Sci di fondo | 25 dicembre 2023, 18:40

Sci di fondo - Il 2023 dimostra che non va tutto male e le convocazioni per il Tour de Ski lanciano un bel segnale all'ambiente. Adesso chiediamo unità per il salto di qualità.

Foto credit: Pentaphoto

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Va tutto male?
Apparentemente si, se si ascolta il continuo mormorio all’interno di un ambiente litigioso, fatto di “fazioni” create da anni di inimicizie, nel quale basta fare una mezza critica per venire associati all’una o all’altra, pur non facendone parte, senza l’umiltà di provare ad ascoltare, cercando di capire che anche le critiche sono fatte a scopo costruttivo e per passione, magari di porsi di chiedersi se c’è qualcosa di migliorabile.
Va tutto male?
Probabilmente si, se si considera l’assenza di un direttore tecnico, che crea solo confusione dentro e fuori l’ambiente azzurro, con la nazionale italiana priva di una guida che è necessaria ovunque, in particolar modo in un ambiente diviso da fazioni.
Va tutto male?
Sicuramente no, se invece si guardano i risultati dell’ultimo anno solare, perché il 2023 ha visto lo sci di fondo italiano dare segni di vita, grazie a risultati di atleti che sembravano già messi da parte in un ambiente alla continua ricerca del nuovo, del giovane fenomeno, che viene poi subito gettato via se non ottiene il risultato immediato.
Invece, già i primi mesi del 2023 avevano mostrato che qualcosa di buono c’è, oltre Federico Pellegrino, sempre più leader della squadra e pienamente calato nel ruolo di mentore di un gruppo di giovani che attorno a lui sta crescendo e imparando. Al di là della medaglia mondiale vinta dal poliziotto, insieme all’altro valdostano, il compagno di sempre Francesco De Fabiani, altro leader del movimento azzurro, la prima parte del 2023 aveva regalato all’Italia il ritorno alla vittoria in staffetta con il sempre verde Dietmar Nöckler, e Simone Daprà, altro atleta che, dopo buonissimi risultati giovanili, sembrava già messo da parte. Era arrivata la conferma di Mocellini, sul podio in Val di Fiemme dopo quello di Beitostølen, fermato soltanto da qualche infortunio di troppo in questi mesi. Ma oltre a loro si era vista una crescita nell’insieme, con Romano in top quindici a Holmenkollen, altro atleta presto messo da parte, tanto che si allenava con la squadra di sede dei Carabinieri, poi gli azzurri Ventura, Graz e Barp, così come Chiocchetti. Al femminile, erano arrivati i fantastici risultati ai Mondiali di Planica da parte di una Francesca Franchi che aveva portato l’Italia in zone di classifica che nessuna azzurra aveva toccato negli ultimi anni, almeno nelle distance. Con lei c’erano anche le emergenti Nadine Laurent e De Martin Pinter, e una Pittin splendida protagonista a Planica, oppure Monsorno capace di qualificarsi da quindicesima nella difficilissima Drammen. Tanti piccoli segnali da parte di diverse atlete, nonostante qualche infortunio di troppo, come quelli di Ganz al Mondiale e più grave di Comarella, che si è operata.

Gli ultimi mesi del 2023 non hanno visto l’Italia partire come nella passata stagione, quando a ogni tappa arrivava almeno un podio. Complice anche la rivoluzione del “no fluoro”, che ha un po’ mischiato le carte, con alcune nazionali più veloci ad adattarsi rispetto ad altre, anche se poi alla fine, almeno al maschile, vincono sempre i norvegesi, gli azzurri non sono riusciti a ottenere risultati roboanti, con il solo Pellegrino a sfiorare il podio nella sprint di Ruka.

Il valdostano ha saltato Gällivare, prima di tornare a Östersund e ammalarsi prima di Trondheim. De Fabiani si è infortunato alla vigilia di Ruka. Mocellini è stato operato allo scafoide. Franchi sta cercando di imparare a fronteggiare delle pressioni che mai aveva avuto in precedenza e soprattutto ritrovare continuità dal punto di vista fisico. Atleta che, siamo convinti, dirà il suo nella seconda parte di stagione. Comarella sta provando a salire di condizione dopo l’infortunio. Pittin è reduce dall’ennesima operazione alla caviglia.

