Dall’inizio del 2023, Justine Braisaz-Bouchet è stata seguita da Ekosport (uno dei suoi principali sponsor) nei momenti più intensi della sua vita, sia privata che sportiva, immortalandoli e offrendoli al pubblico: dalla gravidanza al ritorno ai massimi livelli della Coppa del Mondo di biathlon, l’atleta ha affrontato ogni sfida a pieni voti.
Nell’ultimo episodio della web series, la regina delle Mass Start (è campionessa olimpica e mondiali in carica nel format) ha tracciato un bilancio dei suoi successi sportivi, della sua nuova vita di madre e delle sue aspirazioni per il futuro.
La 27enne, mamma della piccola Côme da poco più di un anno, ha sempre parlato della sua famiglia come di un entourage, una rete di supporto fondamentale che le permettesse di coltivare i suoi progetti e le sue ambizioni di atleta di alto livello, soprattutto ora che la sua vita si divide tra sessioni di sci e tiro e altre, più familiari, tra pappette e pannolini.
"Fin da piccola ho avuto un entourage che credo sia stato molto modellato dallo sport, dai miei genitori prima e da mio marito poi, conosciuto anche lui in questo ambiente, e oggi tutta mia famiglia" racconta la biatleta della Savoia, che sottolinea proprio l’importanza di suo marito del ritorno allo sport dopo l’arrivo della loro prima figlia "Volevo passare un po’ di tempo con Côme durante la prima parte della preparazione e poi è stato Julien a prendere il testimone e quindi abbiamo cercando di trovare il nostro equilibrio come famiglia all’interno di questo sistema sportivo, per così dire, che detta il ritmo della nostra vita, ma ho trovato piuttosto difficile essere una mamma e un’atleta di alto livello."
Nonostante tutte le difficoltà, Braisaz-Bouchet ha trovato anche dei lati positivi in questo nuovo modo di vivere il biathlon.
"Mi ha fatto spegnere l’interruttore ogni volta che tornavo a casa da una gara, che fosse buona o cattiva. Ero semplicemente una mamma"
Del resto, le emozioni nello sport possono essere difficili da gestire, come conferma con un esempio calzante di quanto accaduto dopo il trionfo alle Olimpiadi del 2022.
"A volte sono così concentrata che le emozioni non arrivano subito dopo la gara, sono contenta per il pubblico che sembra in fiamme, per la squadra che è davvero felice e con dei gran sorrisi. È un piacere vedere i loro volti, ma nella mia testa mi sento più tipo “Ok, è stato bello, è stato bello, ho fatto bene, non voglio che finisca", ma non sento orgoglio o emozioni legate al risultato o alla vittoria. In realtà, le emozioni sono più forti quando ho delle contro-prestazioni, quando faccio buoni risultati, non so, non sento molto. Per esempio, quando ho vinto il titolo olimpico ho pensato “sei campione olimpico e non senti nulla”. Ero davvero felice per gli altri che ho versato qualche lacrima ma ero piuttosto sollevata e dopo qualche mese invece ero lì che mi allenavo da sola e mi sono ricordata di alcuni momenti dei Giochi e in particolare la Mass e lì credo di aver pianto"
La 27enne, mamma della piccola Côme da poco più di un anno, ha sempre parlato della sua famiglia come di un entourage, una rete di supporto fondamentale che le permettesse di coltivare i suoi progetti e le sue ambizioni di atleta di alto livello, soprattutto ora che la sua vita si divide tra sessioni di sci e tiro e altre, più familiari, tra pappette e pannolini.
"Fin da piccola ho avuto un entourage che credo sia stato molto modellato dallo sport, dai miei genitori prima e da mio marito poi, conosciuto anche lui in questo ambiente, e oggi tutta mia famiglia" racconta la biatleta della Savoia, che sottolinea proprio l’importanza di suo marito del ritorno allo sport dopo l’arrivo della loro prima figlia "Volevo passare un po’ di tempo con Côme durante la prima parte della preparazione e poi è stato Julien a prendere il testimone e quindi abbiamo cercando di trovare il nostro equilibrio come famiglia all’interno di questo sistema sportivo, per così dire, che detta il ritmo della nostra vita, ma ho trovato piuttosto difficile essere una mamma e un’atleta di alto livello."
Nonostante tutte le difficoltà, Braisaz-Bouchet ha trovato anche dei lati positivi in questo nuovo modo di vivere il biathlon.
"Mi ha fatto spegnere l’interruttore ogni volta che tornavo a casa da una gara, che fosse buona o cattiva. Ero semplicemente una mamma"
Del resto, le emozioni nello sport possono essere difficili da gestire, come conferma con un esempio calzante di quanto accaduto dopo il trionfo alle Olimpiadi del 2022.
"A volte sono così concentrata che le emozioni non arrivano subito dopo la gara, sono contenta per il pubblico che sembra in fiamme, per la squadra che è davvero felice e con dei gran sorrisi. È un piacere vedere i loro volti, ma nella mia testa mi sento più tipo “Ok, è stato bello, è stato bello, ho fatto bene, non voglio che finisca", ma non sento orgoglio o emozioni legate al risultato o alla vittoria. In realtà, le emozioni sono più forti quando ho delle contro-prestazioni, quando faccio buoni risultati, non so, non sento molto. Per esempio, quando ho vinto il titolo olimpico ho pensato “sei campione olimpico e non senti nulla”. Ero davvero felice per gli altri che ho versato qualche lacrima ma ero piuttosto sollevata e dopo qualche mese invece ero lì che mi allenavo da sola e mi sono ricordata di alcuni momenti dei Giochi e in particolare la Mass e lì credo di aver pianto"