Se in campo femminile la nazionale di biathlon francese può contare su un tris di assi che nessun’altra squadra può schierare – Julia Simon, Justine Braisaz-Bouchet e Lou Jeanmonnot -, i colleghi uomini sono più in crisi. In stagione è arrivata solo una vittoria grazie a Eric Perrot nella Sprint di Soldier Hollow: c’è di buono, per i transalpini, che questo successo sia merito di un classe 2001, atleta dunque futuribile. Ma oltre Perrot come se la cavano i ragazzi francesi? È soprattutto il ricambio ai vari Fillon Maillet e Jacquelin a preoccupare il direttore delle squadre francesi di biathlon Stéphane Bouthiaux.
«Naturalmente ci aspettavamo di meglio», questo il suo commento a Ski Chrono. «I ragazzi volevano dimostrare certe cose, il che significava che non erano all’altezza delle loro aspettative e questo non andava bene. Ma dopo sono stati in grado di mettersi in discussione e di lavorare in modo diverso. Dalla fine di gennaio in poi si sono registrati buoni progressi».
«Nel settore maschile siamo in difficoltà perché i risultati della Coppa del Mondo sono una cosa, ma i risultati al di sotto non sono molto migliori», ha aggiunto. «Oggi ci sono pochi giovani in grado di spingere i più anziani ai loro limiti. È una questione contestuale e generazionale. Abbiamo molti giovani, quindi ci saranno sicuramente alcuni che sbocceranno in futuro. Per il 2030 sarebbe davvero sorprendente se non ci fossero più atleti emergenti al massimo livello».
«Naturalmente ci aspettavamo di meglio», questo il suo commento a Ski Chrono. «I ragazzi volevano dimostrare certe cose, il che significava che non erano all’altezza delle loro aspettative e questo non andava bene. Ma dopo sono stati in grado di mettersi in discussione e di lavorare in modo diverso. Dalla fine di gennaio in poi si sono registrati buoni progressi».
«Nel settore maschile siamo in difficoltà perché i risultati della Coppa del Mondo sono una cosa, ma i risultati al di sotto non sono molto migliori», ha aggiunto. «Oggi ci sono pochi giovani in grado di spingere i più anziani ai loro limiti. È una questione contestuale e generazionale. Abbiamo molti giovani, quindi ci saranno sicuramente alcuni che sbocceranno in futuro. Per il 2030 sarebbe davvero sorprendente se non ci fossero più atleti emergenti al massimo livello».