Il Tour de Ski è un evento ormai principe del calendario dello sci di fondo; negli anni in cui mancano i grandi eventi, il Tour è il momento clou della stagione, sui cui puntano tutti gli atleti e che i media vivono con molta attenzione. Forse troppa, in qualche occasione.
È il caso ad esempio di quanto accaduto a Jessie Diggins, fresca vincitrice del Tour. A Davos, nei primissimi chilometri dell’Inseguimento è stata vittima di una brutta caduta che l’ha lasciata dolorante nei giorni successivi, cruciali per definire la sua vittoria nella kermesse.
Dopo una giornata di riposo venerdì, è già il momento della tappa successiva in Val di Fiemme. Nella 15km Mass Start Diggins, ancora affaticata dalla caduta, ha tenuto molto bene, restando nel gruppo per tutta la gara, anche se soprattutto Frida Karlsson ha fatto di tutto per dividere il campo e guadagnare tempo su Diggins nella lotta per la vittoria assoluta. L’americana ha chiuso la gara in ottava posizione, ma dopo il traguardo, era chiaramente sofferente e la 32enne è crollata sulla linea di arrivo, rimanendo distesa a lungo prima di riuscire ad alzarsi con l’aiuto di un membro dello staff a stelle e strisce.
Tutto comprensibile e normale se non fosse per un folto gruppo di media (telecamere e fotografi) che si sono fiondati ad immortalare il momento, nella smodata ricerca, così tipica del nostro tempo, di andare alla ricerca del dramma e del cosiddetto shock value, fare sensazionalismo e cercare di scuotere le persone solo per avere più click e attenzioni.
Questo vale non solo nei momenti difficili per gli atleti, quando sono affaticati, o quando hanno avuto una gara complicata, ma anche – e questo è qualcosa che purtroppo riguarda troppo spesso le atlete – nei momenti più intimi, quando vengono rubati frammenti delle atlete intente a cambiarsi.
L’atleta finlandese Krista Pärmäkoski, al termine della Mass in Val di Fiemme, sconvolta dal comportamento di telecamere e fotocamere, non le ha mandate a dire, quando ha visto Diggins a terra e gli obiettivi puntati su di lei.
«Portate rispetto» ha tuonato, come riporta Expressen «Se qualcuno soffre così tanto, tutte le persone con telecamere dovrebbero andarsene. Non scattate molte foto!»
Questo episodio, per quanto superficialmente possa sembrare di poco conto, dovrebbe essere invece un fanalino di allarme. Dovremmo tutti ricordare, del resto, sia chi racconta di sport sia chi ne legge, che dietro un pettorale, un risultato o un piazzamento una classifica, ci sono delle persone e non tutto, nemmeno nell’era dei social in cui ogni aspetto della vita è messo in piazza, dovrebbe essere spiattellato in prima pagina, solo per il gusto di maggiori views o click.
Sci di fondo – Per un pugno di views: quando le telecamere non sanno fermarsi davanti al dolore degli atleti
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