Sci di fondo | 23 dicembre 2023, 13:00

Sci di fondo - Therese Johaug & co. al fianco delle giovani atlete: "Vogliamo aumentare la competenza tra gli allenatori su come parlare alle ragazze più giovani."

Nettavisen

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Negli ultimi tempi, grazie all’impegno di molte atlete, più o meno giovani e di successo, sta sempre più crescendo la consapevolezza della necessità di un approccio quanto più olistico e personalizzato alla disciplina sportiva e all’allenamento. Non è più importante allenare solo il fisico, ma ci si rende sempre più conto che al corpo va abbinata l’attenzione verso altri aspetti, come quello mentale. Inoltre, è necessario anche fare i dovuti distinguo se ad approcciare lo sport è una donna anziché un uomo.

È per questo motivo che Therese Johaug, insieme ad altri profili dello sci di fondo scandinavo, sia norvegesi che svedesi, ha lanciato un’iniziativa dal titolo Powher, che mira a garantire che ci siano più allenatrici e più donne nei ruoli di leadership nello sport, oltre a lavorare affinché gli allenatori possano ricevere la formazione più adeguata per poter essere di supporto alle giovani atlete in un periodo della vita molto delicato come solo la pubertà sa essere.

Purtroppo, molte ragazze non osano parlare della pubertà e del ciclo mestruale con i propri allenatori, perché la stragrande maggioranza di essi sono uomini. Le ex fondiste impegnate in questo progetto non credono che sia necessariamente colpa esclusivamente dell’allenatore maschio se è difficile parlare del corpo, ma ritengono che sia ora che parlare del proprio corpo possa diventare un passaggio naturale.

«Il corpo femminile è leggermente più complesso di quello maschile. Sono state condotte poche ricerche sulle donne e sull’esercizio fisico, sulle mestruazioni e sull’esercizio fisico. Molte cose accadono nel corpo delle ragazze dai 16 anni fino ai 22 anni» ha spiegato Therese Johaug a VG, che negli ultimi giorni ha condotto un’inchiesta sulla salute delle donne nello sport e sulla mancanza di conoscenza e di tutela del corpo delle donne nello sport e ha sentito diverse atlete a riguardo, che hanno condiviso la propria storia.

Kari Vikhagen Gjeitnes, ex fondista e oggi allenatrice del Team Aker Dæhlie, riporta la sua esperienza da coach, confermando la tendenza ad avere difficoltà a stabilire un dialogo con le giovanissime atlete.

«Tra gli allenatori c'è troppa poca conoscenza delle ragazze e della pubertà. È difficile capire come parlare a una ragazza e farle affrontare il periodo della pubertà.»

Anche Marthe Kristoffersen è stata allenatrice per quattro anni, ma questa primavera è diventata manager sportiva per la squadra di Ski Classics Team Eksjöhus e comprende le difficoltà delle ragazze.

«Se fossi una ragazzina di 15 anni, preferirei andare da Kari, che ci è già passata, piuttosto che da un uomo di 40 anni con la domanda: "Pubertà e mestruazioni, sì, cosa ne pensi?” Le ragazze sono spesso impreparate» ha spiegato «Il corpo è un tabù, si pensa di essere da soli che bisogna lavorarci da soli. Alcune cose sono imbarazzanti. Da adulto, invece, ti rendi conto che è qualcosa più grande di sé. E noi vogliamo dire loro che non sono sole, non sono sole a lottare con il ciclo o con lo sviluppo ormonale, non capita solo a loro di prendere qualche chilo quando si raggiunge la pubertà. Abbiamo un bagaglio di esperienze che vogliamo condividere con le ragazze di 15 anni a cui cresce il seno e credono che durante l'allenamento le cose non andranno più bene.»

Il lavoro del gruppo di Powher, di cui fanno parte nomi come Guro Strøm Solli, Anna Haag, Johanna Hagström e Maria Rydqvist, una volta centrata la propria target audience e il proprio obiettivo, si svolgerà tramite conferenze, campagne di sensibilizzazione sul tema sui social e anche sul campo, diventando esse stesse allenatrici.

«Vogliamo aumentare la competenza tra gli allenatori uomini su come parlare alle ragazze più giovani. Non dovrebbero avere paura di cosa dire. Personalmente sono molto appassionato di sci di fondo, lo sento sempre di più dopo che ho smesso. Voglio stare con i più giovani» dice Johaug a VG, ammettendo che un giorno potrebbe essere questa la strada per il suo futuro «Voglio che le giovani ragazze sperimentino quello che ho fatto io. Anche per me sarebbe potuta andare in un modo o nell'altro. La mia carriera sarebbe potuta finire nel 2011, quando ho avuto problemi con il cibo e l'alimentazione. Fortunatamente, avevo un buon sistema di supporto intorno a me con molte donne, sia fisioterapiste che nutrizioniste. L'ultimo anno in cui ho gareggiato, c'era solo una donna con noi»

Inoltre Johaug si chiede se l’abbandono dello sport, sempre più frequente tra le ragazze che tra i ragazzi, non sia una conseguenza della mancanza di un network di supporto, che le aiuti a bilanciare l’agonismo con quanto accade “al di fuori”, senza arrivare a quella che definisce la “sindrome della brava ragazza”.

«Abbiamo bisogno di più ragazze che sciano velocemente, ma più ragazze che ragazzi abbandonano, perché? Ci sono passata, mi sono trasferita a Trondheim quando avevo 21 anni. Avevo la coscienza sporca agli allenamenti e la coscienza sporca a scuola perché non mi allenavo. Se i risultati non arrivano, allora forse la strada più facile per le ragazze è dare la priorità agli studi.»

Anche la Rydqvist è entrata a far parte di Powher perché ha visto le stesse dinamiche nel mondo sportivo giovanile della sua Nazione.

«Abbiamo lo stesso problema in Svezia: è quasi impossibile trovare allenatrici di alto livello, e quelle che arrivano scompaiono rapidamente. Perché? Le donne sembrano preoccuparsi di più del futuro»

 

Federica Trozzi