Biathlon - 21 febbraio 2024, 16:25

Biathlon - Mondiali, Nové Město. L'analisi: Vittozzi trascina un'Italia a cui serve esperienza; Wierer sorride sul futuro; la Francia domina, mentre Germania e Svezia arrancano

Foto credit: Dmytro Yevenko

Due settimane di passione, tifo chiassoso, competizioni, emozione e orgoglio per una medaglia, disappunto e lacrime per una gara storta, emozioni. Il Mondiale di Nove Mesto ha offerto tantissimi spunti dal punto di vista sportivo, utili anche per farsi un’idea su ciò che vedremo nel finale di stagione.

VITTOZZI, IL DEFINITIVO RISCATTO DI UNA GRANDE CAMPIONESSA … DEL MONDO.

Impossibile non partire da lei, perché per il biathlon italiano Lisa Vittozzi è stata la regina del Mondiale. La sua storia è l’esempio più bello di riscatto, della capacità di non arrendersi di fronte alle difficoltà, di credere così tanto in sé stessi da riuscire a fare l’impresa di risollevarsi e uscire da un buco nero. Chissà, magari con il lieto fine di una medaglia olimpica, qualcuno potrebbe pensare anche di scriverci un libro oppure girarci un film. Non c’era una persona dispiaciuta per il suo oro nell’individuale femminile, che è stato festeggiato da tutti, perché diciamoci la verità, nel mondo abbiamo bisogno di storie belle, di positività, e quella di Lisa lo è.
Ma tralasciando il passato e guardando solo al presente, Vittozzi è oggi un’atleta completa, capace di fare bene sugli sci ed essere praticamente perfetta al poligono con un 69 su 70 al tiro che resterà negli annali, ma anche di avere una serenità d'animo che le mancava, anche nei suoi momenti migliori. L’unica in grado di battagliare con le francesi, nonostante una condizione sugli sci impressionante di Braisaz e Simon. E adesso si guarda avanti, perché la stagione non è ancora finita, perché c’è ancora il sogno Coppa del Mondo. Non sarà facile, vista la forma delle avversarie, ma Vittozzi deve continuare solo a restare concentrata su sé stessa e sul proprio lavoro, poi si vedrà.

WIERER E L’IMPRESSIONE CHE LA PIÙ SERENA SUL SUO FUTURO SIA PROPRIO LEI

Povera Doro, verrebbe da dire. Come se non bastassero i continui problemi fisici che ne hanno compromesso la stagione, anche il dover rispondere di continuo a domande sul suo futuro (noi compresi, ovvio). Eppure, Wierer si è presentata a Nove Mesto con il sorriso, una serenità contagiante, anche durante gli allenamenti. Ogni volta che la quattro volte campionessa del mondo attraversava la mixed zone, fermata di continuo dai tanti media presenti, tutti curiosi di conoscere il suo futuro, si poteva sentire il tintinnare del suo buonumore. L’impressione è che Wierer fosse quasi divertita dalla situazione, perché sembra essere la più serena sul proprio futuro. Lo conosce già? Forse nel suo intimo si, oppure più probabilmente no e sta cercando di arrivarci, consapevole di prendere la decisione giusta. E magari, questa incertezza, anziché spaventarla, le sta dando eccitazione.
La certezza è però una sola: lei sa di essere ancora competitiva, se la salute la lascia in santa pace. Insomma, se Doro dovesse proseguire, non lo farebbe per un tour di addio di due anni, ma per vincere o almeno lottare per farlo, consapevole delle proprie qualità. Vero, ci sarà l’impegno con Eurosport in estate, ma lo staff tecnico italiano è valido abbastanza da prepararle un programma ad hoc, e se c’è una persona in grado di gestire al meglio i mille impegni, quella è proprio lei.

