Ha accompagnato con la sua voce i trionfi di Dorothea Wierer nel Mondiale del 2020 ad Anterselva e due settimane fa ha fatto lo stesso a Canmore, emozionandosi nel raccontare al pubblico canadese il trionfo di Lisa Vittozzi, che in Canada ha conquistato la Coppa del Mondo. Uno dei pochi italiani in grado di poter dire di aver vissuto dal vivo entrambi questi trionfi.
Luis Mahlknecht è una delle voci più amate del biathlon italiano, da tanti anni speaker nelle tappe di Coppa del Mondo (e appunto, Mondiali) ad Anterselva, ma anche in tante altre località, come proprio Canmore, piuttosto che ai Mondiali Giovanili, di cui parleremo con lui a parte.
«È stata una emozione grandissima – ha raccontato il giornalista e speaker gardenese a Fondo Italia, tornando sulla vittoria di Vittozzi – anche se ero arrivato a Canmore già molto convinto che Lisa potesse vincere la coppa, in quanto i risultati di Soldier Hollow sembravano far pendere l’ago della bilancia dalla sua parte, anche perché la sappadina sembrava stare meglio di Tandrevold, che perdeva colpi al poligono.
Alla fine, le mie belle sensazioni sono subito diventate realtà in occasione della sprint, che Lisa ha vinto con una grandissima prova di carattere, per poi dare seguito a questo successo con un inseguimento stratosferico per la prestazione e la maniera in cui ha gestito la gara. Allora ho vissuto questo momento di gioia incredibile, perché Lisa era in volata verso quella sfera di cristallo che forse avrebbe già meritato alcuni anni prima».
Mahlknecht ha quindi descritto le emozioni vissute durante l’ultima mass start. «La domenica, Lisa ci ha fatto sudare mille camice (ride, ndr), già al lancio sarà uscita in decima posizione, era quasi inciampata partendo, era tesissima. All’inizio abbiamo temuto il peggio, ce la siamo vista brutta, da italiani, quando Tandrevold era lì nella top five e Lisa aveva sbagliato. Poi le cose sono cambiate.
A un certo punto, il mio collega speaker canadese ha fatto i conti in tempo reale e mi ha detto di stare tranquillo perché avrebbe vinto. Io ho aspettato fino alla fine. Quando l’ho vista sbucare dalla salita con il tricolore in mano, ho provato una gioia immensa e bellissima, anche perché conosco Lisa da tanto tempo. Pure dopo la gara, come sempre, si è dimostrata amichevole e disponibilissima a fare una chiacchierata breve con me per l’intervista che vi ho mandato, si è liberata ed è venuta da me rispondendo alle mie domande. È stato molto emozionante essere lì con lei in quel momento. Ci tengo però a sottolineare che durante la gara sono stato sempre imparziale, seppur con le dita incrociate (ride, ndr)».
Una giornata che è stata speciale non solo per il risultato di Vittozzi. «Sono stato davvero felice di vedere i bei risultati ottenuti dal resto del gruppo, a cominciare da Bea (Trabucchi, ndr). Poi abbiamo visto un super Tommy Giacomel e infine anche quella bella scena di Dido (Bionaz, ndr) e Luki (Hofer, ndr) che hanno tagliato il traguardo dandosi la mano provando a passare la linea insieme, anche se alla fine è stato decimo Luki. Sono stati momenti di grande gioia per tutta la squadra azzurra, che hanno creato anche molta simpatia nei confronti del nostro team».
Anche a Canmore, Mahlknecht ha utilizzato diverse lingue, inglese, tedesco e anche italiano: «Si, ho parlato anche in Italiano. In particolare l’ho fatto prima delle premiazioni. Con il mio collega, Randy Ferguson, ci eravamo messi d’accordo che lui avrebbe fatto le premiazioni, ma durante l’attesa mi ha invitato a dire qualcosa in italiano, così ho celebrato la grandissima vittoria di Lisa nella nostra lingua, anche se ovviamente non c’erano tanti nostri tifosi, al di là di italiani che vivono in Canada. Però ho avuto modo di festeggiare pubblicamente un grande tifoso del nostro biathlon, Carmelo Ciaramidaro, italiano che vive a Canmore da tantissimi anni e che è ormai un grande amico degli azzurri, venendo a sostenerli sia in occasione delle competizioni juniores o di IBU Cup che in Coppa del Mondo. Infatti era anche presente nella foto di squadra».
Ma come mai Canmore si è affidata a uno speaker italiano? In realtà ciò accade ormai da tempo: «Questa collaborazione è nata tanti anni fa, quando un giudice di gara canadese era in IBU Cup in Val Martello, dove io facevo da speaker. Mi ha sentito ed evidentemente gli è piaciuto il mio modo di intrattenere il pubblico e descrivere l’azione, così insieme a Ken Davies, che è il presidente del comitato organizzatore, mi hanno proposto di venire da loro per la Coppa del Mondo 2016. Ovviamente io no me lo sono fatto ripetere due volte, perché amo vivere nuove esperienze, così ci siamo accordati senza firmare nulla, una semplice stretta di mano. In quell’occasione feci evidentemente un buon lavoro perché rimasero contenti e da allora mi hanno sempre riconfermato (ride, ndr)».
