Il 2023 è stato un anno speciale per Federico Pellegrino, iniziato da neo papà, con il piccolo Alexis messo alla luce da Greta Laurent proprio subito dopo la sprint di Davos, nella quale l’azzurro sconfisse Johannes Klæbo.
L’anno è iniziato con un bel terzo posto in una distance, un podio conquistato nell’inseguimento da 10 km in tecnica classica a Val Müstair, a certificare il definitivo salto di qualità avvenuto anche nelle gare più lunghe. Poi in Val di Fiemme, Pellegrino ha gioito per i suoi compagni, il podio di Mocelini e quello di De Fabiani, perché al di là dei risultati personali, il grande sogno dell’azzurro era quello di vedere migliorare, con l’arrivo di Markus Cramer, tutto il movimento italiano. Quindi una final climb chiusa all’ottavo posto, qualcosa che Pellegrino non avrebbe immaginato alcuni anni fa.
Quindi il podio in team sprint a Livigno, poi, verso la preparazione al Mondiale di Planica, è arrivata la tappa di Dobbiaco. Allora, a febbraio, Pellegrino ha ottenuto un bel podio nella sprint, per poi levarsi una delle gioie più grandi mai provate, la vittoria in staffetta. Con Nöckler, De Fabiani e Daprà, il valdostano delle Fiamme Oro ha colto un risultato anche solo difficile da immaginare fino a poco tempo fa, svolgendo un’ultima frazione sontuosa, portando così l’Italia alla vittoria. Lacrime di gioia, prima di concentrarsi sul Mondiale sloveno, nel quale Pellegrino ha vinto uno splendido argento nella team sprint, in coppia con De Fabiani, facendo crescere la propria collezione di medaglia, ma anche disputando una 50 km da protagonista. Nel mezzo quella che per lui è stata una forte delusione, la staffetta iridata, nella quale l’Italia non è mai stata in gioco. Quel giorno il volto di Pellegrino era scuro come mai lo avevamo visto in precedenza per una sua gara individuale, segno di quanto il valdostano credesse e creda nella staffetta.
La stagione si è chiusa in Coppa del Mondo con la soddisfazione del terzo posto finale nella classifica generale della Coppa del Mondo, un risultato che dimostra quanto Pellegrino abbia continuato a progredire in questi anni, senza mai fermarsi, raggiungendo un risultato che pochi gli avrebbero pronosticato in carriera, quando si arrabbiava quando lo chiamavano sprinter e gli chiedevano se si allenasse in modo diverso rispetto ai fondisti: «Io sono un fondista, mi alleno da fondista, ma ho solo delle naturali doti di velocità» ripeteva di continuo con tono deciso, ogni volta che era costretto a ripetere il concetto. Aveva ragione.
In estate l’azzurro ha vissuto la prima preparazione da papà, tra lunghi viaggi e qualche break rigenerante a casa con Greta e Alexis, che lo hanno anche raggiunto in qualche trasferta. La concentrazione non è mai venuta meno, con l’obiettivo grande di far crescere tutta la squadra azzurra, per realizzare quello che è qualcosa più di un sogno, un vero e proprio proposito: la medaglia a squadre alle Olimpiadi del 2026. E per tutta l’estate ha seguito passo per passo i più giovani, dando loro consigli e gioendo per ogni passo avanti. Era orgoglioso Pellegrino dopo Trondheim, nonostante il brutto raffreddore che lo aveva fermato non consentendogli di affrontare la sprint pre Mondiale con la dovuta lucidità. Il valdostano era felice per la prova di Graz e Barp, perché li aveva visti mettere in atto in gara ciò su cui si è lavorato tanto in questi mesi, la gestione della gara.
L’ultimo grande obiettivo personale di Federico Pellegrino, riguarda infatti proprio la squadra, vuole vedere l’Italia salire di livello, allontanare quel clima di negatività che da troppi anni circonda lo sci di fondo italiano. Il valdostano vuole vedere crescere gli azzurri, migliorare la squadra nel suo insieme, convinto che il metodo Cramer sia la strada giusta. Team sprint o staffetta, al di là delle gare individuali e magari una 50 km nella quale l’azzurro, pur restando nell’ombra e senza sbilanciarsi, vuole stupire, avendo preso tanti appunti in questi anni, Pellegrino ha le idee ben chiare sul suo futuro. In questa fase è pienamente calato nel ruolo di leader di un gruppo di giovani che stanno beneficiando della sua presenza e della sua fiducia, seguendolo con attenzione.
Prima di chiudere una carriera memorabile, l’azzurro vuole prendersi un’altra grande soddisfazione e dopo la vittoria dello scorso anno a Dobbiaco, è ancora più stimolato.
Non dipenderà solo da lui, perché quando si tratta di gare olimpiche o mondiali tutto deve essere perfetto, gambe degli atleti e sci, ma ci vuole anche fortuna nel corso della gara. Ma siamo convinti che come sempre avrà ragione lui.