allena in quota, devo andare ancora più in alto. Non mi basta essere a 1.800 metri."
Il "problema" è che, pur volendo, in Europa non ci sono centri di allenamento per skiroll oltre ai 2000 metri e usare semplicemente un paio di scarpette e correre al posto di andare sugli skiroll è, a suo parere, troppo rischioso.
"Ci sarebbero alcuni luoghi negli Stati Uniti che potrei raggiungere, ma sarebbe un po’ stressante e non sono abituato a correre così tanto, quindi è facile infortunarsi”.
Per quanto riguarda il resto della nazionale, gran parte della squadra femminile continuerà con l’abituale lavoro in quota che segue da diversi anni, così come Johannes Høsflot Klæbo, che è l’unico fondista della squadra maschile norvegese a farlo.