Tre mesi di sospensione per le chat dello scandalo. Questa è la punizione che la Corte federale d'Appello ha deciso di infliggere al presidente del Comitato regionale FISI Veneto Roberto Visentin e alla sua vice Federica Monti, ribaltando il verdetto di primo grado.
«I due dirigenti dovevano attivarsi immediatamente e segnalare con estrema puntualità quanto appreso in ordine alla chat, e non rinviare a un momento successivo, di comodo, la denuncia», con queste parole la Corte federale presieduta da Daniele Portinaro ha commentato la sentenza riguardo il comportamento dei due dirigenti nella chat che veniva usata da 12 giovani atleti e dal loro allenatore per condividere contenuti che andavano da foto di atlete e ragazze, anche minorenni, nude o in intimo.
L'inchiesta federale, avviata dopo una lettera anonima, mise sotto indagine 15 persone: i 12 atleti, i due dirigenti e l'allenatore. In primo grado otto atleti (quelli che non avevano condiviso contenuti proibiti), Visentin e Monti erano stati assolti. La pena più grave fu comminata all'allenatore, sospeso per sei mesi. Dopo la sentenza di appello, i ragazzi continuano a essere assolti ma è cambiata la posizione dei dirigenti, accusati di aver violato i doveri di «lealtà e probità» in quanto non si sono attivati subito dopo aver appreso dell'esistenza della chat incriminata. I due potranno ricorrere in ultima istanza al Collegio di garanzia dello sport. Sulla vicenda sono aperte altre due inchieste a Verona: una di natura penale da parte della Procura e un'altra militare, poiché l'allenatore è in forze all'Esercito.