I Mondiali sono l’appuntamento clou della stagione; non solo per gli atleti, che puntano al risultato massimo e vorrebbero finalizzare gli sforzi di una stagione intera con il successo iridato, ma anche per i tifosi, che partecipano alle gare dagli spalti con grande entusiasmo per vedere e tifare i propri beniamini. Le Arene di biathlon sono tradizionalmente associate con tifo appassionato, tra le tribune e la pista, ma alcune località più di altro sono rinomate per il calore del pubblico. Nove Mesto è sicuramente tra queste, con le gradinate piene di gente, bandiere, trombe da stadio e boato: in Repubblica Ceca, sebbene la nazionale non viva uno dei suoi migliori momenti, il biathlon è uno sport seguitissimo e il mondiale casalingo è un’opportunità anche per i tanti appassionati: sono stati venduti oltre 200.000 biglietti .
Tutto contribuisce a creare un’atmosfera incredibile, ma non è tutto rose e fiori: per gli atleti infatti a volte il fragore del pubblico può tramutarsi in rumore e fastidio quando c’è da trovare la concentrazione prima della gara e persino in pista, per quanto possa aiutare a trovare il ritmo al poligono o spingere nel tracciato.
«È come entrare nel Colosseo, come facevano una volta i gladiatori. Entri lì e sei circondato da rumore e gente in delirio» ha spiegato Lægreid a NRK.
Anche Tarjei Boe ha lamentato quanto il rumore fosse un tantino eccessivo durante la gara di apertura, al punto da avere difficoltà a sentire i tecnici in pista e non sia mai riuscito a conoscere bene i distacchi in pista. «Non abbiamo sentito nulla. Quindi probabilmente dovremo mettere su un piano migliore per il resto del fine settimana»
Tra le varie opzioni messe in campo dalla squadra norvegese c’è l’uso delle lavagnette, che però diventano impraticabili con la pioggia, o degli auricolari o dei tappi nelle orecchie per ovattare il suono.
Se c’è una certezza, però, è che questo “problema” vale per tutti gli atleti. Anche gli svedesi si sono trovati in difficoltà di fronte al muro della Vysocina Arena. Sebastian Samuelsson, per esempio, è riuscito nella staffetta mista a ricevere i messaggi dei suoi allenatori, ma teme che la situazione possa peggiorare ulteriormente durante le gare del fine settimana con ancora più persone sugli spalti.
Forse però gli svedesi hanno trovato un’arma segreta per contrastare o quanto meno acclimatarsi al boato, specialmente per le sessioni di tiro: l'allenatore della nazionale Johannes Lukas ha rivelato ad Expressen che la squadra svedese si è allenata al rumore a Nove Mesto.
«Abbiamo registrato l'audio l'anno scorso e abbiamo avuto con noi il registratore in tutte le gare. Eravamo tra il pubblico e l'abbiamo registrato. Avevamo anche queste trombe, quindi non è una novità. Quindi ci siamo esercitati.»