Una brutta storia sta occupando le pagine dei siti di informazione statunitensi, scuotendo l’ambiente del biathlon a stelle e strisce. La biatleta americana Joanne Reid è stata molestata sessualmente per diversi anni da uno skiman del team nordamericano mentre gareggiava in Coppa del Mondo: questo è ha accertato l’indagine dell’organizzazione americana Safesport, un gruppo di controllo che lavora per creare ambienti sportivi sicuri, creato per indagare e punire gli abusi negli sport olimpici in seguito allo scandalo all’interno della squadra statunitense di Ginnastica.
I primi reclami di Reid sul comportamento del proprio tecnico di sciolinatura erano stati avanzati già nel 2019. Tuttavia, ci sono voluti ben due anni prima che il biathlon statunitense portasse il caso a SafeSport, portando a galla “uno schema di comportamenti sessualizzati" da parte di Petr "Gara" Garabik nei confronti dell’atleta "compresi commenti sessualizzati e contatti sessuali inappropriati, nel corso di sei anni" secondo quanto riportano i rapporti del gruppo di controllo; il comportamento di Garabik era ben noto ma i dirigenti della squadra minimizzavano come se fosse normale, o "europeo", ha spiegato la biatleta 31enne.
Solo l’intervento di Deedra Irwin, che racconta ad Associated Press di essere dovuta intervenire ripetutamente per proteggere la compagna di squadra, ha portato ad un cambiamento; indignata da quella che ha definito “una cultura di molestie e misoginia”, Irwin, appartenente alla Army National Guard, ha informato i suoi superiori militari, che hanno immediatamente chiesto un intervento: solo allora, nell’aprile 2021, i funzionari del biathlon statunitensi hanno allertato il U.S. Center for SafeSport.
Al termine delle indagini, che sono durate 18 mesi, lo skiman ceco è stato sospeso per sei mesi e messo in libertà vigilata fino a dicembre 2024.
Secondo i rapporti confidenziali di Safesport ottenuti dall’Associated Press, le ripetute molestie da parte del tecnico ceco ha innestato una dinamica di potere che ha lasciato Reid vulnerabile: un atleta molestato sessualmente da un tecnico della cera avrebbe difficoltà a farlo smettere, "per la preoccupazione di mettere a repentaglio le prestazioni”.
A novembre 2023, dopo anni di silenzio, Reid ha reso pubblica la sua storia sulle sue pagine Instagram e Facebook, ed è stata letteralmente sommersa da un’ondata di sostegno.
Oltre al danno però, anche la beffa: lo scorso maggio, sei mesi dopo che SafeSport aveva concluso le sue indagini, il biathlon statunitense ha modificato retroattivamente i criteri per essere prequalificato per la squadra di Coppa del Mondo e Reid non ha superato questi criteri, dovendo ricominciare da capo, dalle gare di qualificazione. Un cambiamento, sospetto, poi ché non ha inciso sullo status di nessun altro membro della squadra. Reid ha dichiarato ad AP (ma anche sui suoi social) che si sia trattato di una ritorsione per aver richiamato l’attenzione su come il biathlon americano ha gestito il problema. Di conseguenza, ha rifiutato un posto nella squadra nazionale americana e ha smesso di andare agli allenamenti.
«Mi trattano come una bambina di 9 anni cattiva e restare in squadra è stato molto difficile per me a causa di questo ambiente. Non avrei mai potuto indossare la mia divisa e rappresentarli su un palcoscenico mondiale.»
Il manager della squadra, Jack Gierhart, ha però negato che il cambiamento delle sia stata una ritorsione, affermando in un’intervista che è stato sviluppato e approvato da un comitato che include atleti per stabilire standard per aiutare la Federazione a raggiungere i suoi obiettivi. Inoltre, interpellato sul caso di Reid all’incontro annuale del biathlon statunitense nel mese di dicembre, ha affermato che sono state implementate politiche per affrontare i problemi.
«La sicurezza degli atleti è una questione fondamentale per noi. Lavoriamo sempre per migliorare il modo in cui affrontiamo questo problema, il modo in cui educhiamo i nostri atleti… il modo in cui istruiamo il nostro personale e le misure di salvaguardia che mettiamo in atto.»
Si tratta in ogni caso di una vicenda che riporta l’attenzione il comportamento all’interno di un team. Se in un ambiente sportivo si creano spesso dinamiche cameratesche, fatte di scherzo e goliardia, non bisogna dimenticarsi che anche l’altra faccia della medaglia può accadere, e bisogna stare molto attenti a controllare che si mantengano ambienti sani e rapporti civili. Celebre la scorsa estate il caso di Frode Pedersen, skiman di Johannes Klaebo, che ha rivolto pesanti accuse ai suoi colleghi del service team, additandoli di di mobbing, molestie, insulti omofobi e pure sabotaggi.
Biathlon – Joanne Reid vittima di molestie, uno skiman degli Stati Uniti sospeso e in libertà vigilata
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