Ventotto edizioni consecutive dei Mondiali Giovanili di biathlon. Un record di cui va fiero Luis Mahlknecht, giornalista e speaker gardenese, che dal 1997 in poi ha seguito sul posto tutte le edizioni dell’evento iridato giovanile del biathlon, vedendo passare davanti ai suoi occhi tanti campioni agli inizi, ma anche giovani promettenti che poi quelle promesse non sono riusciti a mantenerle. Prima da giornalista, da Forni Avoltri 1997 a Lenzerheide 2020, sempre autofinanziandosi pur di esserci, poi da speaker, da quando l’IBU lo ha ingaggiato in occasione di Obertilliach 2021, a cui ha fatto seguito Soldier Hollow 2022, Schuchinsk 2023 e infine Otepää 2024.
«È iniziato tutto per “colpa” di Michela Ponza – ride Luis raccontandoci la sua storia – quando venne in studio a Radio Gardena dopo i Mondiali Giovanili del 1996. Durante il programma, ci disse che l’edizione successiva si sarebbe svolta in Italia a Forni Avoltri. Allora io, come mio solito, non riuscii a stare zitto, dicendole che sarei sicuramente venuto a seguirli. Ed essendo sempre molto brusco nelle decisioni, oltre che tendendo a mantenere sempre la parola, l’ho fatto.
Mi recai nella località friuliana accompagnato da mio papà e fu subito un colpo di fulmine con il mondo del biathlon giovanile. Purtroppo, poco dopo il Mondiale, mio papà venne a mancare, anche lui si era appassionato tantissimo, quindi anche per questo motivo mi è rimasto questo legame affettivo, questa simpatia divenuta amore per il mondo giovanile del biathlon. E alla fine, un mondiale tira l’altro, eccomi arrivato a ventotto. A questo punto l’obiettivo è giungere a trenta, quindi andrò sia a Östersund 2025 che ad Arber 2026. Per quest’ultimo evento mi hanno già chiamato per fare lo speaker».
Foto di gruppo con un giovanissimo Luis Mahlknecht e i colleghi dell'ufficio stampa del comitato organizzatore, in occasione dei Mondiali di Khanty Mansiysk del 2001.
Già in occasione del racconto del successo di Lisa Vittozzi a Canmore, Luis Mahlknecht ci raccontò alcuni aneddoti legati ai Mondiali Giovanili con protagonista la sappadina (per leggere clicca qui). Il giornalista gardenese, però, ha tanto da raccontare. Ascoltarlo è un piacere, perché probabilmente nessuno in Italia può vantare una così grande conoscenza del biathlon maturata sul campo.
«Nei tanti anni ho visto spuntare grandissimi talenti, che purtroppo poi, per un motivo o l'altro, si sono persi per strada. Penso a Syver Berg-Domaas – ricorda Mahlknecht, riferendosi ai grandi talenti poi mai emersi ad altissimo livello – norvegese, assoluto campione nel 1999 a Pokljuka, o un anno più tardi a Fabian Mund, tedesco, che a Hochfilzen vinse ben quattro ori e oggi fa lo skiman della squadra tedesca, dopo aver abbandonato la carriera da atleta senza essere riuscito mai a ottenere un risultato di rilievo a livello senior. Oppure Marion Blondeau, francese, che fra il 2004 e il 2005 faceva faville, poi si è persa per strada. E purtroppo anche alla "nostra" Irene Lardschneider, che nel 2017 alcuni avevano già battezzato la "nuova Wierer", che però non è riuscita a dare seguito alle sue prestazioni, anche per tanta sfortuna. E pensare che all'epoca si lasciava alle spalle una certa Lou Jeanmonnot».
Ci sono poi quei campioni che hanno mantenuto le promesse, quelli che a Mahlknecht avevano colpito al primo sguardo. «Ricordo i primi anni del duello sportivo fra Nikolay Kruglov e Andreas Birnbacher – sottolinea – poi penso a Nastija Shipulina (Anastasia Kuzmina, ndr), scoperta nel 2002 in Val Ridanna. Nel 2004 l'allora allenatore femminile tedesco mi fece notare Magdalena Neuner (nata nel 1987), che già gareggiava con le junior. Nel 2006 a Presque Isle nell'inseguimento, Neuner doppiò tutte le concorrenti, tranne la prime cinque alle sue spalle. Meno male che a livello junior le doppiate non vengono tolte di pista (ride, ndr)».
Mondiale pandemico. I manichini sostituiscono gli appassionati a bordopista a Obertilliach 2021.
Il giornalista ricorda poi alcuni Mondiali più recenti, a partire da quelli Italiani del 2007. «In Val Martello, quelli che purtroppo sono stati gli ultimi Mondiali Giovanili nel nostro paese, ritroviamo in zona medaglia dei nomi importantissimi, come Anton Shipulin, Simon Schempp, Arnd Peiffer, Anais Bescond, Svetlana Sleptsova, Darya Domracheva, Dominik Landertinger, Tarjei Boe, Martin Fourcade, Marie Laure Brunet. Ne approfitto per dire che sarebbe ora di riportare i Mondiali Giovanili in Italia!
