Certo, non siamo a Las Vegas, che comunque è a 400 km, ma la sprint di Soldier Hollow è sembrata una roulette. Dire che la gara sia stata pazza è poco, in quanto è successo di tutto, con i clamorosi errori di Johannes Bø, il fratello Tarjei che incredibilmente non ne approfitta, Samuelsson in crisi con la quota, Ponsiluoma che sbaglia e Fillon Maillet che si dimentica di effettuare un giro di penalità.
Ovviamente, in una situazione del genere la porta si è aperta a una clamorosa sorpresa e alla fine sulla roulette la pallina si è fermata sul numero 30, quello di Eric Perrot, classe 2001, che con una gara perfetta al poligono e un ultimo giro a tutta, ha conquistato il suo primo successo in carriera.
Una giornata di festa per la Francia, dal momento che alle spalle del giovane Perrot, è giunto un altro transalpino, Emilien Jacquelin, capace di chiudere al secondo posto grazie a una prestazione da urlo sugli sci, nonostante i due errori commessi nella serie in piedi. Nell’ultimo giro, però, Perrot, mettendoci l’anima è riuscito a tenerlo alle spalle, incrementando il proprio vantaggio nel finale a 3”9.
A chiudere il podio è stato uno degli atleti più attesi, quel Botn che, fatto esordire forse con troppa fretta a Oberhof, alla sua seconda esperienza in Coppa del Mondo, ha disputato una gara di altissimo livello, realizzando un doppio zero e concludendo con uno splendido terzo posto. Il norvegese è stato anche sfortunato, perché se fosse partito prima che la pista fosse inevitabilmente rovinata e lenta, vista la sua competitività sugli sci, avrebbe potuto addirittura vincere. Ma poco importa, alla sua terza gara in Coppa del Mondo, è subito podio e la sua gioia è dimostrata dall’esultanza finale. E comunque anche oggi c’è un po’ di Norvegia anche sul primo gradino del podio, visto che la mamma di Perrot è norvegese. Insomma, il talento francese ha il dna giusto, quello delle due nazioni dominanti del biathlon internazionale.
A perdere di un soffio il podio è stato un bravissimo Lægreid, che ha commesso un errore in piedi, ma è stato autore di un grande ultimo giro, che gli ha consentito di scavalcare un boccheggiante Samuelsson, in crisi per la quota.
A sfiorare l’impresa e una clamorosa festa è stato il neozelandese che gareggia per gli Stati Uniti, Campbell Wright, che ha rischiato di ripetere quanto fatto nello sci di fondo da Gus Schumacher a Minneapolis, ma ha sbagliato proprio l’ultimo bersaglio, concludendo al sesto posto. Settimo ha quindi chiuso Tarjei Bø, che ha sprecato un’altra grande occasione, pur recuperando punti al fratello e partendo anche da una posizione di vantaggio nell’inseguimento di domenica.
Ottavo il primo degli azzurri, un buonissimo Tommaso Giacomel, che si è ben difeso sugli sci e ha lavorato bene anche al poligono, commettendo però due errori, uno per serie. Peccato, ma partendo a 31" dalla testa, ha una buona occasione di essere protagonista nell’inseguimento. Una gara che sarà importante per l’azzurro, anche perché con il risultato di oggi si è assottigliato il suo vantaggio su Perrot nella classifica Under 25, ridotta adesso a 12 punti. Sarà battaglia, tra due giovani che sono già realtà e non solo talenti.
Per altri azzurri peccato qualche errore di troppo al tiro. Lukas Hofer ha concluso 22° con tre errori, due dei quali a terra, e un distacco di 1’05”7 dalla vetta. Didier Bionaz ha terminato 28° a 1’30”6 con tre errori arrivati tutti a terra. Il valdostano è stato molto bravo a non perdere la testa e disputare un’ottima seconda parte di gara, trovando lo zero in piedi. Il 2000 del CS Esercito è stato anche sfortunato, in quanto ripartendo dopo la seconda serie ha rotto entrambi i bastoncini, dovendo uscire dallo stadio solo gambe e trovando per fortuna subito l’aiuto sportivo di un tecnico norvegese, prima di ricevere poi nuovi bastoni dai tecnici italiani. Un episodio che gli sarà costato un’altra decina di secondi.
Punti per Braunhofer, autore di un doppio zero, che gli ha consentito di chiudere 35° a 1’40”9 dalla vetta, nonostante la pista fosse già molto rovinata quando il carabiniere della Val Ridanna era in pista. Un solo errore e 47° posto per Zeni, che ha chiuso a 2’00” dalla vetta.
Tornando ai big, errori clamorosi. Tarjei Bø ha sprecato una grande opportunità mancando due bersagli in piedi, ma è riuscito comunque a chiudere settimo a 21"6 dal vincitore. Johannes Bø, invece, di errori ne ha commessi ben quattro, sembrando molto in difficoltà al poligono. Per lui 17° posto finale a 58"1 dal vincitore, ma anche tanti ringraziamenti al fratello maggiore. Infatti, nel particolare punteggio della Coppa del Mondo di biathlon, se tra il primo e il terzo, vi sono ben 30 punti di differenza, tra il 7° e il 17° ve ne sono appena 12. Johannes Bø può quindi godersi il fatto di avere ancora 47 punti di vantaggio, nonostante i tanti errori commessi tra Oslo e Soldier Hollow. Occasioni che Tarjei Bø non ha sfruttato e a questo punto potrebbe rimpiangere.
Ancora più clamoroso, invece, l’errore di Fillon Maillet, penalizzato per aver dimenticato di effettuare il giro di penalità. Per lui 31° posto a 1’34"8, quando avrebbe avuto certamente un posto sul podio, forse addirittura sul gradino più alto. Pazzesco, come tutta la gara.
Si annuncia, quindi, un inseguimento spettacolare, se si considera che tra il primo e il 22° vi è appena 1’05”! Anche perché Botn a parità di pista potrà dimostrare il suo enorme valore. Bello vedere ben quattro under 25 al via nelle prime otto posizioni, segno di una nuova generazione che avanza. Attenzione però, perché Tarjei e Johannes Bø sono ben determinati a scalare posizioni.
CLASSIFICA FINALE TOP 10
1° E. Perrot (FRA) 22’19.8 (0+0)
2° E. Jacquelin (FRA) +3.9 (0+2)
3° J.O. Botn (NOR) +11.3 (0+0)
4° S. Lægreid (NOR) +12.9 (0+1)
5° S. Samuelsson (SWE) +16.3 (0+0)
6° C. Wright (USA) +20.0 (0+1)
7° T. Bø (NOR) +21.6 (0+2)
8° T. Giacomel (ITA) +30.8 (1+1)
9° V. Christiansen (NOR) +32.9 (1+0)
10° J. Kühn (GER) +33.4 (0+1)
Gli altri italiani
22° L. Hofer +1’05.7 (2+1)
28° D. Bionaz +1’30.6 (3+0)
35° P. Braunhofer +1’40.9 (0+0)
47° E. Zeni +2’00.7 (0+1)
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