140 km di gara in due settimane. Dai 90 km della Vasaloppet ai 50 km della mitica Holmenkollen, Dietmar Nöckler da stacanovista e soprattutto appassionato è pronto a farsi trovare nuovamente sulla linea di partenza per affrontare un’altra gara storica dello sci di fondo internazionale. E pensare che due anni fa, sembrava che la 50 km in classico di Holmenkollen, che chiuse al quindicesimo posto, fosse il bel finale della sua carriera. Invece no, due anni dopo, Dietmar Nöckler è ancora lì, a 35 anni, pronto a battersi.
«Markus Cramer mi aveva già avvertito che avrei gareggiato nella 50 km di Holmenkollen – ha raccontato Nöckler a Fondo Italia – e dal momento che sapevo già prima di non andare a Lahti, visto il programma delle gare, ho voluto sfruttare la possibilità di partecipare alla Vasaloppet, una gara che da fondista mi ha sempre affascinato».
Il poliziotto altoatesino ha quindi descritto la gara, che è stata veramente molto dura, a causa di un meteo che non è certamente andato incontro alle migliaia di fondisti presenti. «Certo, non ho avuto la fortuna di trovare l’edizione più bella della Vasaloppet (ride, ndr). È piovuto tutto il tempo, c’era la nebbia e la neve era ovviamente molto bagnata. Sono partito sul binario all’estrema sinistra. Non so com’è disputare la Vasaloppet in belle condizioni (ride, ndr), sicuramente in quelle che ho trovato è stata molto dura, perché dopo tre minuti ero tutto bagnato, completamente zuppo, comprese calze e scarpe. Immaginavamo già prima del via che sarebbero state quattro ore durissime, pioveva ghiaccio, le peggiori condizioni atmosferiche che si possono trovare.
Il tracciato non lo conoscevo e l’ho scoperto, mentre i panorami non li ho visti (ride, ndr)».
L’azzurro ha concluso la sua gara al 24° posto. «È stata una bella esperienza – ha ammesso, descrivendoci poi la sua prova – sono soddisfatto della mia prestazione, perché sono rimasto tanti chilometri nel gruppo. Alla fine, nonostante le condizioni, i primi trenta chilometri passano via bene, ma quando allora vedi che ne mancano 60, mentalmente diventa dura pensare a una competizione così lunga. La neve non era nemmeno così lenta, ma tutta molle, molto bagnata, quindi si sprofondava con i bastoncini ed io fatico sempre quando non ho un buon appoggio, sono condizioni che non mi piacciono. La gara è andata bene, mi sono staccato dal gruppo a circa 27 km dall’arrivo, proprio su una salita dove si sprofondava tanto e ho faticato a tenerli. Nel finale ero molto stanco, ma alla fine, in qualche modo bisogna arrivare».
Il fascino della Vasaloppet è grande, attraendo ogni anno migliaia e migliaia di persone. Nöckler è rimasto affascinato dall’ambiente. «In pista c’era veramente tanta gente. La mattina della gara, mentre andavo al campo gara in pulmino, ho sentito che tanta gente si stava facendo otto chilometri a piedi fino alla partenza, perché c’era tutta una colonna di pulmini bloccati. Quando sono arrivato al campo gara, sono rimasto impressionato dalla larghezza della zona di partenza, con più di 50 binari. Durante il riscaldamento, quando ho visto sedicimila persone presenti mi ha fatto un certo effetto. Ho sentito che la settimana prima avevano fatto un’altra gara con diecimila atleti al via, e mi sono detto che è qualcosa di pazzesco. In tutta la settimana della Vasaloppet vi sono stati circa sessantamila partecipanti.
Già solo vedere la partenza è bellissimo, con tutti che partono allo stesso momento, non ci sono cancelli, sedicimila uno dietro l’altro e alle 8 si parte.
A quel punto, chi come me è davanti pensa solo a non finire in mezzo al gruppo dove si blocca tutto, perché proprio all’inizio vi è subito una lunga salita. Bisogna partire a tutta, perché in queste gare partono forte e non si fermano più. Se non sei lì con primi, non rientri più».
La sua Vasaloppet si è chiusa con un simpatico incontro in aeroporto mentre si recava a Oslo: «All’arrivo della gara ho detto “basta”, ma in realtà poi ho pensato che mi piacerebbe rifarla per vedere com’è in una bella giornata. Solo che in aeroporto ho incontrato una persona che mi ha detto di aver dovuto fare nove Vasaloppet prima di vedere il sole (ride, ndr). È bellissimo vedere la passione di queste persone, che da non professionisti si allenano per prendere parte a questa gara, è l’essenza dello sci di fondo. Se le condizioni erano tanto dure per noi davanti, credo che quelli dietro abbiano vissuto una giornata che non dimenticheranno. Arrivare al traguardo in queste condizioni, per una persona non abituata deve essere veramente faticoso, quindi devono davvero essere orgogliosi».
Dalla Vasaloppet, Nöckler si è recato direttamente a Oslo per la 50 km di Holmenkollen. Che lavoro fare per recuperare le fatiche dei 90 km svedesi e affrontarne altri 50 appena una settimana dopo? «Ho preferito non fermarmi completamente – ha ammesso – alla fine ho fatto riposo completo solo un giorno, martedì ho fatto una giornata di allenamento piuttosto tranquilla, mercoledì un po’ di lavori con Pelle (Pellegrino, ndr), e giovedì sciata ancora tranquilla. Anche oggi farò poco e poi spero di stare bene. A livello muscolare è stata una gara impegnativa, devo recuperare soprattutto muscolarmente. Poi da qualche settimana ho un problema alla mano, tanto che nel finale della Vasaloppet tenevo il bastone solo con indice e pollice Anche qui, insieme al nostro fisioterapista, che ringrazio, ho fatto alcuni esercizi che già hanno migliorato parecchio la situazione. Comunque sono tranquillo, alla fine quella di domenica sarà una gara a classico, non a spinta.
Sono convinto che si possano fare tutte e due le gare senza compromettere la 50 km. Ovviamente non avrò mai la prova contraria. Io non ho mai fatto due gare lunghe così ravvicinate, a differenza degli atleti dello ski classics, che per loro è come fare ventuno giorni di Tour de France, sono ben allenati alle braccia e possono fare più giorni sempre a spinta.
Mi sono allenato tanto anche io e sono due gare differenti, un impegno fisico ben diverso visto lo stile di sciata. Sono convinto che una settimana basti a recuperare e spero di fare bene. Poi vediamo, ovviamente nella 50 km ci sono tante varabili, perché devi essere nella tua giornata buona, avere ottimi sci e sai che possono accadere tante cose. La 50 km è una gara molto più incerta di una 10.
Il mio obiettivo è fare una buona prestazione. Credo di essere pronto e cercherò di stare lì davanti, poi la distanza dovrei avercela dentro. Sono tranquillo anche perché qui abbiamo trovato una neve bella e veloce, bagna poco in questi giorni. Sono proprio delle belle condizioni».
Quella di domenica potrebbe essere l’ultima 50 km di Holmenkollen per qualche anno, vista la decisione della FIS di toglierla dal calendario. Ovviamente Nöckler non apprezza questa decisione: «Credo sia un grande dispiacere, perché la 50 km di Holmenkollen è la gara storica del nostro circuito. Penso che la FIS tornerà sul piano di averla a tutti i costi nel calendario. Possono anche inserire una 50 km in un’altra località, ma non sarà mai come quella di Holmenkollen, perché questa è la vera 50. È come fare un torneo di grande slam sull’erba ma non a Wimbledon».