L’incidenza del ciclo mestruale sulle performance delle atlete: un tema che interessa una grande porzione di praticanti di sport al mondo, che siano professionisti o meno, ma che purtroppo, ancora oggi rimane un grande tabù. Più di una volta, al termine delle gare o riflettendo sui propri risultati, le atlete si sono trovate a rivelare che una prestazione negativa è arrivata in concomitanza con l’arrivo delle mestruazioni, oppure che allenamenti sbagliati hanno influenzato negativamente la propria salute. Ad esempio, la fondista svedese Ebba Andersson ha spiegato nel proprio libro, che uscirà a fine mese, come l’overtraining di cui è stata vittima le abbia addirittura causato irregolarità nel ciclo mestruale.
Sebbene, come si possa facilmente intuire, si tratta di un argomento cruciale, la ricerca scientifica in ambito sportivo si concentra ancora prevalentemente sugli atleti di sesso maschile e l’effetto del ciclo mestruale sulle prestazioni psicofisiche delle atlete rimane ancora poco studiato. Sulla scia della richiesta di aiuto che molte atlete, direttamente o indirettamente, hanno invocato, diversi progressi sono stati fatti negli ultimi anni in merito. Tra questi figura l’intervento dell’Istituto Nazionale Francese dello Sport (INSEP) che, nella speranza di colmare le lacune esistenti, ha lanciato nel 2020 un programma chiamato Empow’her, il cui obiettivo è di monitorare e conoscere quanto più possibile dal ciclo mestruale delle atlete ai massimi livelli.
Le Olimpiadi di Parigi 2024 segneranno lo storico raggiungimento della parità di genere tra gli atleti partecipanti eppure Juliana Antero, direttrice del programma, ha affermato che solo il 9% degli studi di scienza dello sport pubblicati negli ultimi cinque anni riguarda le donne, contro il 71% dedicato invece agli uomini. «Ci sono pochissimi studi di alta qualità, quindi attualmente non c’è consenso sull’impatto del ciclo mestruale sulle prestazioni atletiche» ha dichiarato Antero.
Del resto, ogni atleta che gareggia al top della propria disciplina vuole che ogni dettaglio sia perfetto e niente sia lasciato al caso. Tutto deve essere studiato e regolato quotidianamente in base ai dati che vengono raccolti: l’allenamento, il recupero, il riposo, l’alimentazione. Ecco perché è fondamentale che, nelle donne, anche il rapporto tra ciclo mestruale e ormoni sia misurato per ottenere una maggiore efficienza nelle prestazioni e una migliore attenzione al benessere mentale. Un processo che diventa utile anche per la conoscenza di sé e il crollo di alcuni tabù che persistono nel mondo sportivo, ad esempio nella relazione tra atlete e allenatori.
«Non c’è bisogno di vergognarsi del proprio ciclo: fa parte delle prestazioni, proprio come la dieta o l’allenamento» ha detto Carole Maitre ad AFP, ginecologa dell’INSEP «In passato si avvertiva il disagio e le atlete dovevano chiedere aiuto, ma ora stiamo lavorando per dare loro un supporto sistematico». Consapevole dell’aspetto "elitario" del programma Empow’her, riservato ad atlete di alto livello, l’INSEP sta creando un “kit scientifico” per supportare anche le atlete dilettanti.
Monitorare l’andamento del ciclo sul lungo periodo consente infatti di pianificare gli allenamenti e i riposi oltre che, laddove sia possibile, decidere a quali competizioni partecipare rispetto ad altre in modo da avere il miglior risultato. Come ha fatto notare Antero, mentre i sintomi, come mal di testa e dolore, sono relativamente simili, la loro intensità e la loro durata possono variare in modo significativo tra le diverse atlete e questo implica che su ogni atleta si possa intervenire in maniera totalmente personalizzata per permettere loro di esprimersi al meglio.
Qualche anno fa Tiril Eckhoff ha tessuto le lodi del suo allenatore, Patrick Oberegger, e in generale dell’approccio italiano agli allenamenti basato sul ciclo mestruale. «Ho adattato il mio allenamento al corpo ed al ciclo mestruale» aveva dichiarato a VG «quindi si può dire che è molto personalizzato. In certi giorni, è più facile lavorare sulla massa muscolare, mi sento più in forma e con un umore migliore. In questo modo riesco a capire anche in quali periodi sono particolarmente stanca ed in quali invece in ottima forma».
Tra le centinaia di atlete francesi che, a partire dal suo lancio, hanno preso parte a questo programma di studio, che ha confrontato i dati relativi all’attività cardiaca, ormonale e psicologica con le diverse fasi del ciclo mestruale, c’è anche la fondista Juliette Ducordeau. La 25enne del Vercors ha dichiarato che Empow’her l’ha aiutata a comprendere meglio il suo corpo e a identificare «tendenze piuttosto impressionanti» nelle sue prestazioni. «Il momento ottimale per i miei allenamenti è durante la fase dell’ovulazione, dal primo al quindicesimo giorno del ciclo» ha spiegato all’agenzia di stampa francese Agence France-Press.
Le stesse oscillazioni sono state verificate ad esempio da Silje Opseth, saltatrice norvegese, protagonista di un progetto di ricerca e raccolta dati su ciclo mestruale e prestazioni atleti di due anni condotto con il supporto dei professionisti dell’Olympiatoppen di Oslo e i cui risultati sono stati svelati la scorsa estate.
Seppur a piccoli passi, dunque, le atlete di tutto il mondo, indipendentemente dalla disciplina praticata, stanno facendo rete e ottenendo che, grazie alla ricerca, quello che fino a poco tempo fa era considerato un aspetto di sé da nascondere, un ostacolo da eliminare per giunta con terapie ormonali e farmacologiche, oggi possa tramutarsi in uno dei tanti fattori che, gestiti al meglio, contribuiscono alla crescita agonistica dell’atleta.