Lo scorso ottobre, a poche settimane dall'inizio della stagione del biathlon, arrivò la notizia clamorosa del chiusura del poligono di Holmenkollen a seguito della scoperta di alcune irregolarità durante un controllo. Oggi, a cinque mesi di distanza, la situazione rimane critica: grazie all'intervento dell'Associazione per la promozione dello sci - che ha sede nella parte superiore del poligono – che ha mediato con la polizia e il comune di Oslo, la struttura ha ottenuto una deroga per poter ospitare la Coppa del Mondo e per gli allenamenti dei club che utilizzano la struttura pubblica, tuttavia le conseguenze di una chiusura prolungata si fanno ancora sentire.
Oggi sappiamo quali sono state le criticità rilevate: in primis, al momento dei controlli, sono state osservate delle persone nella parte superiore del poligono mentre si sparava e sulla vetrata di un edificio dell'Associazione stessa sono stati trovati fori da arma da fuoco; inoltre al poligono è stato trovato un fucile incustodito.
Per ottenere la tanto agognata dispensa, dovranno essere rispettate alcune misure di sicurezza richieste dalle autorità, tra cui la presenza di un responsabile di poligono e un allenatore; si tratta di una misura che però non è possibile attuare a tutti i livelli e che ha già influito negativamente sul tesseramento, come fa notare la stessa leader della Classifica Generale di Coppa del Mondo, Ingrid Landmark Tandrevold.
«Speriamo che si riapra normalmente il prima possibile. La situazione si ripercuote sul tesseramento perché, in presenza di restrizioni così rigide, le persone che vengono ad allenarsi sono di meno. Al momento, le disposizioni sono impossibili da attuare nella pratica Se vado ad allenarmi, devo avere con me sia un responsabile de che un allenatore. Io ho la fortuna di poterlo fare, ma non tutti hanno due allenatori da portare con sé durante gli allenamenti. Dobbiamo trovare una soluzione a questo problema. Così com'è ora, credo che sarà difficile continuare» ha spiegato la norvegese al quotidiano norvegese Dagbladet.
La 27enne sottolinea per lei non si tratta di un grande sforzo: trovandosi ad un livello molto alto nella disciplina, può permettersi di avere con sé una squadra e le risorse per allenarsi come e quando vuole, ma lo stesso privilegio non si estende ai livelli inferiori, rendendo difficile la pratica del biathlon per molti giovani, i cui genitori sostengono già spese non indifferenti durante la stagione invernale per gare e spostamenti.
A tal proposito, interviene anche Knut Georg Barth, responsabile del biathlon della società sportiva di Try, che spiega a Dagbladet come sia già evidente il calo dei partecipanti agli allenamenti nella struttura.
«Dopo la chiusura dell'impianto, abbiamo avuto un terzo degli atleti rispetto a prima. Non sono soddisfatti di ciò che possiamo offrire. E a risentirne non è solo il reclutamento, per noi sarà più difficile anche mantenere gli iscritti attuali»