Filip Fjeld Andersen parla dell’esclusione dalla nazionale. Il biatleta classe ‘99, che a inizio stagione era stato inserito nel gruppo élite della squadra norvegese, è riuscito a prendere parte a un unico appuntamento in Coppa del Mondo quest’anno, peraltro con grandi difficoltà finendo ultimo (con ben 10 errori) nella mass start di Oslo. Durante la stagione, a pesare sulla condizione dell’atleta, una pesante influenza diagnosticata prima di Natale, dalla quale ha faticato a riprendersi, oltre a una serie di difficoltà nel ritrovare la giusta quadra a livello mentale. Ora, quando la Norvegia ha già ufficializzato le squadre per la stagione 2024/25, si nota come Andersen sia stato escluso non solo dalla squadra élite (scelta inevitabile in ragione della foltissima concorrenza), ma anche dalla squadra “reclute”. Un tonfo sorprendente, considerando che nella stagione 2020/21 il norvegese aveva vinto la generale di IBU Cup (in foto), mentre nel 2022/23 aveva battagliato a lungo con Tommaso Giacomel – a cui è legato da un rapporto di amicizia – e Niklas Hartweg per il pettorale blu di miglior giovane, poi vinto dall’elvetico.
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A raccontare la propria insoddisfazione per l’uscita dalla nazionale è lo stesso Andersen, che ai microfoni di NRK rimprovera ai tecnici norvegesi il fatto di averlo avvisato in merito a tale scelta soltanto a pochissime ore dall’ufficializzazione delle squadre: “Sono d’accordo al cento per cento sul fatto che non ho posto nella squadra élite – ammette Andersen – ma quando si passa dall’essere nella squadra élite a non avere un posto in nazionale, penserei comunque che fosse naturale farlo in modo diverso da una telefonata la domenica sera. L’unica cosa che ho sentito è una telefonata di cinque minuti da Egil Kristiansen (allenatore della nazionale, ndr). Per il resto, c’è stato silenzio”.
Andersen riflette poi sulla precarietà della posizione degli atleti, in quanto dipendenti in tutto e per tutto dai propri risultati a breve termine: “Ti trovi in situazioni difficili e non è un lavoro normale in cui ottieni un contratto di lavoro e devi fare qualcosa di straordinario per essere licenziato. Qui impari che hai il lavoro per una settimana e poi la domenica ti possono dire che non lo hai più”.
Oltre ai problemi fisici, Andersen in questa stagione ha anche faticato a trovare le giuste motivazioni, tanto che in un’intervista a marzo aveva parlato di una sorta di “crisi d’identità”. In questo contesto s’inserisce la riflessione sull’attenzione all’aspetto emotivo degli atleti che Andersen porta avanti nel prosieguo dell’intervista: “E’ una cosa personale quanto ognuno sia capace di parlare dei propri sentimenti. Forse se ne preoccupano un po’ di più durante la stagione, per poi dimenticarsene un po’ quando la stagione finisce”, spiega biatleta con riferimento all’associazione norvegese.
Dall’altra parte, non può mancare la replica di Per Arne Botnan, manager della nazionale, il quale spiega la posizione dell’associazione: “A difesa di Filip, non capita spesso di passare direttamente dalla squadra élite a non avere un posto in squadra. Lo sport professionistico a volte è duro. Cerchiamo di avere prevedibilità nelle procedure quando si tratta di esclusioni, in modo che tutti possano vedere come stanno andando le cose. Ma tutti se ne sono accorti quest’inverno, è una sfida quando ce ne sono così tanti che si comportano così bene, soprattutto tra gli uomini”.
Biathlon – Andersen e l’esclusione dalla nazionale norvegese: “Mi hanno avvisato due giorni prima con una telefonata di cinque minuti”
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