ITALIA, UN MONDIALE POSITIVO MA LE STAFFETTE …

Riprendiamo quanto ha dichiarato il dt Klaus Höllrigl al termine dell’evento iridato ceco. Terzo posto nel medagliere e quattro medaglie conquistate, come ad Oberhof, quindi qualcosa di molto positivo in una stagione che si immaginava molto difficile. Vero, a Oberhof erano stati 6 gli atleti a medaglia, quattro donne e due uomini, questa volta soltanto due, con Lisa Vittozzi mattatrice quasi solista. Ma, quando si dice con troppa superficialità che la sappadina ha salvato il Mondiale dell’Italia che altrimenti sarebbe stato negativo, ci si dimentica che Lisa Vittozzi è allenata dallo staff tecnico della nazionale, che i suoi sci vengono preparati dagli skiman azzurri, che tutto è guidato da una direzione agonistica e tecnica che gestisce le cose. Ovviamente, la maggior parte dei meriti per un risultato va sempre all’atleta, ma dall’altra parte non bisogna dimenticare chi ha lavorato per mettere l’atleta nelle condizioni di esprimersi nel miglior modo possibile.
Per il resto, l’Italia ha un po’ peccato di gioventù, come può anche succedere. Tommaso Giacomel è stato bravissimo a farsi trovare pronto con una gara eccellente nella single mixed relay, vincendo l’argento in coppia con Lisa Vittozzi. Quel giorno, nel privilegio rappresentato dal fare coppia con la sappadina, era compresa però anche tanta pressione sulle sue spalle. Gli allenatori però si sono fidati di lui e hanno avuto ragione. Nelle altre gare, Giacomel non è riuscito a esprimersi come avrebbe voluto, con prestazioni da top ten della classifica generale qual è. Tutta esperienza, il trentino deve evidentemente ancora imparare a convivere con la pressione e la tanta voglia di ottenere la medaglia individuale anche in un grande evento. “O vinco o imparo” ripete spesso Sinner, citando Mandela, e Giacomel, grande appassionato di tennis, lo prenderà da esempio. L’impressione, anche nella sua reazione dopo le giornate negative, è che il giovane sta maturando ed è quasi pronto per il grande balzo, che arriverà, senza dubbio. Lasciamolo stare tranquillo, senza affibbiargli alcuna etichetta: un atleta matura e cambia col tempo.
Didier Bionaz ha forse pagato le tante aspettative, derivate da una stagione per lui molto positiva. Insomma, rispetto al 2021, quando era tutto nuovo, e lo scorso anno, quando aveva zero aspettative per una stagione negativa, forse il valdostano dell’Esercito non ha saputo gestire al meglio una situazione per lui nuova. Quella brutta prima frazione nella staffetta mista gli ha poi torto certezze e fatto spendere tante energie mentali. Siamo convinti che questa esperienza gli farà molto bene in futuro, quando saprà gestire meglio situazioni del genere.
Braunhofer alla fine ha disputato un Mondiale in linea con la stagione, pagando però condizioni della pista davvero proibitive quando ha gareggiato. Dall’altra parte Zeni, che non dimentichiamoci ha saltato la preparazione pre Mondiale, si è ben comportato. Non gli si poteva chiedere di più.

Al femminile Samuela Comola
aveva anche disputato un buon Mondiale fino alla staffetta femminile. È poi arrivato uno dei bassi di una stagione difficile per la valdostana, nella quale “Sammi” ha fatto fatica a gestire le nuove aspettative, che lei stessa si è messa. Essere prima frazionista, trovandosi lì davanti a trentamila persone, mentre lo speaker che sottolinea che l’Italia difende il titolo mondiale, non è semplice, non per tutti, soprattutto se non si è mai vissuta una tale esperienza in passato. L’importante sarà resettare, ritrovare serenità e ripartire, con la consapevolezza e l’orgoglio del grande percorso fatto in questi anni, che Comola non deve dimenticare.
Per quanto riguarda le altre due azzurre, il Mondiale è più complicato da giudicare. Carrara non è stata soddisfatta per i troppi errori al poligono che non le hanno consentito di sfruttare al meglio una grande condizione sugli sci. L’obiettivo è sfruttare il finale di stagione dove, in particolare a Canmore, può fare molto bene.
Ingiudicabile il Mondiale di Passler. Non nella miglior condizione sugli sci, è rimasta fuori nella sprint, mentre nell’individuale ha forse pagato un po’ di tensione. In staffetta, invece, è scesa in pista a buoi già scappati.

