Charlotte Kalla ha chiuso la sua carriera agonistica con un palmares invidiabile. Cionostante, l’affetto e il sostegno che sta ricevendo in quest’ultimo periodo, dopo l’uscita del suo libro "Skam den som ger sig" (trad. Vergogna per chi si arrende), è forse superiore a qualsiasi medaglia, titolo o vittoria ottenuti sulle piste di sci di fondo in giro per il mondo.
Questo perché non si tratta di una semplice autobiografia, come tante ne vengono pubblicate di atleti che raccontano le loro imprese sportive o i retroscena succulenti di questo o quell’evento. Kalla ha invece scelto di raccontare il lato scomodo dello sci di fondo, quello anche più duro e crudo, fatto di depressione e disturbi alimentari. Il tutto riassunto nella potente espressione di "voce della vergogna", quel sentimento di inadeguatezza che l’ha accompagnata durante tutto l’arco della sua carriera agonistica, senza dubbio influenzando le sue prestazioni, e non l’ha abbandonata neanche dopo il ritiro, quando è subentrato il timore di non poter avere figli a causa dei lunghi periodi senza ciclo mestruale durante la sua vita da atleta e si è insinuato il senso di colpa per quanto fatto.
Ora però, la 36enne svedese è madre da poco meno di un anno del piccolo Alvin, e raccoglie i frutti di un libro che ha fatto scalpore, sorprendendo persino le compagne di squadra che mai avevano avuto la sensazione di un tale disagio, ma anche tanto bene, visto che ha aperto una breccia nella discussione sulla salute mentale degli atleti, tanto precaria quanto fondamentale.
«Mi è sembrato importante contribuire a questa causa. Cercare di essere un "eroe" in un’altra dimensione, non solo attraverso i miei risultati sportivi» ha dichiarato Kalla in un’intervista ad Expressen «Credo che la mia esperienza in merito a cose di cui ho scelto di non parlare durante la mia carriera sportiva possa aiutare ulteriormente a rompere i tabù e a normalizzarle».
«È fantastico sentire tutti quelli che ci hanno contattato. Mi hanno chiamata ex e attuali sciatori di Coppa del Mondo e mi hanno ringraziata per l’onestà del libro» racconta, commossa per l’accoglienza calorosa e pressoché unanime ricevuta dal libro «Hanno pensato che fosse molto coraggioso da parte mia»
Un premio che l’ha sorpresa a differenza dei tanti onori al merito sportivo ricevuti quando era in attività e ai quali ci si prepara ottenendo risultati sul campo. L’unica cosa che rammarica l’ex campionessa di Tärendö è che, con un bambino ancora piccolo in casa, le tante iniziative che vorrebbe attivare sulla scia del libro nell’ambito della salute mentale degli atleti non sono così facili da realizzare ma, promette, "ogni cosa ha il suo tempo e questi saranno argomenti sempre attuali".