Quest’inverno, la saltatrice francese Joséphine Pagnier ha avuto l’inverno migliore della sua giovane carriera. La 21enne ha infatti riportato la vittoria di due gare di Coppa del Mondo a dicembre, a Lillehammer prima e a Engelberg poi. Un doppio risultato, insieme alle solide prestazioni della prima parte della stagione, le ha consentito di indossare il pettorale giallo di leader della classifica generale per diverse settimane. La stagione si è chiusa con il settimo posto in Coppa del Mondo, ma ha portato nel suo bagaglio personale tantissima esperienza che la nativa di Chaux-Neuve presto metterà in pratica quando a maggio riprenderà gli allenamenti per il nuovo inverno.
Intervista da Nordic Magazine, Pagnier ha ripercorso l’incredibile stagione 2023/24, ponendo l’accento sull’inizio della stagione, quando era la migliore saltatrice del circuito femminile.
"Sono contenta di aver superato un’altra piccola sfida quest’inverno. Credo che le fasi più difficili che ho attraversato siano state all’inizio della mia carriera, quando ho preso parte alla Coppa del Mondo per la prima volta e sono diventata professionista a tutti gli effetti. Ho l’impressione che il livello raggiunto ora sia dovuto più alla fiducia che al duro lavoro. Certo, bisogna lavorare e io lavorerò sempre, ma credo che il mio atteggiamento mentale sia la cosa che è cambiata di più in questa stagione."
Un obiettivo, quello della testa della classifica, che anche se raggiunto per poco tempo, non era assolutamente nei piani della francese e che, fintanto che le gare si susseguivano non ha influito minimamente sul morale dell’atleta. La pausa natalizia, senza gare e con un ritmo di vita meno frenetico, le ha però presentato il conto.
"Ho trascorso il Natale con il mio pettorale giallo addosso! Mi sono detta che ero la numero uno al mondo. Era tutto molto strano e non ci credevo davvero. In seguito, mi sono messa un po’ troppa pressione addosso" racconta ai nostri colleghi francesi "Sapevo perché avevo raggiunto questo livello e sapevo come ci ero arrivata. Tutto filava liscio, era naturale. Purtroppo, però, dormivo poco perché mi sembrava un sogno. È stata anche un’esperienza da cui imparare a dire a se stessi che bisogna calmarsi quando succede. E poi, vale la pena di vivere quei momenti!"
Una maturità quindi mentale oltre che tecnica, il cui potenziale era giù visibile da qualche anno e che aspettava solo una "miccia" per essere scatenato. Anche quando i risultati non sono più arrivati in gara, Pagnier ha saputo trovare un lato positivo.
"Ho fatto cose molto buone in allenamento e in qualificazione, vincendone parecchie in questa stagione. Sono cose che non avevo mai fatto prima. Questo mi ha fatto venire ancora più voglia di ottenere un risultato nelle gare. Ora so bene che se faccio le cose in modo corretto, sarò in testa. Mentre in quella fase cercavo di ottenere risultati anziché limitarmi a lavorare bene.[…] La complicazione principale è stata che ho adottato una strategia sbagliata, tornando a schemi già visti. D’altra parte, ero ben consapevole del valore di un decimo o di un quindicesimo posto. Ero in pace con questo!"
Un grande apporto per superare gli ostacoli e tornare a fare bene quanto ad inizio stagione, quasi trovando il podio ad Hinzenbach, è arrivato dal suo allenatore, Damien Maitre.
"Abbiamo avuto la cancellazione di Rasnov a metà stagione. Senza quella, il finale di stagione sarebbe stato più complicata. Con Damien (Maitre) abbiamo ricominciato tutto da capo, e mi sono allenata a Courchevel sia per quanto riguarda la parte di salto che per il mio stato d’animo. Dovevo rimanere me stessa, senza cercare di essere migliore di quello che sono, e smettere di paragonarmi alle altre."
Per il prossimo inverno, sicuramente l’atleta transalpina proverà a migliorare quanto fatto vedere in quello appena concluso ma guai a parlare ancora di Classifica Generale.
