Viviamo in un’epoca in cui, complici i tanti mezzi di informazione, social compresi, va tutto molto veloce e con altrettanta velocità si tende a dare giudizi, a volte frettolosamente definitivi, senza analizzare in maniera adeguata argomento situazione.
La stagione del biathlon italiano ne è un chiaro esempio. Senza perderci nei meandri dei tanti giudizi definitivi dati su Lisa Vittozzi due anni fa, quando la sappadina era piombata in una profonda crisi che sembrava non conoscere via d’uscita, almeno dall’esterno, ovviamente smentiti e finiti nell’oblio, l’altro esempio lampante riguarda il lavoro svolto dagli skiman azzurri.
In una stagione molto complicata, la prima dopo la rivoluzione no fluoro, ci si è fatti prendere troppo dalla fretta di giudicare, di esprimere opinioni, soprattutto di arrivare a una conclusione prima ancora che la stagione iniziasse. Sia chiaro, anche chi scrive si era spaventato quando a Sjusjøen la Norvegia sembrava essere troppo avanti rispetto all’Italia, e in quei giorni anche alla Germania, con i prodotti “no fluoro”, ma era bastato parlare con i tecnici azzurri presenti in loco, per capire che soltanto da pochi giorni avevano familiarizzato con nuovi prodotti che i norvegesi avevano invece già provato e su nevi da essi conosciute molto bene. Lo stesso è accaduto poi a Östersund, quando la Germania era stata dominante sui materiali.
Anche allora dallo staff tecnico italiano, nonostante attacchi che provenivano da tutte le parti, filtrava la massima serenità, consapevoli che quel tipo di nevi sono sempre state il cavallo di battaglia dei tedeschi.
E avevano ragione, perché quella attuale era una stagione davvero complicata per gli skiman, non soltanto italiani ovviamente. Immaginatevi al loro posto, svolgere per anni un determinato tipo di lavoro, prendere appunti ogni giorno, avere dati raccolti per ogni tipo di situazione e poi, da un momento all’altro, tutto questo background viene meno, vi ritrovate a partire da zero con pochissimi punti di riferimento, un lavoro stravolto, una completa rivoluzione. E allora c’è da provare, sperimentare, avere intuizioni e, in questi casi, è necessario anche un pizzico di fortuna. Il tutto competendo con altre persone che si trovano nella vostra identica situazione e che a volte, possono trovare la soluzione esatta prima di voi, oppure hanno ricevuto e provato determinati prodotti già in precedenza, potendo così avere una maggiore esperienza. Immaginatevi il livello di stress dopo giornate lunghissime di lavoro, i primi ad arrivare e gli ultimi ad andare via, per essere magari nella media ma non i più veloci e ricevere anche tante critiche dall’esterno, da chi magari non conosce proprio nulla del lavoro che svolgono. Il tutto sentendosi anche responsabili nei confronti di un atleta per una gara andata male.
Smentendo le critiche e le frettolose preoccupazioni, però, lo staff tecnico azzurro ha lavorato benissimo, ha presto recuperato il gap e spesso ha regalato agli azzurri tra i migliori sci del lotto. A Ruhpodling, per esempio, l’Italia era veramente davanti a tutti, ma anche in altre località. Un altro esempio è il Mondiale di Nove Mesto, quando in occasione delle sprint l’Italia non era ben messa, lo staff tecnico ha sofferto, ricevendo subito le prime critiche. Sia chiaro, se uno sci non è performante e si vede, giusto sottolinearlo, lo abbiamo fatto anche noi, ma da qui agli attacchi esagerati che si sono letti in giro, in particolare sui social, è altro discorso. Passate però ventiquattro ore dalla sprint iridata, i tecnici azzurri hanno compiuto l’impresa di mettersi subito al paro con le migliori squadre e i risultati si sono visti. Qualcosa non da tutti, perché ci sono state nazioni indietro per tutto l’evento iridato. Un risultato arrivato anche grazie alla compatezza del gruppo, professionisti che lavorano l'uno per l'altro, e hanno anche creato un bellissimo ambiente all'interno del team.
Da applausi, poi, il finale di stagione. Su nevi bagnate, che non sempre in passato hanno visto l’Italia primeggiare, la squadra azzurra ha avuto forse gli sci migliori del lotto, come si è visto anche dalle grandi prestazioni e i continui ringraziamenti degli atleti azzurri. Ciò ha contribuito agli splendidi successi che hanno portato Lisa Vittozzi a vincere la Coppa del Mondo generale, alla conquista del pettorale blu da parte di Giacomel, ma anche il bel podio in staffetta maschile e i bellissimi piazzamenti di altri azzurri e azzurre. L’ennesima dimostrazione che i giudizi vanno dati alla fine, in particolare quando è in atto una rivoluzione, ma anche che, prima di attaccare un professionista che sta svolgendo il proprio lavoro, soprattutto chi è “addetto ai lavori” deve anche contestualizzare, analizzare la situazione, immaginarne le eventuali difficoltà per poi dare una valutazione completa.
Una lezione che speriamo di aver imparato tutti noi.