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Sci di fondo paralimpico – Il coordinatore Marchetti e i tecnici Maj e Serra fanno il punto dopo la Para Nordic World Cup: la crescita del movimento e gli obiettivi futuri

Grande successo per la Para Nordic World Cup 2023/24, che nello scorso fine settimana è andato in scena per la prima volta su suolo italiano, per la precisione a Dobbiaco, in Alto Adige. Nella Nordic Arena che poche settimane prima aveva ospitato alcune gare del Tour de Ski di sci di fondo, spazio allo sci di fondo paralimpico, con l’Italia che ha potuto gioire per gli ottimi risultati di Giuseppe Romele.
Facendo un bilancio dell’evento, Fondo Italia ha intervistato Paolo Marchetti, coordinatore della nazionale italiana di sci di fondo paralimpico, insieme a Fabio Maj e Daniele Serra, tecnici della squadra italiana di sci di fondo paralimpico.
Il primo a esordire è Paolo Marchetti, che traccia un bilancio di questa manifestazione: “Fondamentalmente è stata un’ottima occasione quella di correre in casa. La pressione inizia a farsi sentire verso Milano-Cortina, però ci siamo trovati veramente bene. L’organizzazione è stata fantastica, la segreteria è stata perfetta, quindi un’ottima esperienza. Speriamo di continuare la collaborazione anche in futuro”.
Per quanto riguarda la possibilità per l’Italia di ospitare i prossimi Mondiali del 2025, Marchetti aggiunge:  “E’ importante perché ci abitua a stare sotto i riflettori e ci abitua alla tensione delle competizioni in casa e quindi diventa un passaggio in più verso Milano-Cortina. Ci evita di trovarci davanti a un muro tutto italiano, senza aspettarcelo. E’ un passaggio di esperienza e un grandissimo onore proprio l’anno prima dei Giochi Olimpici”. Proseguendo, proprio a proposito dei prossimi Giochi Olimpici Marchetti rimane cauto: “Dobbiamo cercare di fare il meglio possibile, ma non posso dire adesso cosa ci aspettiamo. Manca troppo tempo e c’è troppa carne al fuoco”.
Toccando poi l’argomento legato agli sforzi che andrebbero fatti per ampliare il bacino d’utenza degli sport paralimpici, il coordinatore della nazionale precisa: “Forse il limite grosso è che in questo sport bisogna sognare tanto perché se non ti sogni le gare durante l’allenamento non te le ritrovi durante la gara e quindi tutti i sacrifici che fai non riesci a rispettarli. Dobbiamo riuscire a far fare più esperienze possibili a più atleti possibili nel nostro mondo. Forse questo è il passaggio più difficoltoso in Italia. Siamo un gruppo ristretto che ormai è diventata una famiglia, visto tutto il tempo che passiamo insieme. Chiunque volesse venire a fare esperienza è il benvenuto e verrà subito integrato in questo gruppo”. Un gruppo che già a primo impatto appare molto unito e coeso: “Siamo riusciti ad unire i ragazzi veramente molto bene da quest’anno – prosegue Marchetti – L’anno scorso erano un po’ più separati tra squadra A e squadra B, poi abbiamo iniziato a unirli. Fabio Maj è uno degli uomini-squadra e ci dà una grandissima mano. É sempre disponibile e porta loro una grossa esperienza”.
Con riferimento ai gruppi sportivi militari e alla necessità di avvicinare sempre di più gli sport paralimpici al modello dei corpi militari che regge il mondo dello sci di fondo, Marchetti spiega: “I gruppi sportivi militari sono una cosa troppo nuova, che è iniziata da poco. Qua da noi noti l’unione tra civili e militari che sono diventati una grossa famiglia. I 4 militari si sono feriti tra itinere e servizio e hanno iniziato a fare sport e poi si sono uniti con i 3 della squadra creando questo trait d’union fantastico. E’ stata una cosa che era pronta poco prima di Pechino e che è arrivata a partire a giugno 2022. La nota critica è che di società veramente organizzate per sostenere un’atleta per quanto riguarda lo sci di fondo paralimpico in Italia penso siano due. Poi ci sono i gruppi sportivi militari che si stanno attrezzando nell’ultimo anno, ma è tutto in divenire. Non c’è un gruppo sportivo con struttura e staff tecnico, quindi gli atleti sono tutti agganciati alla federazione. La preparazione la seguiamo noi, mentre per quanto riguarda la parte tecnica molti arrivano da noi che non sanno praticamente sciare e quindi questo complica tutto il percorso”. Concludendo, sempre per quanto riguarda i legami con i gruppi sportivi, il coordinatore Marchetti precisa: “Se siamo qua è grazie alla coesione che abbiamo creato con la Difesa, ci sta aprendo tante porte. Abbiamo un grandissimo rapporto anche con le Fiamme Gialle, c’è un rapporto di stima e ci permettono di fare tantissimi giorni di raduno a costi limitati”.
A prendere la parola è poi Fabio Maj, ex atleta azzurro dello sci di fondo e attualmente tecnico della squadra italiana paralimpica. L’allenatore si esprime in riferimento al gruppo e al piacere di allenarlo: “Sicuramente è un bel gruppo, sono sempre contenti e si sta in giro volentieri. Non si lamentano mai e sono tutte cose importanti perché nel mondo del professionismo dei ‘normo’ c’è un po’ più di falsità. Io mi trovo molto bene con loro e sono contento di essere in questo gruppo. E’ la mia seconda stagione con loro e cerco di insegnare e portare un po’ la mia esperienza nell’approccio alle gare e agli allenamenti, visto che loro hanno avuto un’esperienza diversa e stanno iniziando questa vita un po’ in là con gli anni. Non sempre li vedo concentrati sull’obiettivo o comunque convinti delle loro possibilità. L’unico è Giuseppe Romele, che è l’unico atleta professionista e secondo me è concentratissimo 365 giorni all’anno. E’ il nostro faro, il capitano della squadra e dà l’esempio anche agli altri”.
Infine, parola al nuovo entrato, il tecnico Daniele Serra, che dopo la conclusione della sua carriera da fondista nell’Esercito è da quest’anno al fianco di Fabio Maj alla guida della squadra azzurra. Serra racconta il suo inizio e il modo in cui è entrato a far parte di questa grande famiglia: “Quando è stato deciso che io non ero più idoneo a fare l’atleta ho fatto il giro di telefonate per raccontare che la mia carriera era finita. Tra queste telefonate c’è stata anche quella a Daniele Compagnoni che è in continuo contatto con Fabio (Maj, ndr). Mi hanno chiesto di venire con loro e ho detto ‘perché no’. Ci conoscevamo già perché ci si incrociava sempre tra Stelvio e Livigno”.
Facendo un bilancio complessivo del primo periodo da tecnico della squadra paralimpica, Serra si dice soddisfatto È molto bello. Si tratta di un’esperienza molto buona sia dal punto di vista formativo e lavorativo che personale. Sono contento di essere qua e felice di quello che stiamo facendo. Sono soddisfatto di come sono andate le gare in questi giorni, anche se non al 100% perché abbiamo avuto qualche problemino con i materiali nel classico. Ma in generale sono molto soddisfatto”.

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