"Semplicemente perché sono ancora molto giovane rispetto alle altre ragazze. Mi vedo con una carriera lunga e penso che se metto troppa pressione sia negli allenamenti che nelle gare, non riuscirò a fare bene. Ho una vocina che mi dice che in futuro mi giocherò la Classifica Generale, ma annunciare a gran voce di volerla vincere non credo sia la soluzione. Dopo di che, prometto che farò tutto il possibile per cercare di arrivarci… ma senza averla in testa 24 su 24, mi ucciderebbe. Non deve diventare un’ossessione."
"Sono contenta di aver superato un’altra piccola sfida quest’inverno. Credo che le fasi più difficili che ho attraversato siano state all’inizio della mia carriera, quando ho preso parte alla Coppa del Mondo per la prima volta e sono diventata professionista a tutti gli effetti. Ho l’impressione che il livello raggiunto ora sia dovuto più alla fiducia che al duro lavoro. Certo, bisogna lavorare e io lavorerò sempre, ma credo che il mio atteggiamento mentale sia la cosa che è cambiata di più in questa stagione."
Un obiettivo, quello della testa della classifica, che anche se raggiunto per poco tempo, non era assolutamente nei piani della francese e che, fintanto che le gare si susseguivano non ha influito minimamente sul morale dell’atleta. La pausa natalizia, senza gare e con un ritmo di vita meno frenetico, le ha però presentato il conto.
"Ho trascorso il Natale con il mio pettorale giallo addosso! Mi sono detta che ero la numero uno al mondo. Era tutto molto strano e non ci credevo davvero. In seguito, mi sono messa un po’ troppa pressione addosso" racconta ai nostri colleghi francesi "Sapevo perché avevo raggiunto questo livello e sapevo come ci ero arrivata. Tutto filava liscio, era naturale. Purtroppo, però, dormivo poco perché mi sembrava un sogno. È stata anche un’esperienza da cui imparare a dire a se stessi che bisogna calmarsi quando succede. E poi, vale la pena di vivere quei momenti!"
Una maturità quindi mentale oltre che tecnica, il cui potenziale era giù visibile da qualche anno e che aspettava solo una "miccia" per essere scatenato. Anche quando i risultati non sono più arrivati in gara, Pagnier ha saputo trovare un lato positivo.
"Ho fatto cose molto buone in allenamento e in qualificazione, vincendone parecchie in questa stagione. Sono cose che non avevo mai fatto prima. Questo mi ha fatto venire ancora più voglia di ottenere un risultato nelle gare. Ora so bene che se faccio le cose in modo corretto, sarò in testa. Mentre in quella fase cercavo di ottenere risultati anziché limitarmi a lavorare bene.[…] La complicazione principale è stata che ho adottato una strategia sbagliata, tornando a schemi già visti. D’altra parte, ero ben consapevole del valore di un decimo o di un quindicesimo posto. Ero in pace con questo!"
Un grande apporto per superare gli ostacoli e tornare a fare bene quanto ad inizio stagione, quasi trovando il podio ad Hinzenbach, è arrivato dal suo allenatore, Damien Maitre.
"Abbiamo avuto la cancellazione di Rasnov a metà stagione. Senza quella, il finale di stagione sarebbe stato più complicata. Con Damien (Maitre) abbiamo ricominciato tutto da capo, e mi sono allenata a Courchevel sia per quanto riguarda la parte di salto che per il mio stato d’animo. Dovevo rimanere me stessa, senza cercare di essere migliore di quello che sono, e smettere di paragonarmi alle altre."
Per il prossimo inverno, sicuramente l’atleta transalpina proverà a migliorare quanto fatto vedere in quello appena concluso ma guai a parlare ancora di Classifica Generale.
"Semplicemente perché sono ancora molto giovane rispetto alle altre ragazze. Mi vedo con una carriera lunga e penso che se metto troppa pressione sia negli allenamenti che nelle gare, non riuscirò a fare bene. Ho una vocina che mi dice che in futuro mi giocherò la Classifica Generale, ma annunciare a gran voce di volerla vincere non credo sia la soluzione. Dopo di che, prometto che farò tutto il possibile per cercare di arrivarci… ma senza averla in testa 24 su 24, mi ucciderebbe. Non deve diventare un’ossessione."