Questa domenica ci sarà la Marcialonga, il più importante appuntamento in Italia per il circuito internazionale delle Ski Classics. In vista di questo evento, Fondo Italia ha contatto il direttore tecnico del Team Robinson Trentino -miglior team mitteleuropeo-, Bruno Debertolis, per entrare al meglio nelle logiche del mondo delle granfondo.
Il Team Robinson Trentino come arriva a livello di preparazione fisica e mentale alla più famosa gara del circuito Ski Classics in Italia: la Marcialonga?
«Arriviamo carichi, purtroppo l’ultimo fine settimana non è stato dei migliori nonostante i due bei risultati con il 19° posto di Gustav (Eriksson, ndr) e il 23° di Tereza (Hujerova, ndr), ma abbiamo perso per strada Chiara Caminada a causa di una caduta appena dopo la partenza. È stata soccorsa e successivamente ospedalizzata, credo che per due o tre settimane il problema alla spalla la terrà lontana dagli sci. Inoltre, la sera una forma influenzale ha colpito Michaela Patscheider. Detto questo siamo comunque carichi e con la voglia di mostrare che alla Marcialonga ci sappiamo fare».
Sino ad ora gli obiettivi che vi eravate preposti prima dell'inizio della stagione sono stati rispettati?
«Sì, in parte. Siamo in linea per ottenere una top ten e per essere il miglior team Mitteleuropeo, però nonostante questo non abbiamo concluso una gara con percorso netto. Per una storia o l’altra ogni competizione è stata segnata da peculiarità che si sono poi riversate in modo negativo sul rendimento degli atleti e della squadra. La Venosta, ad esempio, dove mezzo team aveva problemi fisici la notte stessa della gara o come spiegato prima la malasorte a La Diagonella».
Quali sono le difficoltà maggiori nel riconfermarsi sempre tra i 10 team migliori o a ridosso della top ten?
«Chiaramente ogni anno i team si strutturano sempre di più e aggregano contrattualizzando atleti sempre più forti. Le squadre, che occupano un certo livello in classifica, oramai, sono ricercate e durante la primavera c’è una sorte di fondo-mercato, dove gli atleti spesso e volentieri contattano i team più piccoli per trovare un modo di competere e mostrare quanto valgono. La difficoltà, quindi, sta nelle scelte di come strutturare la squadra e di come gli altri a loro volta svolgono lo stesso lavoro. All’interno delle squadre alla fine lo staff e i componenti sono i medesimi, così come i team manager, quello che cambia è la strategia che si vuole intraprendere».
Come funziona l'organizzazione degli allenamenti, avendo atleti con caratteristiche uniche e impegni diversi?
«Non è così semplice spiegare, gli atleti si allenano quasi sempre in autonomia. Durante l’estate gli italiani e gli scandinavi, che abitano relativamente vicini tra di loro (ad esempio Kristoffersen e Gifstad che vivono nei dintorni di Oslo), riescono a trovarsi per compiere qualche sessione insieme. Per quanto concerne l’inverno, tolto il training camp svolto a Livigno, abbiamo già da qualche stagione campo base al Passo San Pellegrino, dove abbiano un appartamento, nel quale i ragazzi trascorrono i giorni tra una gara e l’altra fino a dopo la Marcialonga. Questo fa si che si possano trovare e lavorare insieme. Gli impegni differenziati, che soprattutto si contraddistinguono tra il Team Pro e il Team Talent, tolta qualche occasione tipo la Puster (Pustertaler Ski-Marathon, rinominata 3 Zinnen Ski-Marathon, ndr) nella quale vi sono ambe due le gare quindi il lavoro può essere concentrato sulla stessa linea, negli altri casi bisogna sviluppare vari tipo di programma di allenamento sia per uno sia per l’altro».
Avere tra le proprie file Justyna Kowalczyk cosa vuol dire per la squadra? Ha un peso anche sui fondisti che competono nel circuito Ski Classics?