Restano poi i due esperti. Quello di Hofer è stato un Mondiale molto positivo, con la sola esclusione dell’ultima serie dell’individuale, mentre nella mass start l’altoatesino del CS Carabinieri era un po’ stanco. Se si torna indietro di un anno, però, bisogna solo applaudire quest’uomo eterno Peter Pan, che ha ascoltato solo sé stesso, perseverando quando tutto (e tutti) suggeriva il ritiro, avendo ragione lui.
Poi c’è Wierer, alla quale è mancata l’abitudine alla gara, dopo quello che per lei è stato un inusuale stop.
Un Mondiale quindi positivo per l’Italia, che sarebbe stato più che buono o anche ottimo se le staffette avessero almeno lottato per le medaglie, non vinto, ma almeno rimaste in gara.

LA NORVEGIA: UOMINI QUASI DOMINANTI, DONNE SOTTO LE ASPETTATIVE

Non ha vinto il medagliere e già questa è una grande notizia. La nazionale norvegese ha confermato la propria netta superiorità in campo maschile, vincendo tutti gli ori individuali, con uno Johannes Bø capace di tirare fuori il meglio di sé proprio nell’evento iridato. Incredibile ma vero, però, per il secondo anno consecutivo, la staffetta maschile ha clamorosamente mancato l’oro, consegnandolo alla Svezia. Al di là degli errori in staffetta, possono sorridere Lægreid e Christiansen, il primo tornato a vincere un titolo mondiale, il secondo vincitore di due medaglie individuali. Bene anche Tarjei Bø, che forse ha ottenuto le ultime medaglie di una carriera bellissima. La sua spaccata nella sprint, per guadagnare forse un decimo, è l’esempio di come si arriva a cogliere certi traguardi.
Sottotono invece le prestazioni di Dale e Strømsheim.
Di tutt’altro tono il Mondiale della nazionale femminile, diventata facile bersaglio di tante critiche da parte dei media scandinavi. Inevitabile aspettarsi di più dopo quanto fatto vedere da alcune atlete nel corso della stagione. Tandrevold ha forse pagato emotivamente la responsabilità di arrivare al Mondiale da leader della classifica generale, così ha commesso errori in serie. Per sua fortuna il Mondiale non porta più punti per la Coppa del Mondo, altrimenti le sue speranze sarebbero naufragate. Per il resto della stagione, però, dovrà riuscire a imparare subito da questa esperienza, altrimenti sarà difficile.

SVEZIA, SE NON FOSSE STATO PER IL REGALO NORVEGESE ...

Si narra che a casa Christiansen siano state spedite diverse confezioni di “kanelbulle” per ringraziarlo di quei tre giri di penalità che hanno consegnato alla Svezia la medaglia d’oro nella staffetta maschile, salvandone in parte un Mondiale senza dubbio deludente. Se un anno fa a Oberhof, la Svezia vinse ben 11 medaglie, dodici mesi dopo ne sono arrivate appena tre, nessuna in gare individuali. Atleti apparsi in difficoltà sia fisiche che mentali, che per una volta hanno anche mancato il grande evento. Risultati che rispecchiano una stagione fin qui giù di tono per la Svezia, brava però, senza fare nulla di eccellente, a non sbagliare più di tanto nelle staffette e a sfruttare quindi le mancanze altrui.

GERMANIA, L'ILLUSIONE DI ÖSTERSUND È BEN LONTANA


Altra nazione che esce molto ridimensionata dal Mondiale ceco. L’inizio della stagione, grazie a materiali bel al di sopra della media, aveva illuso sul ritorno roboante della squadra tedesca, che poi quanto è contato si è sciolta come la neve di Nove Mesto. L’ottimo Strelow, pur tiratore eccellente, è arrivato al Mondiale non in buone condizioni fisiche, finendo così per restare escluso in tutte le gare individuali. L’impressione di una squadra arrivata in Repubblica Ceca giù di forma e senza ottimi materiali, a conferma che non esistono fenomeni.
Alla fine le due individuali hanno salvato la Germania, grazie al clamoroso argento di Hettich-Walz e al bronzo di Doll. Poi è arrivato anche il bronzo soffertissimo della staffetta femminile, che ha schierato anche la giovanissima Grotian, che si è confermata una giovane dal sicuro avvenire.