Da Canmore 2016 a Canmore 2023, lo speaker gardenese ha vissuto tante belle esperienze nella località canadese: «La prima edizione fu per me subito memorabile, grazie alla doppia vittoria di Dominik (Windisch, ndr) e Doro (Wierer, ndr) a distanza di poche ore nella mass start, preludio di ciò che sarebbe poi accaduto tre anni dopo nel Mondiale di Östersund. In quell’occasione iniziai a esultare moltissimo, tanto che il dj mise la canzone “Stay Alive” dei Bee Gees per prendermi in giro, per dirmi di restare in vita perché si erano preoccupati per la mia salute (ride, ndr). Ricordo che allora le premiazioni si facevano poi in città la sera, così come nel 2019, quando però c’era poca gente, perché quella l’esperienza nel 2019 fu freddissima, tanto che alcune gare vennero anche cancellate per il freddo. In questi anni al mio fianco c’è sempre stato Randy, una splendida persona e un bravissimo professionista. Con lui ci completiamo, visto che entrambi parliamo altre lingue oltre all’inglese. Io ovviamente italiano e tedesco, lui il francese, che è sempre più fondamentale visto che dalla Francia sono venuti tantissimi tifosi. Rispetto al passato ho visto un pubblico in crescita nei numeri e sempre più appassionato, tanto che tifavano per tutti, dal primo all’ultimo. Abbiamo vissuto un bel clima, molto sportivo, un ambiente che è davvero familiare rispetto alle tappe europee. Qui tutti, atleti, tecnici e tifosi, avevano lo stesso accesso, ci si incontrava, ci si fermava a fare due chiacchiere».
Tornando alla vittoria di Lisa Vittozzi, Luis Mahlknecht è particolarmente felice per quell’atleta che aveva conosciuto da giornalista-tifoso nel 2012 ai Mondiali Giovanili di Kontiolahti, quando la sappadina del CS Carabinieri aveva appena 17 anni. «Era il suo primo Mondiale – racconta Luis – io ero lì vicino alla linea di partenza e al via iniziai a urlarle “Forza Lisa”. Ovviamente, essendo in Finlandia, lei rimase parecchio sorpresa e si chiese chi fosse quel matto che gridava per lei. Ricordo poi l’anno successivo a Obertilliach, quando vinse l’argento nella sprint alle spalle di Nigmatullina. Allora si faceva ancora la conferenza stampa anche per i giovani ed io aiutai Lisa, che era molto timida, con la lingua inglese. Non era brava come oggi.
L’anno dopo, a Presque-Isle, quando vinse l’oro nella sprint feci un errore quando mi trovai a farle da interprete. Lei è sempre stata molto onesta e diretta, così quando le chiesero della località fu sincera, facendo intendere che non le piacesse perché c’era solo la pista e niente altro. Io avrei dovuto interpretare meglio cercando di aggiungere che le piste erano belle e cose del genere, sapendo, da persona che allora era più navigata di lei, cosa bisogna dire in questi casi. Fortunatamente, Lisa vinse anche il giorno successivo, così ci preparammo subito cosa dire, parlando bene dei percorsi, della preparazione delle piste, della bella cittadina e dei negozi».
Un rapporto molto bello quello che Luis Mahlknecht riesce a coltivare con la maggior parte degli atleti: «Per me è molto importante l’aspetto umano, anzi lo ritengo fondamentale, perché lo sport racconta storie di uomini e donne, che mi interessano molto più delle statistiche e dei record. Per questo motivo, cerco di chiacchierare il più possibile con gli atleti per conoscere le loro storie. A Canmore, dove avevamo la mensa insieme agli atleti, ho avuto l’opportunità di parlare con alcuni di essi con cui è nato un bel rapporto. Non solo gli italiani, ma atleti come la polacca Anna Maka, gli austriaci Lisa Hauser, Anna Gandler e David Komatz, ma soprattutto Vetle Sjåstad Christiansen, mio amico, con il quale ho chiacchierato tanto. Ho parlato tanto anche con la kazaka Arina Kryukova, che ho conosciuto già lo scorso anno ai Mondiali giovanili di Schuchinsk. In gara quindi, sono felice se vince Lisa Vittozzi o Tommy Giacomel fa una bella gara, ma mi fa tanto piacere anche sottolineare la prestazione di Emily Dickson o altri atleti che non vanno a punti, raccontando un po’ le loro storie».
Un grande appassionato Luis Mahlknecht, prima ancora che addetto ai lavori, un uomo che può raccontare tante storie vissute in prima persona sul campo gara, prima da giornalista e oggi da speaker. Un uomo che ha assistito dal vivo alle ultime ventotto edizioni dei Mondiali Giovanili di biathlon. E proprio di questo parleremo con lui in un altro articolo che uscirà nei prossimi giorni.