La squadra norvegese maschile ha aperto il proprio mondiale in maniera strabiliante nelle gare individuali: forse non oltre ogni aspettativa, perché non è insolito in Coppa del Mondo assistere ad un dominio assoluto della squadra scandinava, ma sicuramente spiazzando la concorrenza che sperava di riuscire a livellare il dislivello nelle dure condizioni in cui una Nove Mesto calda e piovosa sta mettendo alla prova le diverse squadre. E invece con una tripletta nella sprint e addirittura una cinquina nell’inseguimento, gli atleti norvegese hanno fino ad ora monopolizzato il medagliere nelle gare individuali maschili.
Come immaginabile, questo genera frustrazione tra gli avversari, in particolar modo tra gli svedesi, che da sempre nutrono una più o meno accesa rivalità con i loro vicini di casa. Ed inizia ad insinuarsi nella mente di qualcuno il timore che questo strapotere possa nuocere allo sport, un po’ come la mancanza di concorrenza ha affievolito l’interesse nello sci di fondo. Tra questi c’è Johannes Lukas, allenatore degli svedesi, il quale mette in discussione, per quanto riguarda i Mondiali, il sistema delle quote dei pettorali.
«Forse fastidioso non è la parola giusta, ma siamo un po' stanchi. Non fa bene allo sport, su questo siamo tutti d'accordo» ha detto ad Expressen.
In un Campionato Mondiale ogni nazione ha diritto a schierare 4 atleti in ciascuna gara, con delle eccezioni, rappresentate dai detentori del titolo, che hanno diritto ad un pettorale nominale, e da quelle nazioni che hanno più di quattro atleti tra i primi 15 della classifica generale di Coppa del Mondo, le quali hanno diritto a far gareggiare questi atleti nelle gare mondiale, senza però superare quota 5 atleti. Ed è così dunque che la Norvegia si è trovata a schierare sia nella gara sprint che nell'inseguimento ben sei atleti: Johannes Thingnes Bø era il campione del mondo in carica e, oltre a ciò, la squadra ha altri cinque biatleti tra i primi 15 in Coppa del Mondo.
«Non penso che sei posti nel Mondiale cambino qualcosa, ma sono comunque la nazionale migliore e hanno la quota di partecipazione migliore» ha continuato il tecnico bavarese che, però, vorrebbe comunque vedere un cambiamento delle regole per ridurre il dominio norvegese «Sarebbe meglio una quota base di quattro, e magari un quinto da campione. Ciò significa che i migliori corridori hanno maggiori possibilità di vincere. Ma questa è la decisione dell'IBU, non stabilisco io le regole»
Diversi atleti però non concordano con la sua opinione e pensano che il biathlon sia una disciplina in salute e che non saranno di certo le vittorie dei norvegesi a metterlo in pericolo. Samuelsson ad esempio ha partecipato a entrambe le premiazioni, e nell’inseguimento era l’unico non norvegese presente e su questa cosa ha un po’ ironizzato con NRK, specialmente dopo la gara di domenica.
«Sono stato alla flower ceremony già due volte. Ed è stato pieno di norvegesi. Sembra una punizione stare lì, in realtà. Quindi la prossima volta o vincerò o sarò il numero sette» ma non si arrende: del resto, lo scorso anno in campo maschile la situazione era abbastanza simile e nella mass star la Svezia ha conquistato i gradini più alti del podio «Penso che ci siano alcune squadre che potrebbero non essere all'altezza. Io sono lì e cerco di non rendergli le cose facili. Vedremo se saliremo di un livello prima del resto della settimana.»
Anche il tedesco Kühn concede che ormai è «diventata una routine» vedere cinque o sei norvegesi al vertice. Ma non si lascia preoccupare, lo sport del biathlon è vivo e vegeto.
«Non penso che sia noioso per lo sport. Il biathlon è gioia ed eccitazione, e non è così importante se a vincere sono i norvegesi o altri»
Non si può dimenticare, del resto, quanto ha fatto la Francia al femminile nella prima settimana dei Mondiali. Eppure le tribune della Vysocina Arena sono piene e impegnate in un tifo scatenato. E poi, come abbiamo imparato, le sorti nel biathlon possono cambiare da un momento all’altro, a volte è davvero questione di una folata di vento.