Siamo agli sgoccioli della rassegna iridata di Nové Město na Moravě. La Vysočina Arena, in versione Colosseo per frastuono e folla accorsa sugli spalti, è stata teatro dell’ultima staffetta del Mondiale, la prova maschile.
La Svezia (0+9) piega la più quotata rivale scandinava, Vetle Sjaastad Christiansen regala la vittoria al quartetto svedese composto da: Viktor Brandt, Jesper Nelin, Martin Ponsiluoma e Sebastian Samuelsson. Gli svedesi ci hanno creduto sempre, tutti i loro frazionisti hanno reso al massimo del loro potenziale, il segreto del successo è racchiuso nella prestazione di Brandt, si è fatto trovare pronto. La Norvegia (+11.8, 4+11), rappresentata da Sturla Holm Laegreid -non positivo-, Tarjei Bø, Johannes Thingnes Bø e Vetle Sjaastad Christiansen, si aggiudica un amaro argento. Sembra maledetta la staffetta mondiale maschile per il dream team norge, l’ultimo poligono rimarrà nei pensieri di tanti e Christiansen dovrà farsi perdonare. Solo grazie ai due fratelli sono saliti sul podio, Johannes Bø sempre a medaglia in questa rassegna iridata, domani potrà completare questa impresa come a Oberhof. Il bronzo lo conquista la Francia (+12.8, 3+13) (Eric Perrot, Fabien Claude, Emilien Jaquelin e Quentin Fillon Maillet), nonostante i tre giri di penalità sono riusciti a concludere al vertice della classifica.
Lo staff tecnico azzurro ha ponderato la propria scelta nella selezione della staffetta basandosi sulla continuità. Il quartetto, che è stato inserito in startlist, è il medesimo visto sin da Östersund in termini di rappresentanza, mentre se si va più nello specifico parlando di ordine nei frazionisti si è seguito la disposizione che ha portato ai podi in terra tedesca in Coppa del Mondo a gennaio: Elia Zeni, Didier Bionaz, Lukas Hofer e Tommaso Giacomel. L’Italia chiude la staffetta al 6° posto, il ritardo accumulato nella metà iniziale della competizione ha precluso la possibilità di confermare gli ultimi risultati ottenuti nel massimo circuito, ma Lukas Hofer e Tommaso Giacomel hanno onorato l’evento.
La temperatura dell’aria è scesa leggermente rispetto alla prova disputata nel pomeriggio, questo può aver dato una mano agli atleti, ma il vento che ha caratterizzato e condizionato il risultato femminile è rimasto e per qualcuno ha reso più complessa la fase di azzeramento. Gli organizzatori, a poche ore dalla partenza, hanno deciso di cambiare il tracciato di gara seguendo e riproponendo la scelta avvenuta in occasione dell’inseguimento. Le ultime luci del giorno sono combaciate con il colpo di pistola che ha segnato la partenza della gara, ventiquattro le nazioni al via.
Sturla Holm Laegreid, col pettorale 1, è rimasto in testa per tutta la tornata iniziale senza forzare. Il tedesco Justus Strelow non ha sbagliato a terra e con i suoi tempi di rilascio unici (19.3s) ha chiuso il primo giro al comando, ma si è fatto riprendere da un folto gruppo di sette atleti con in chiusura Eric Perrot, che ha guadagnato più di venti secondi in due chilometri. Il poligono in piedi, in presenza di vento come avvenuto poche ore fa nella prova femminile, ha ribaltato la classifica. Il perfetto Strelow si è lanciato insieme a Cechia, Estonia e Kazakistan verso la zona di cambio. Gli staffettisti di Norvegia e Francia sono finiti nel giro di penalità rendendo in salita il continuo della gara per le due super-potenze. Sino alla seconda serie, Elia Zeni, si era ben comportato, ha macchiato però la sua prestazione per via di tre ricariche impiegate. L’Italia ha cambiato in diciottesima posizione a +1:02.3 dall’Estonia.
La seconda frazione è stata il palcoscenico di Tarjei Bø, è stato il migliore in tutto. Diversa la storia per la Francia, Fabien Claude ha provato a rientrare sulla testa alzando le spinte sugli sci stretti, ma il poligono l’ha respinto -oggi più di altre occasioni si è ripetuto questo copione-. Didier Bionaz, chiamato a un rimonta, ha imbracciato alla garibaldina la frazione, non ha però trovato il giusto feeling con il tiro a terra e in un battibaleno è sprofondato in classifica. Per la prima volta in questo mondiale abbiamo assistito al potente urlo dei trenta mila presenti in loco, il veterano Michal Krcmar -medagliato mondiale e olimpico- ha chiuso in testa il quinto giro. Nel corso dell’ultimo chilometro il ceco è stato ripreso da Tarjei Bø, che ha posto le fondamenta per il possibile successo norvegese. Cancellata la controprestazione di Laegreid, il fratello maggiore si candida a favor di popolo come MVP del team scandinavo. Al cambio di metà gara la Norvegia conduceva con +5.4s sulla Cechia e +18.6s sulla Svezia.