FRANCIA, UN DOMINIO FEMMINILE CHE NON È CASUALE. E POTREBBE ESSERE SOLO L'INIZIO ...


Avrebbero meritato che ne scrivessimo prima, lo ammettiamo. Ma cosa c’è da scrivere? Chapeau! Una nazione che ha lavorato benissimo, che ha gestito al meglio la squadra femminile in una situazione che per molti sarebbe stata la pietra tombale su ogni ambizione di creare un gruppo. Invece, le nemiche Simon e Braisaz hanno disputato un Mondiale eccellente, e al loro fianco si sono trovate una Jeanmonnot che ha dimostrato di essere un’altra atleta dal potenziale enorme e possibile vincitrice della Coppa del Mondo in futuro. Simon e Braisaz, due biatlete così diverse e altrettanto competitive, la prima tiratrice precisa e veloce, capace di difendersi bene sugli sci, la seconda capace di mettere giù un ritmo impossibile in pista, ma anche di difendersi bene al tiro quando le è richiesto. La resa dei conti nella mass start, ha visto un trionfo di Braisaz, capace di vincerla proprio mentalmente. Prima però ha fatto meglio una Simon capace di liberarsi con una scrollata di spalle di una situazione che avrebbe mandato in crisi molte altre. Vittozzi dovrà fare un’impresa per avere la meglio su loro nella generale.
Una Francia che ha anche vinto la staffetta femminile, nonostante Chauveau avesse ceduto alla forte pressione. La cosa che spaventa è proprio che dietro a Simon (1996) e Braisaz-Bouchet (1996) vi sono Jeanmonnot (1998), Chauveau (1999), Richard (2002), Michelon (2002), Bondoux (2004), Camille Bened (2000), la stessa Guigonnat (1998) e tante altre che ammireremo ai Mondiali Giovanili. E pensare che al momento non i francesi non possono nemmeno contare su Caroline Colombo e Chloe Chevalier. Una nazione destinata a dominare, da prendere e studiare, invidiandone anche il peso mediatico che il biathlon ha assunto in una nazione che, ammettiamolo una volta per tutte, ha molta più cultura sportiva rispetto all’Italia.

Molto meno ha raccolto la squadra maschile, come ci si aspettava vista la stagione. Eppure Fillon Maillet ha lanciato degli ottimi segnali, cogliendo il bronzo nell’ultima gara e mostrandosi in ottima forma. Peccato l’imprecisione al tiro. Jacquelin ha mostrato una maggiore solidità, ma fisicamente è ben lontano dalla sua miglior condizione, mentre Fabien Claude è stato di grande discontinuità, e Perrot, dopo una grandissima partenza, con tanto di oro nella staffetta mista e medaglia sfiorata nella sprint, ha pagato l’inesperienza di chi deve ancora imparare a convivere con determinate aspettative. Ma anche qui, potenziale altissimo.

E LE ALTRE?

Rastorgujevs ha regalato il risultato più sconvolgente del Mondiale con il suo argento nella mass start, ma certamente non sono passate nemmeno inosservate le grandi prestazioni di Estonia e Polonia nella staffetta femminile, con la prima a sfiorare addirittura il podio. Niente da fare per la Repubblica Ceca, che ha comunque regalato l’emozione di Mikyska, che sembrava aver concluso la sua stagione ancora prima di iniziarla, dopo l’incidente ai Mondiali Estivi, e invece si è ritrovato a far esplodere lo stadio con una magica prima frazione in staffetta. Bravissima anche Bendika, diventata mamma solo in autunno e capace addirittura di sfiorare la medaglia nella sprint.
Peccato invece per Davidova, il cui Mondiale è stato purtroppo in linea con una stagione lontana dal suo splendido potenziale. Atleta che va ritrovata, perché è da top ten mondiale, sempre.
Mondiale molto negativo anche per Häcki-Groß, giustamente attesissima dopo quanto fatto nella stagione, soprattutto a gennaio. La svizzera deve assolutamente ritrovarsi, se vuole tentare l’impresa di vincere la coppa di specialità individuale a Oslo.

Giorgio Capodaglio