Poi siamo passati all'era di Dorothea Wierer, già medagliata "giovane" nel 2008, ma assoluta protagonista a Nové Mēsto na Moravē nel 2011, per passare alla polemica vittoria di Ingrid Landmark Tandrevold nell'inseguimento del 2015, quando le avevano proibito di ricevere la bandiera norvegese prima di passare la linea del traguardo, mentre la staffetta (di casa) bielorussa, con Alimbekava, Sola e Blashko (all'epoca ancora bielorussa...), poteva sbandierare il proprio vessillo a più non posso».
Sale sul podio la staffetta azzurra. Insieme a Iacopo Leonesio ci sono Didier Bionaz e Tommaso Giacomel.
Negli ultimi anni, da speaker, Mahlknecht ha raccontato da speaker anche diversi successi storici dell’Italia, come quello della staffetta femminile giovani a Soldier Hollow, quando ricordando l’ex presidente della Repubblica, Pertini, in occasione della finale dei Mondiali di Calcio di Spagna ’82, si lasciò sfuggire un “Non ci prendono più” in italiano.
"Non ci prendono più". Luis Mahlknecht si lascia andare in occasione dell'oro delle azzurre in staffetta a Sodlier Hollow.
Lo speaker gardenese è quindi tornato sul recente Mondiale di Otepää, iniziando complimentandosi con gli organizzatori: «Ho vissuto l’esperienza di un Mondiale organizzato con grande professionalità, da parte di un Comitato Organizzatore, come quello estone, secondo me già pronto a ospitare i Mondiali Assoluti del 2027. Lo stadio è splendido, ma oltre a questo mi complimento per come sono riusciti a salvare le gare, nonostante le condizioni meteorologiche fossero al limite».
Mahlknecht si è quindi concentrato sull’aspetto sportivo: «Anche nel settore giovanile stiamo scivolando verso una dominanza norvegese, tedesca e francese. Soprattutto delle prime due, in quanto hanno vinto quindici ori su diciotto. Credo però che il passaggio al no fluoro abbia penalizzato tanto le nazioni che avevano dei singoli atleti bravi ma non un grande staff al seguito, come invece hanno le nazionali più ricche.
Anche dalle staffette si è visto il baratro che abbiamo oggi tra Germania, Norvegia, Francia e le altre. Bene le due medaglie in staffetta della nostra nazionale, oltre che quella individuale di Gautero, anche se devo ammettere che mi sarei aspettato di più dalla nostra spedizione. La stessa Svezia ha Sara Andersson e Tanglander, poi si ferma lì, i maschi soprattutto sono molto indietro».
Tra le tante esperienze vissute da Mahlknecht anche questa: cabine telefoniche mobili a Khanty Mansiysk.
Guardando al futuro, Mahlknecht è rimasto impressionato in particolare da alcuni atleti. «Il norvegese Caspar Kalkenberg sembra il futuro Johannes Bø. Devo dire che anche il piccolo francese Guy potrebbe dare filo da torcere, ma per il resto ho visto tanta Norvegia. Mi è piaciuto molto Gerhardsen, mentre sono pronto a scommettere sull’austriaca Andexer, nonostante al Mondiale non fosse al massimo della forma. Lei è forse arrivata al picco con qualche settimana di anticipo, dominando l’Europeo, ma probabilmente a Otepää era già in fase discendente. Poi c’è Frey, che è stato ottimo pure in IBU Cup, ma anche lui era in fase calante in occasione del Mondiale. Secondo me, questo ragazzo qui può fare strada. Poi mi piace perché è sempre sul pezzo, sorride, prende le cose con il giusto atteggiamento, una dote naturale.
Passando alla Germania, è impressionante al femminile, ha un numero clamoroso di atlete, una squadra di altissimo livello, non solo con Grotian, Tannheimer e Kink. Sono ragazze che fanno paura per il futuro, grandissimi talenti, basta non le brucino. Mi ha colpito comunque che Tannheimer non sia andata negli Stati Uniti in Coppa del Mondo per studiare, questo fa capire tanto di questa ragazza. Al suo posto è andata Kink, che in staffetta ha avuto una maturità fuori dal comune. C’è poi la nostra Carlotta Gautero, che forse tra i giovani italiani è il più puro che abbiamo. Con lei sono salite sul podio anche la brava Nayeli Mariotti Cavagnet, protagonista anche alle Olimpiadi Giovanili e Fabiola Miraglio Mellano. Non sapevo che quest’ultima fosse cugina proprio di Carlotta, tanto che un giorno ho detto loro che si somigliavano e ridendo mi hanno detto che sono cugine. Che figura (ride, ndr)! Mi ha fatto piacere incontrare i genitori caldissimi degli azzurrini, in particolare quelli di Nicola Giordano e la stessa Fabiola. I nostri atleti avevano una bella tifoseria».
Alla fine, però, abbiamo invitato Mahlknecht, dall’alto della sua esperienza, a scommettere su tre nomi: «Oggi come oggi gli atleti che più mi hanno fatto impressione sono i giovani Sivert Gerhardsen e Kasper Kalkenberg (Norvegia), mentre nel settore femminile vedo benissimo Julia Tannheimer. Ripeto, però, con i giovani bisogna sempre fare attenzione, l’importante è non spremerli».