Johannes Thingnes Bø, sin dalla presa del testimone, non ha voluto amministrare. Alle spalle della stella del biathlon contemporaneo un volitivo Martin Ponsiluoma. Lo svedese, se pur staccato dal norvegese, non ha perso sugli sci e se non fosse stato per un ultimo colpo non andato a bersaglio avrebbe potuto contenere il distacco sulla testa sui venti secondi. Scenario diverso per la medaglia di bronzo, la lista delle nazioni in lotta dopo tre frazioni era ancora folta con Germania e Francia -Emilien Jaquelin più che positivo- favorite sulle altre. Lukas Hofer, solido soprattutto in piedi, ha guadagnato posizioni preziose e concluso in undicesima posizione a ridosso della top ten.
Il risultato finale si è materializzato per via del pazzo poligono conclusivo. Vetle Sjaastad Christiansen ha messo in scena la pratica dell’harakiri, ma a subirne gli effetti è stata la staffetta intera. Il norvegese nel corso degli anni è stato croce e delizia delle prove a squadre con in palio medaglie. Si è presentato in piazzola per il tiro in piedi senza gambe e in completo affanno, con le ricariche non ha saputo rimediare a nessuno degli errori, risultato tre giri di penalità. Alle sue spalle Sebastian Samuelsson, conscio della situazione, ha tirato fuori una grinta che poche volte gli abbiamo visto e con lo zero si è involato verso il successo. Grande prestazione per Tommaso Giacomel. Il biatleta delle Fiamme Gialle è arrivato secondo come tempo di frazione a soli quattro secondi da Fillon Maillet, che in quel momento si stava giocando ben altro piazzamento.
Il risultato finale si è materializzato per via del pazzo poligono conclusivo. Vetle Sjaastad Christiansen ha messo in scena la pratica dell’harakiri, ma a subirne gli effetti è stata la staffetta intera. Il norvegese nel corso degli anni è stato croce e delizia delle prove a squadre con in palio medaglie. Si è presentato in piazzola per il tiro in piedi senza gambe e in completo affanno, con le ricariche non ha saputo rimediare a nessuno degli errori, risultato tre giri di penalità. Alle sue spalle Sebastian Samuelsson, conscio della situazione, ha tirato fuori una grinta che poche volte gli abbiamo visto e con lo zero si è involato verso il successo. Grande prestazione per Tommaso Giacomel. Il biatleta delle Fiamme Gialle è arrivato secondo come tempo di frazione a soli quattro secondi da Fillon Maillet, che in quel momento si stava giocando ben altro piazzamento.
Le uniche nazioni a non aver concluso la gara sono state la Slovacchia e la Corea del Sud.
Lavoro e sacrificio serviranno per ripristinare gli anelli che serviranno in vista delle gare di domani. La giornata di domenica vedrà l’assegnazione degli ultimi due titoli, le mass start.
CLASSIFICA FINALE TOP TEN
1° SVEZIA 1:16:22.6 (0+9)
2° NORVEGIA +11.8 (4+11)
3° FRANCIA +12.8 (3+13)
4° GERMANIA +51.6 (1+8)
5° STATI UNITI +1:22.2 (0+8)
6° ITALIA +1:44.1 (1+11)
7° CECHIA +1:48.0 (0+6)
8° FINLANDIA +2:23.9 (1+11)
9° POLONIA +3:03.4 (0+7)
10° KAZAKISTAN +3:11.6 (0+10)
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CLASSIFICA FINALE TOP TEN
1° SVEZIA 1:16:22.6 (0+9)
2° NORVEGIA +11.8 (4+11)
3° FRANCIA +12.8 (3+13)
4° GERMANIA +51.6 (1+8)
5° STATI UNITI +1:22.2 (0+8)
6° ITALIA +1:44.1 (1+11)
7° CECHIA +1:48.0 (0+6)
8° FINLANDIA +2:23.9 (1+11)
9° POLONIA +3:03.4 (0+7)
10° KAZAKISTAN +3:11.6 (0+10)
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