La frattura tra gli atleti della nazionale norvegese di salto con gli sci e il loro allenatore Alexander Stöckl rimane più insanabile che mai. Nemmeno l’imminente torneo casalingo del Raw Air sembra essere in grado di ricucire lo strappo tra il tecnico e la squadra, al punto che l’austriaco ha annunciato un passo indietro anche per questa settimana, tenendosi lontano dai trampolini della Norvegia dove si disputeranno le gare da qui al 17 marzo.
Il tecnico tuttavia non è l’unico protagonista di questa storia ad essere stato “danneggiato”: Johann André Forfang, nel suo ruolo di rappresentante degli atleti in seno alla Federazione si è fatto carico nelle ultime settimane di esprimere quelle che sono le volontà sue e dei suoi compagni in merito alla guida della Nazionale. In una intervista a TV2 ha raccontato di essere vittima, da quando è venuta fuori la vicenda, di commenti e minacce pesanti sia sui social che via email.
«Non ho mai ricevuto così tanti messaggi da persone che vogliono davvero mettermi in difficoltà. È stata un’esperienza nuova e un po’ spiacevole che avrei preferito non fare. C’è di tutto, da persone che mi vogliono morto a persone che mi dicono di ritirarmi. È un feedback difficile, questo è certo»
Tuttavia, il saltatore 28enne non si sente minacciato da questi classici leoni da tastiera.
«Immagino che le persone che decidono di scrivere certe cose pensano che non mi incontreranno mai. Stare dietro la tastiera li fa sentire al sicuro. È comunque triste che la gente abbia questi pensieri su di me, che ritengo immeritati»
Durante l’intervista all’emittente norvegese, l’atleta, pur non volendo entrare nei dettagli, ci tiene a rassicurare su due aspetti: da un lato, che tutta la faccenda non è improvvisa e poi che, a discapito di queste “tifoserie” che si sono create online, gli animi sono molto più sereni di quanto vengano dipinti dai media e forse, in parte, è anche questa narrazione ad aver generato reazioni estreme da parte del pubblico.
«L’intera situazione è abbastanza complessa. I giornali online riportano titoloni lampeggianti, ma non è questa l’impressione che abbiamo quando ci sediamo e parliamo tra di noi. Ci parliamo meglio di quanto i media vogliano far credere. Il conflitto è comunque spiacevole. Non è qualcosa che vorremmo.»