DOBBIACO - Dopo lo stop per malattia arrivato in occasione della tappa di Trondheim, Federico Pellegrino era molto curioso di misurare la propria condizione in occasione della sprint di Dobbiaco, che ha aperto oggi il Tour de Ski. Il campione valdostano ha capito presto di non essere ancora nella migliore condizione già in qualificazione, chiusa al 14° posto, per poi non andare oltre la semifinale nelle batterie. Per lui quindi, un undicesimo posto conclusivo.
Ovviamente, il valdostano delle Fiamme Oro non era felice del risultato, quando ha risposto alle nostre domande in mixed zone, anche se aveva probabilmente già messo in preventivo di poter non essere subito nella sua miglior forma: «Già la qualificazione mi aveva fatto capire di non essere nella condizione migliore – ha affermato l’azzurro a Fondo Italia – perché di solito corro in crescendo, invece oggi avevo un po’ di ansia di non riuscire a rimanere dentro i trenta e ho dovuto esagerare un po’ all’inizio, così sono rimasto sulle gambe già nell’ultima parte della qualificazione, che non è cosa da me. Fa parte anche del processo di ripresa dai giorni di malattia che ho dovuto gestire.
Nelle batterie, ho voluto correre i quarti di finale come se fossero una finale, senza pensare a giochi tattici o altro. Ciò l’ho poi pagato in semifinale».
Pellegrino puntava ad arrivare a una condizione diversa al Tour de Ski, prima che ci si mettesse la malattia: «Ho saltato il secondo weekend di Coppa del mondo in funzione del Tour de ski, per non rischiare di ammalarmi, cosa che poi è accaduta lo stesso. Fa parte del percorso di un atleta. Per dieci anni è andata fin troppo bene, non ho mai saltato una gara per malattia fino proprio a due settimane fa. Lo accetto, ma alla fine pur non stando bene sono lì a battagliare».
Ma Pellegrino cosa si aspetta dalla sua condizione in vista del proseguo del Tour de Ski? «Tanto dipenderà da me, quanto sarò capace di gestire le energie domani e dopodomani, facendo sempre il meglio che posso ma non rischiando di farmi del male, esagerare e stare troppo tempo fuori dal mio range. Poi vedremo come andrà a Davos, perché lì saremo tutti sempre più stanchi e dovranno emergere altre caratteristiche. Io sono sempre ottimista, anche se la gara non è andata come mi aspettavo, confido in un miglioramento».
A far sorridere Pellegrino ci ha pensato la prova complessiva della squadra italiana: «Sono contento di queste prestazioni di squadra, perché il Tour de ski è un’opportunità da cogliere. Sappiamo che questo evento viene affrontato da atleti overall e nella prima gara da specialisti, ma non di tutte le nazioni. Qualificarsi qui è sempre difficile, ma andare avanti nei turni in gare con sei o sette sprinter norvegesi o svedesi è molto più arduo. Era un’occasione da sfruttare e molti l’hanno fatto. Devono rendersi conto che possono valere queste posizioni ed è da qui che si parte per costruire un percorso in crescendo. Soprattutto Graz e Barp, che sono due atleti overall, devono capire che per forza di cosa si deve passare anche tramite le sprint e quelle a skating sono sempre una componente importante del calendario. Da lì si passa per essere competitivi in tutte le distanze, perché se si vuole essere forti in team sprint o staffetta bisogna essere anche veloci».