Sci di fondo - 30 marzo 2024, 16:50

Sci di fondo - Giuseppe Montello dopo il suo addio: "Ho sentito che era il momento giusto. Mercoledì i miei compagni mi hanno emozionato"

La stanchezza dei crampi che si trascinava ormai da tanti chilometri, che negli ultimi giri lo portavano a tirarsi su nel lungo piano finale per provare a rendere meno fastidiosi i dolori muscolari, non lo hanno fermato, Giuseppe Montello ha dato tutto fino all’ultimo metro per chiudere la 50 km a tecnica classica del Campionato Italiano di Pragelato, che è anche stata la sua ultima gara in carriera.

Quando ha imboccato l’ultimo rettilineo, il trentunenne di Forni Avoltri ha trovato il premio più bello quando ha visto in fondo al rettilineo conclusivo i suoi compagni di squadra del Centro Sportivo Esercito che lo aspettavano, pronti ad accoglierlo in un abbraccio. In appena tre anni dal suo passaggio allo sci di fondo, Beppe Montello è riuscito a farsi apprezzare e amare da tutti, così come era già accaduto nel biathlon, grazie alla sua bontà d’animo, un carattere solare che lo porta sempre a fare amicizia con grande facilità. Il friulano è il compagno di squadra che tutti vorrebbero.

A Fondo Italia, Montello ha descritto le proprie emozioni dopo il ritiro, le motivazioni della sua decisione, guardando anche al futuro. Il friulano ha ovviamente parlato pure della sua amica Lisa Vittozzi, che ha coronato il proprio sogno di vincere la Coppa del Mondo.

Ciao Beppe. Quando hai maturato la decisione di ritirarti, che è rimasta segreta ai più fino al tuo arrivo nella 50 km dei Campionati Italiani Assoluti a Pragelato?

«Ho deciso di ritirarmi più o meno a metà stagione, poi una volta sicuro della mia scelta al cento per cento, l’ho comunicato al Centro Sportivo Esercito e agli amici più stretti. Non è stato un lungo processo decisionale, ho fatto questa scelta quando mi sono reso conto che era semplicemente arrivato il momento giusto. Non volevo continuare per poi scoprire di essere stufo di gareggiare, così una volta percepito che era arrivato il momento, ho preferito smettere quando ancora provavo piacere nel farlo».

Hai già deciso cosa farai?

«A dir la verità no. Compatibilmente con le decisioni del Centro Sportivo Esercito, mi piacerebbe continuare nell’ambito sportivo, ma ancora non ne abbiamo parlato. Fino all’ultimo giorno ho preferito restare concentrato sulle gare con l’obiettivo di farle al meglio. Sono anche contento di come ho finito. Adesso stacco un po’, poi ci prenderemo il tempo necessario per capire cosa fare. Sono molto sereno sul mio futuro, sono convinto che troveremo una soluzione giusta per entrambi».

Se dovessi restare del mondo dello sport, ti piacerebbe fare l’allenatore?

«Certo che mi piacerebbe, magari sfruttando la mia esperienza da atleta e aggiungendo ad essa dei concetti che voglio imparare. Sto concludendo il corso maestri in Friuli Venezia Giulia, mancano ancora due mesi. Poi vedremo, ogni scelta verrà fatta in accordo con le idee del Centro Sportivo Esercito. Io mi sento fortunato e li ringrazio, perché in tutti questi anni mi hanno dato la possibilità di essere un atleta e mi hanno sostenuto».

 

È stata molto bella l’accoglienza all’arrivo da parte dei tuoi colleghi del Centro Sportivo Esercito, la dimostrazione che in pochi anni sei riuscito a farti apprezzare anche nell’ambiente dello sci di fondo.


«Onestamente mi sono emozionato. Avevo i crampi, ma quando ho visto queste tute blu che mi aspettavano al traguardo, mi sono emozionato. Sono stato nell’ambiente dello sci di fondo tre anni, dopo tante stagioni nel biathlon, ma sono bastati per creare questo bellissimo rapporto con i miei compagni. A proposito di questo, voglio ringraziare tutto l’ambiente, il Centro Sportivo Esercito, i miei compagni di squadra e gli allenatori. Sono stato bene. In particolare, dico grazie a Simone Paredi, allenatore del Centro Sportivo Esercito, con il quale mi sono trovato davvero bene in questi tre anni sia a livello tecnico che umano».

L’impressione è che se tornassi indietro nel tempo, rifaresti la scelta fatta tre anni fa.

«Certo, la rifarei. Sono proprio contento di questo, perché quando decisi di passare dal biathlon allo sci di fondo lo feci un po’ al buio, senza grandi certezze. Ci tengo a dire grazie al Centro Sportivo Esercito per avermi dato questa opportunità. Allora molti mi facevano notare che molti stavano facendo il percorso opposto, passando dal fondo al biathlon, ma dopo tre anni posso dire che è una scelta che rifarei».


Foto credit: Auletta / Pentaphoto

Guardando tutta la tua carriera, biathlon compreso, qual è il momento che ricordi con maggiore piacere?

«Senza dubbio le Olimpiadi di Pyeongchang rappresentano qualcosa di speciale, allora ho realizzato il sogno che avevo fin da bambino. Ricordo l’emozione che provai quando mi dissero che sarei stato convocato per le Olimpiadi. Fatico anche a descrivere cosa si prova nel respirare il clima del villaggio olimpico, sono emozioni forti, ti senti più in alto rispetto alla Coppa del Mondo. È tutto ciò che un atleta sogna quando diventa professionista».

Sei felice di quello che hai ricevuto dalla tua carriera?

«Si. Sono contento della mia carriera. Ovviamente certe cose potevano andare meglio, a volte quando mi ero preparato bene, ho avuto qualche problematica, soprattutto infortuni, che non mi hanno permesso di rendere al meglio. Ma posso dire di essere soddisfatto della mia carriera e delle scelte che ho fatto».




È noto il tuo grande rapporto di amicizia con Lisa Vittozzi. Lei conosceva già le tue intenzioni?

«Si, lei è stata tra le prime persone a saperlo. Ne abbiamo parlato e ha capito subito la mia scelta. Mi ha detto che se ritenevo fosse giunto il momento giusto di chiudere la mia carriera, allora era così».

Cosa hai provato nel vederle vincere la Coppa del Mondo di biathlon? Vi siete già visti?

«No, ci vedremo in questi giorni ora che finalmente siamo entrambi a casa. Ci siamo sentiti ed è stato emozionante. Lisa è stata bravissima a crederci, anche quando per tutti era già finita. Lei ci ha sempre creduto e ha ottenuto ciò che voleva, diventando un grande esempio per tutti. Ci ha regalato emozioni forti fino all’ultimo momento dell’ultima gara, come nei migliori film, il finale è stato sofferto fino alla fine. In fin dei conti la bellezza del biathlon è proprio questa, la situazione può ribaltarsi in ogni momento.
Quando ci vedremo le toccherà pagare (ride, ndr)».


L’hai in parte già fatto nel corso dell’intervista. Alla fine della tua carriera, chi vuoi ringraziare?

«Dico grazie alla mia famiglia, agli amici che mi hanno sostenuto sempre, nei momenti buoni e in quelli meno buoni. Poi ovviamente ringrazio ancora il Centro Sportivo Esercito, che mi ha sempre sostenuto permettendomi di fare ciò che più amo. Un ringraziamento lo meritano tutti gli allenatori che ho avuto nel corso della mia carriera, tutti mi hanno insegnato e lasciato qualcosa».

Giorgio Capodaglio