«Sì, è un orgoglio per tutti avere una campionessa di tale portata nella propria squadra e vederla vestire gli stessi colori. Avere un rappresentante così importante nella propria squadra rende orgogliosi tutti i ragazzi, fanno il tifo per lei ogni volta che si presenta al via. C’è una grossa stima e rispetto verso Justyna Kowalczyk per i successi e gli allori conquistati nella sua carriera, è difficilissimo da trovare nel panorama agonistico un’atleta con il suo palmares. Bello per loro, bello per noi ed è grande la soddisfazione di poter lavorare con lei».
Si è unita a voi Rosie Brennan, la vedremo nel circuito di Ski Classics in un futuro prossimo?
«La statunitense Rosie Brennan, come l’anno passato e due anni fa, sarà con noi nel finale di stagione appena finirà la Coppa del Mondo. Lei verrà a gareggiare per il Team Robinson nelle gare che si disputeranno al nord, probabilmente si parlerà di Reistadløpet, Summit 2 Senja e la Janteloppet a fine stagione. L’avremo ameno per tre gare, poi nel prossimo futuro discuteremo e vedremo se sarà al via anche per la Birkebeinerrennet, questo è il programma».
State ottenendo tanti risultati degni di nota con atleti ancora giovani come Patrick Fossum Kristoffersen, Stefano Del Magro, Michaela Patscheider e Tereza Hujerova. Quali sono i loro margini di crescita?
«Tutti loro hanno un grande potenziale, specialmente il nostro investimento fatto su Patrick Fossum Kristoffersen sono convinto che porterà i suoi frutti. Patrick è in ritardassimo di preparazione per via dei problemi patiti in estate, in sostanza ha contratto la mononucleosi e seguendo le logiche mediche scandinave è stato completamente fermo per tre mesi. Appena rientrato, dopo due settimane, ha preso il Covid, che l’ha tenuto fermo altri quindici giorni. Attualmente sta seguendo un percorso che lo doveva portare alla Marcialonga in discrete condizioni per fare il meglio possibile, l’obiettivo è affrontare la campagna del nord (cinque gare) in forma per finire bene la stagione, passando già a buon livello la Jizerská. Come potete immaginare, perdere tre mesi (giugno,luglio e agosto) iniziando sostanzialmente ad ottobre fa si che sia impossibile pensare di poter tenere una stagione intera, quindi con molta cautela gareggia, ma con l’idea di mettere fieno in cascina per le competizioni a chiusura dell’inverno. Michaela Patscheider ne ha di potenziale, se ne avrà la voglia potrà divertirsi tantissimo in futuro. Stesso discorso per Stefano Del Magro, si deve convincere dei proprio mezzi e rendersi un po’ più cattivo. Tereza Hujerova, forse non ha le capacità fisiche di Michaela, però sicuramente è determinata a crescere anno dopo anno come sta facendo ora».
Concludo chiedendo quali sono le aspettative riposte nella svedese Anna Dyvik, al rientro nel mondo agonistico?
«Premetto che con Anna Dyvik è stata un po’ una sfida vinta diciamo così. Scherzosamente avevo buttato a Gustav Eriksson, nostro atleta e compagno di Anna, se ci fosse stata la possibilità che Anna sarebbe venuta con noi a far qualcosa durante la stagione. Lei aveva deciso di disputare la Marcialonga senza velleità di competizione, ma solo per divertimento. Successivamente, continuando a soffiare sul fuoco, sono riuscito a stimolare un po’ sia Gustav che Anna a tentare un rientro. Lei probabilmente sta riassaporando il gusto del pettorale e quanto ne segue. Le aspettative sono difficili da dire, sicuramente se lei avrà la voglia e la consapevolezza, ha potenziale per dire la sua ad alti livelli. Dire il dove, come e quando lo potrà fare non lo so, però io credo che già in alcune gare meno lunghe tipo la Birkebeinerrennet, dove si può sciolinare, può essere a ridosso delle dieci. Poi staremo a vedere».
Ringrazio nuovamente il direttore tecnico Bruno Debertolis per la disponibilità e per averci portato all’interno delle vicende del Team Robison Trentino.