Sci di fondo - 28 gennaio 2024, 19:30

Sci di fondo - Scelte di viaggio poco "green", gli ambientalisti bacchettano la Norvegia "Divario enorme tra parole e azioni"

A Goms si è concluso oggi il weekend di Coppa del Mondo. Molte atlete della squadra norvegese sono arrivare in Svizzera direttamente da Oberhof, dove una settimana prima avevo disputato la prima gara di rientro dal Tour de Ski. Tuttavia questo non era il piano previsto dalla Federazione: la squadra aveva infatti in programma di tornare in Norvegia dopo la tappa tedesca e raggiungere la Svizzera mercoledì con un altro volo.

Una decisione che lascia in molti perplessi e cozza con un articolo pubblicato sul sito web della stessa Federazione Norvegese di Sci nel novembre scorso, "l'obiettivo è ridurre le emissioni di gas serra anche nell'ambito dello sci, in linea con gli obiettivi norvegesi e internazionali sulle emissioni e sugli obiettivi climatologici/ambientali."

Il coordinatore della squadra Ulf Morten Aune ha spiegato a NRK che Oberhof rappresentava un’eccezione alle decisioni prese inizialmente e che, se qualcuno in squadra avesse voluto agire diversamente, avrebbe dovuto provvedere in maniera autonoma. Ed è infatti ciò che hanno fatto diverse atlete norvegesi, che si sono appoggiate ad altre squadre per raggiungere la località del Canton Vallese senza tornare in patria, pagando di tasca propria il soggiorno finché il resto della squadra non si è unita a loro.

«Da parte mia, ho pensato che fosse la soluzione ottimale, dato che il tempo trascorso a casa sarebbe stato molto breve. Non valeva la pena prendersi due giorni di viaggio in più in aereo e cose del genere. Oltre al fatto che qui c'è un po' di quota, è stata una buona soluzione» ha detto Mathilde Myhrvold a NRK «In futuro bisognerebbe prendere più accordi per poter viaggiare in modo un po' più intelligente durante i fine settimana della Coppa del Mondo»

Alla domanda se le emissioni climatiche rientrassero nella valutazione effettuata dai corridori, Ane Appelkvist Stenseth ha risposto: «Se ne è parlato molto. Forse parte del motivo per cui cercano di collocare le gare di Coppa del Mondo non così distanti l’una dall’altra è che dovrebbe essere possibile spostarsi direttamente una tappa all’altra. Per noi è anche un'ottima soluzione per evitare i voli, visto che ultimamente c'è stato molto maltempo.»

La notizia di questi spostamenti “sregolati” non è passata indisturbata in Norvegia, dove si è subito fatto risentire Frode Pleym, leader di Greenpeace Norvegia, che già aveva criticano la Federazione per i contratti di sponsorizzazione con un aziende coinvolte nell’estrazione del petrolio.

«Devono pensare davvero ciò che scrivono e dicono. Questo è il contrario. È tragicomico che non sostengano gli atleti che riducono le emissioni e cercano di ottenere la migliore preparazione possibile. Più tragico che comico. Ciò dimostra che c’è un divario enorme tra le parole e le azioni a proposito del clima nella leadership della Federazione»

La Federazione dal canto suo afferma di avere grande rispetto per il lavoro di Greenpeace, ma ritiene che le critiche siano "gossip".

«Come Pleym sa bene, stiamo andando avanti, tra l’altro mappando e cercando di ridurre le nostre emissioni a livello di Coppa del Mondo con lo strumento per il clima Green Producers Tool, mentre allo stesso tempo siamo stati chiari sul fatto che fare sport di alto livello a livello internazionale richiede molti viaggi, almeno in aereo» afferma il direttore organizzativo Ola Keul a NRK.

Una querelle a cui forse è difficile trovare una soluzione, visto che non è facile coniugare le necessità di una squadra di coppa del mondo, con convocazioni che variano di settimana in settimana, e le necessità dell’ambiente; tuttavia è possibile provare a fare qualcosa di più, come ha dimostrato la squadra di Coppa del Mondo di biathlon - che ricordiamo essere sotto l'egida di una federazione diversa rispetto al fondo, a differenza di quanto avviene in Italia - con una riduzione importante delle proprie emozioni grazie a scelte più sensibili in materia di trasporti oltre all’attenzione che la federazione internazionale (IBU) pone sull’argomento.

Federica Trozzi