Eppure anche in queste prime settimane sono arrivati ottimi segnali da azzurri che erano non poco attesi. Su tutti Davide Graz ed Elia Barp, entrambi con la scomoda etichetta di “fenomeno” affibbiata addosso fin da età giovanissima, con la quale non è mai semplice convivere, soprattutto nello sci di fondo italiano.
Dopo aver avuto diverse difficoltà in passato, Graz è riuscito a trovare quella continuità che gli mancava, si è pienamente calato nelle richieste di Cramer, seguendo con fiducia l’ allenatore tedesco, ad osservare in giro il lavoro dei norvegesi su in Scandinavia, a lavorare su sé stesso, sulla gestione di gara e correggere i propri errori. Ed eccolo, finalmente quasi sempre in top venti, davanti a suoi coetanei che fin qui in Coppa del Mondo lo avevano tenuto alle spalle. Un bel punto di partenza per il finanziere di Cima Sappada, dal potenziale enorme, che ha solo bisogno di lavorare con tranquillità, senza dover portare con sé in gare anche il peso delle aspettative di altri.
Barp, invece, ci sta colpendo per la semplicità con cui sta ottenendo determinati risultati. Da tempo non vedevamo un giovane italiano entrare così bene nella sua avventura in Coppa del Mondo, far sembrare tutto semplice, anche quando non lo è. Il finanziere del 2002 sta crescendo di gara in gara, sta prendendo mille appunti, mettendo poi in atto ciò che impara, correggendo i propri errori. Come Graz, anch’egli sta crescendo nella gestione di gara, per poi tornare a lavorare sulla velocità e scalare la classifica. Sicuramente, questi due giovani, insieme a un Pellegrino in condizione e De Fabiani, possono regalare soddisfazioni, in attesa del rientro di “Moce” e della crescita del resto del gruppo. Senza dimenticare Venturà e Daprà, con il trentino protagonista anche nella staffetta maschile che senza Pellegrino è arrivata vicino al podio.

Al femminile, invece, è arrivato un buonissimo inizio di stagione da parte di Caterina Ganz, che ha messo da parte le difficoltà fisiche del finale di quella passata. La fassana è stimata da Cramer, che vede in lei grandissime potenzialità, con quel fisico da fondista perfetta. Ovviamente c’è da lavorare, soprattutto dal punto di vista tattico e mentale, ma questo inizio di stagione fa sperare in una Ganz in grado di dimostrare con continuità, quanto già fatto vedere in passato in determinate gare. In attesa che salgano di colpi anche Franchi e Comarella, ma soprattutto dai gruppi Milano Cortina e Juniores possano inserirsi nuove atlete.

La bella notizia è arrivata a fine anno e riguarda il Tour de Ski, dove vedremo diversi innesti nella squadra azzurra, con la speranza che venga confermati il trend della passata stagione, nel quale in tanti avevano mostrato dei progressi. Altri ne arriveranno più in là. Ci saranno anche quattro esordienti in Coppa del Mondo, tre donne e un uomo, segno che i tecnici delle squadre azzurre vogliono dare delle opportunità ai giovani più meritevoli e non solo, perché spazio è stato concesso anche ad atleti più maturi. Inoltre ben cinque donne saranno nate dal 2000 in poi, mentre lo stesso riguarda quattro uomini, tra i quali l'esordiente Martino Carollo, vincitore dell'ultima OPA Cup Junior e salito sul gradino più alto del podio nel suo esordio internazionale da senior.

Sicuramente il messaggio lanciato è stato molto positivo, dando un valore anche alla Coppa Italia Rode, con l’intento di non far passare l'idea che “tutto va male”, che in questo anni è stata sicuramente un limite e allo stesso tempo un involontario alibi. Invece no, spazio c’è ed ora bisogna coglierlo. Senza dubbio un bel messaggio è stato lanciato dallo staff tecnico, si parta da qui cercando di costruire, perché lo sci di fondo italiano non è morto come a qualcuno piace far credere, magari come richiesto dalla fazione di riferimento. Ecco, per il 2024 chiediamo questo: eliminate le fazioni e iniziate a navigare tutti dalla stessa parte: il bene dello sci di fondo italiano.

Giorgio Capodaglio