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Biathlon , Coppa del Mondo , Interviste

Biathlon – “Consapevole, serena, felice, zen”. Lisa Vittozzi si racconta dal trono del biathlon mondiale

Consapevolezza è la parola chiave. La serenità una delle diverse conseguenze dello status raggiunto da Lisa Vittozzi dopo l’inverno che l’ha elevata sul trono del biathlon mondiale, tanto a livello di gara singola – leggasi il titolo iridato nella 15km e le altre medaglie di Nove Mesto 2024 – quanto a livello globale, con la conquista della Coppa del Mondo generale accompagnata dalle coppette di individuale e inseguimento.
Sorride, Lisa.
E questo è evidente in qualsiasi immagine o frame di queste intense, ultime settimane.
Ma è nello sguardo della sappadina che si riesce a leggere il benessere che l’accompagna in questi giorni. Brilla qualcosa di diverso, in quelle iridi dalle sfumature tendenti al verde. Brilla una luce nuova, probabilmente mai conosciuta dalla stessa ventinovenne friulana che ancora oggi, un mese dopo la fine delle gare, si sta scoprendo giorno dopo giorno sempre più consapevole, sempre più sicura.
Anche di fronte ai media, anche in giornate di pubbliche relazioni. Situazioni in cui fino a qualche tempo fa si sarebbe trovata non propriamente a suo agio. Situazioni che anche oggi non ama particolarmente, ma che sa gestire con una disinvoltura nuova, con un approccio più tranquillo. 
Quel sorriso e quello sguardo in fondo parlano da sè.
“La consapevolezza è tanta, oggi. Ma è cresciuta durante la stagione ed ora è ai massimi, anche se sto devo ancora realizzare fino in fondo quello che sono riuscita a fare. Cosa significa essere consapevole? Innanzi tutto credo che si rifletta nella capacità di saper gestire e vivere senza apprensione le differenti fasi della gara. Saper regolare lo sforzo – non sempre il fisico ti consente di spingere dal primo all’ultimo metro – oppure non farsi prendere dal nervosismo in contesti particolari, come nel caso di giornate meno brillanti o di materiali non al top. E naturalmente è un fattore anche nella gestione della pressione”.
Pressione che la friulana del Centro Sportivo Carabinieri ha sempre voluto caricarsi sulle spalle, sin dai primi anni di carriera.
“Sì, sono una ambiziosa e mi piace sempre pensare di poter raggiungere qualcosa in più, anche oggi che posso ammirare l’oro iridato o la Coppa del Mondo generale. In passato questa mia tendenza non mi ha aiutata fino in fondo, specie nei periodi più difficili. Oggi sono cresciuta molto in questo aspetto, so dare un peso diverso alle giornate o alle gare storte, riesco a sorridere di più e ad essere più serena, a godermi tutto del quotidiano, anche le piccole cose. Sono più zen, diciamo così”.
Dopo l’evento organizzato dal suo sponsor Pastificio Felicetti in Val di Fiemme, Lisa è pronta a staccare la spina. Le Highland scozzesi l’aspettano per una settimana abbondante di vacanza.
“Sento davvero la necessità di staccare la spina, di godermi qualche giorno lontano. Questo mese è stato intenso, non mi viene naturale essere al centro dell’attenzione, pur sapendo che fa parte del gioco e che anzi sono momenti fondamentali”.
Le lande scozzesi sapranno ricaricare la sappadina, lei che ama il contatto con la natura, quella delle sue montagne e non solo. Da fine mese, si ricomincerà a lavorare in vista del prossimo inverno.
“Mi aspetto molto, dal prossimo biennio. Ho nuovi traguardi da raggiungere, forte dell’esperienza e delle emozioni di questo inverno appena concluso. Il lavoro non mi spaventa, anzi: ho la fortuna di avere un fisico che si adatta al meglio a fare sport, anche se riconosco che sugli sci c’è chi va più forte di me, Justine Braisaz in primis. Lei forse è l’unica che ha un ritmo insostenibile, altre lo sono a periodi. Ma resto convinta che il biathlon sia fatto di equilibri e non di singoli aspetti. Prendo l’esempio della rapidità di tiro: Julia Simon è esemplare in tal senso, spara veloce ma non sempre ne esce pulita. So che potrei essere altrettanto rapida in piazzola, ma penso che sia più importante la precisione. E così in stagione ho voluto essere più controllata, curando maggiormente le percentuali a discapito di qualche secondo di rapidità. Tutto sommato anche la gestione strategica e la capacità di calibrarsi fanno parte del biathlon e della consapevolezza di prima”.
L’emozione che affiora ancor oggi al ripensare alla tappa conclusiva di Canmore è emblematica. Le emozioni per la conquista del globo di cristallo, le emozioni per quell’abbraccio finale di Ingrid Tandrevold.
“E’ stato qualcosa di particolare, davvero. Credo che mi abbia abbracciato per un minuto intero, forse anche di più. Mi ha ringraziato per averla portata a dare il meglio di sé, a migliorarsi. E me l’ha detto nell’istante stesso in cui ha perso quel pettorale giallo che ha indossato per gran parte della stagione. Credo che una sportività così sia da pochi. Ho voluto lasciar sedimentare la cosa, poi dopo un paio di settimane l’ho chiamata per ringraziarla di cuore”.

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