Si avvicina il 26 aprile, data cerchiata in rosso sul calendario, in cui verranno ufficialmente svelate le composizioni delle squadre maschile e femminile della nazionale norvegese di sci di fondo. Molte le incognite e altrettante le riflessioni da fare, alle porte di quella che sarà una stagione particolarmente importante in Norvegia, considerata anche la presenza in calendario dei Mondiali di casa a Trondheim. Tra i profili che sperano in una chiamata dal direttore tecnico Ulf Morten Aune, c’è sicuramente Jan Thomas Jenssen, atleta classe ’96 che quest’anno ha fatto un vero e proprio salto di qualità centrando una vittoria in Coppa del Mondo nella 20 km in classico di Ruka e facendosi trovare pronto quando chiamato in causa durante l’inverno. È proprio lui, attraverso un’intervista a VG, a portare avanti una riflessione sull’equilibrio tra uomini e donne in nazionale (criterio utilizzato per il 2023/24), promuovendo un ripensamento dei parametri di selezione.
Alla base del ragionamento di Jenssen, la grande differenza di risultati riscontrata quest’anno tra il comparto maschile e quello femminile della nazionale norvegese. Molto positivo, come sempre, il risultato degli uomini e piuttosto deludente quello delle donne. Da qui, la proposta di Jenssen che spinge a ripensare l’equilibrio perfetto di 10 uomini e 10 donne, per dare più spazio – a seconda degli anni – agli atleti più meritevoli. “Non voglio essere frainteso – spiega Jenssen – Sono molto favorevole all’uguaglianza. Ma per me la parità non significa necessariamente avere dieci donne e dieci uomini in nazionale. Parità significa che la nazionale femminile e quella maschile avranno le stesse condizioni per vincere una medaglia ai Mondiali di Trondheim”. Il norvegese prosegue poi rafforzando ulteriormente la propria tesi: “Penso che dobbiamo considerare la possibilità di assumere più uomini. Penso che la differenza di livello sia piuttosto grande considerato che 15 uomini sono saliti sul podio in Coppa del Mondo quest’anno, mentre tra le ragazze in solo in 3 lo hanno fatto. Le differenze sono grandi”. Poi l’appello rivolto ai vertici: “Penso che dovrebbero discuterne. Non bisogna essere orgogliosi nel non voler cambiare le cose decise l’anno scorso”.
Dall’altra parte, arriva però la bocciatura da parte di Torbjørn Skogstad, a capo del comitato del fondo all’interno della federazione norvegese, il quale replica: “Cambiare le regole per il numero di donne e uomini in nazionale? Non è stato un argomento di discussione per noi. Non abbiamo ricevuto alcuna richiesta da parte del dipartimento sportivo di apportare modifiche”. Proseguendo, Skogstad aggiunge: “Bisogna pensare al miglior interesse dell’atleta. Gli atleti devono trovarsi nella giusto ambiente per crescere. Penso che abbiamo dieci atlete nel comparto femminile che sono abbastanza brave per la squadra élite”.
A esprimersi sul tema anche Tiril Udnes Weng, vincitrice della Coppa del Mondo 2022/23, la quale si dice in linea con il pensiero di Jenssen. La norvegese evidenzia: “Sono per l’uguaglianza, ma in realtà sono più o meno d’accordo. Se sei in nazionale e non vai molto in Coppa del Mondo, vedi poco gli allenatori. E dunque è meglio gareggiare con il tuo allenatore di club. Anche se ci fossero meno donne nella squadra nazionale, sarebbe comunque possibile essere seguiti dalle altre squadre. Non significa che la Norvegia investirebbe meno nello sci di fondo femminile, anche se in nazionale ci fossero 12 uomini e 8 donne”.
Sci di fondo – Squadre Norvegia, Jenssen: “Il sistema con 10 uomini e 10 donne non garantisce la parità”. E propone di cambiare le regole
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