Sci di fondo | 08 febbraio 2024, 18:15

Sci di fondo - Intervista alla campionessa del mondo juniores Maria Gismondi: "Voglio che sia solo un punto di partenza"

Sci di fondo - Intervista alla campionessa del mondo juniores Maria Gismondi: "Voglio che sia solo un punto di partenza"

Trentacinque anni dopo Belmondo, Maria Gismondi ha regalato all’Italia il primo titolo mondiale juniores in campo femminile. Tanto tempo è passato da quel 1989 quando in Norvegia, la campionessa piemontese conquistò la bellezza di due ori iridati. Un risultato ottenuto ieri dalla giovane 2004 di Subiaco, in provincia di Roma, tesserata per le Fiamme Oro e cresciuta con indosso l’arancio e nero del Winter Sport Subiaco.

Fondo Italia ha contattato la romana, per farsi descrivere le emozioni vissute nella giornata di ieri, trovandola ancora piuttosto felice, anche se la sensazione è che nella sua grande determinazione e fiducia nel lavoro fatto in questi anni, Gismondi fosse partita con la consapevolezza di aver tutto per vincere la medaglia d’oro.  

Ciao Maria. Complimenti per lo splendido risultato ottenuto ieri. Puoi descriverci le emozioni che hai provato?

«All’arrivo ero super contenta. Alla vigilia della gara, sapevo di poter fare molto bene se tutto fosse andato liscio, ma vincere è sempre difficile. Sono consapevole di essere competitiva a skating su una gara lunga, ma essendo una mass start, aumentano sempre i rischi, possono starci contatti, cadute, rotture di bastoni. Invece non è accaduto nulla di negativo e all’arrivo ero davvero felice. Forse ancora non ho realizzato bene appieno».

Passiamo alla gara. Avevi già pianificato di attaccare lì? Quando hai capito che la vittoria si stava materializzando?

«A dire la verità. Non avevo pianificato molto la gara dal punto di vista tattico. Pensavo solo di stare lì in gruppo, fare il mio, poi se la gara non si fosse fatta troppo dura, allora avrei avuto l’obbligo di tirare un po’. Così già al secondo o terzo giro avevo tirato un po’ perché eravamo ancora tante in gruppo. Poi mi sono nuovamente messa coperta, fino a quando è andata avanti Andreassen che ha iniziato ad accelerare. A quel punto, ero convinta che ce ne saremmo andate via in due, ma le altre non si staccavano. Lei si è un po’ piantata, allora l’ho superata e ho scollinato forte sulla salita lunga dove c’era coach Corradini. Lì si è creato un buco e siamo rimaste in quattro, perché c’erano anche Gina (Del Rio, ndr), Sand e forse anche un’altra (Gismondi non ha mai guardato indietro, ndr). A quel punto ho cominciato a tirare perché vedevo che potevo staccare le altre. Verso il transito, la norvegese mi ha ripresa, sfruttando la scia e il fatto che c’era vento contrario. Allora, quando è iniziata la salita sono partita in progressione fino a quando la norvegese non si è staccata, anche se devo dire che ci ha creduto fino all’ultimo, non mollando mai. Sono riuscita però a portarmi al traguardo quel vantaggio, senza fare alcun errore in discesa».  

Hai lasciato casa ancora giovanissima, trasferendoti prima a Tarvisio e successivamente a Moena. Quanto ne è valsa la pena fare tanti sacrifici?

«Direi che fin qui ne è valsa la pena fare certi sacrifici, allenamento compreso, perché questo è un bel traguardo. Ma è solo un primo passo, non voglio certo sia un punto di arrivo, ma di partenza per fare sempre meglio. Voglio che questa diventi la mia vita, spero di essere arruolata e essere una fondista professionista nei prossimi anni».


Hai qualche dedica speciale?

«Innanzitutto alla mia famiglia, in particolare ai miei genitori, perché non fosse stato per loro non avrei fatto tutto questo. Non è stato facile andare via di casa, ma lo hanno reso possibile. Poi il Winter Sport Subiaco, in particolare Giorgio Tognetti, perché mi hanno sempre seguita e supportata. A loro ci aggiungo le Fiamme Oro, tutto il gruppo sportivo, in particolare Marco Selle ed Erica Antoniol. Infine la nazionale juniores, i miei allenatori Matteo (Betta, ndr) e Stefano (Corradini, ndr), gli skiman e tutti i compagni di squadra».

E adesso?

«Adesso, mancano ancora due gare alla fine del Mondiale e spero di fare bene. In stagione, poi, ho ancora un appuntamento a cui tengo tanto, che sono i Campionati Italiani a Pragelato. Per il resto, da qui a fine stagione, non so che gare farò e in quali competizioni, so solo che in qualsiasi gara partirò sempre con l’obiettivo di fare bene. Poi, il prossimo anno voglio fare il meglio possibile alla mia prima stagione da senior».

Giorgio Capodaglio