Biathlon | 21 febbraio 2024, 14:00

Biathlon - L'eredità del Mondiale di Nové Město: l'emozione di un pubblico unico e organizzazione da 10 e lode, ma anche lo sport messo di fronte alla responsabilità di difficili sfide future per i cambiamenti climatici

Foto credit: Dmytro Yevenko

Foto credit: Dmytro Yevenko

Il Mondiale di Nové Město na Moravě che si è concluso domenica scorsa ha dato certamente spunto a tantissimi temi. Sicuramente l’evento ceco è stato un grande successo di pubblico ad esaltare il biathlon in tutto il suo fascino. Un fiume di bandiere e di colori, tifosi di casa appassionatissimi e rumorosissimi, pronti ad esaltare e spingere gli atleti cechi, nonostante una stagione fin qui molto negativa ed una rassegna iridata chiusa infatti con zero medaglia, ma anche a tifare per i campioni internazionali, che hanno sentito il grande affetto del pubblico di casa. Le tribune all’interno dello stadio erano piene di bandiere, tantissime della Repubblica Ceca, ma molte di Norvegia, Svezia, Francia, Germania, anche Ucraina, qualcuna dell’Italia, anche da parte di tifosi stranieri innamorati di Vittozzi e Wierer.

L’ultima gara si è svolta davanti a trentamila spettatori, un numero altissimo, se si considera che si è gareggiato poi in una cittadina di appena diecimila abitanti. Un tifo chiassoso che è rimasto nelle orecchie di tutti, rendendo anche difficile la comunicazione tra allenatori e atleti, anche al poligono, ma anche tra noi giornalisti e gli atleti stessi in mixed zone. Quando abbiamo intervistato Wierer per farci dare notizie sul suo futuro immediato, nel corso della staffetta femminile, l’azzurra si è fermata da noi e proprio mentre parlava Davidová era entrata nello stadio con la Repubblica Ceca che, nonostante Charvátová, non era così lontana dal podio. Le prime frasi di Doro le abbiamo capite solo riascoltando la registrazione, perché in quel momento era proprio impossibile avere una conversazione normale.
Emozionante, un’esperienza che tutti coloro che hanno avuto modo di vivere, porteranno sempre nel cuore.

Da applausi, va detto, anche l’organizzazione, capace di portare avanti il Mondiale nonostante le condizioni meteorologiche fossero impossibili. Umidità spesso al 100%, temperature mai sotto i cinque o sei gradi, a volte anche oltre i dieci, pioggia, nebbia, al massimo sole, di neve non se ne è vista. Un grande lavoro degli organizzatori nel portare continuamente neve, nel sistemare e risistemare la pista, nel salare quando è servito. Alla fine le gare sono state regolari, seppure lo scenario non era realmente invernali e le condizioni della neve, ovviamente, tutt’altro che perfette. Di più però non si poteva fare. Anche gli atleti stessi hanno collaborato, allenandosi o riscaldandosi spesso sugli skiroll.

Ovviamente, dal Mondiale di Nové Město bisognerà poi fare ragionamenti anche sul futuro del biathlon e delle discipline invernali, che stanno facendo sempre più i conti con i cambiamenti climatici, che sono evidenti e tocchiamo con mano quotidianamente, nonostante la cecità e ottusità di alcuni. Un discorso lungo, complesso, che va affrontato con serietà senza fare proposte superficiali.
Sarà difficile trovare il giusto equilibrio tra organizzare competizioni in località che possono attirare tanto pubblico e allo stesso tempo farlo in maniera sostenibile, rispettando l’ambiente. Si propone spesso di cambiare il calendario, di spostare alcune competizioni, ma in realtà non vi sono mai certezze. Lo insegna la Scandinavia, dove un anno fa vi fu un novembre privo di precipitazioni nevose e quest’anno, invece, ne ha avute più che in abbondanza.
Insomma, coloro che se ne occuperanno avranno la responsabilità di fare un lavoro davvero difficile, proprio perché le problematiche da affrontare saranno diverse, non soltanto legate alla neve e alla sostenibilità dell’evento, ma anche all’attrattiva che può avere una determinata località, alle entrate economiche e tanto altro.
Non sarà facile.

Giorgio Capodaglio