Mai come quest’anno, il coronavirus sta colpendo in maniera massiccia gli atleti di Coppa del Mondo; giorno dopo giorno si registrano casi di positività che costringono gli atleti a dover rinunciare alle gare, complicando il loro cammino in Coppa del Mondo, come nel caso di Franziska Preuss che, con addosso il pettorale giallo di leader della classifica generale, ha dovuto rinunciare all’intera tappa di Hochfilzen. O come Lou Jeanmonnot, attualmente seconda, che spera di non rinunciare la Mass Start di domenica dopo aver dovuto dare forfait per la sprint e l’inseguimento della tappa svizzera.
Ecco perché, spinti da queste positività, le squadre, in maniera del tutto indipendente, stanno rinforzando i loro protocolli anticovid, nella speranza di tutelare gli atleti man mano che la stagione entrerà nelle sue fasi più cruciali. Gli Stati Uniti, per esempio, hanno ripreso ad indossare le mascherine nei luoghi pubblici in cui si trovano con estranei, come mostrato da Bjorn Westervelt in una storia su Instagram.
La Norvegia non è da meno. Per i norge sono tornati i raggruppamenti (donne e uomini hanno viaggiato separatamente per raggiungere la Svizzera) e per evitare assembramenti hanno consumato pranzo al sacco.
«Stiamo prendendo maggiori precauzioni e siamo di nuovo molto vigili per evitare il contagio» ha dichiarato il manager della nazionale Per-Arne Botnan a VG.
In pratica, tutte le regole che erano in vigore durante la ripresa della coppa del mondo sono tornate in vigore: disinfettanti, isolamento, test, distanze.
A differenza degli anni precedenti, L’Unione Internazionale di Biathlon, IBU, aveva deciso di far cadere tutte queste precauzioni, e non vengono effettuati test obbligatori per il coronavirus sugli atleti. Questo può far sorgere qualche perplessità, dal momento che la competizione non prevede nemmeno più la formula degli scarti, ma Botnan spiega il motivo di questa decisione da parte dell’IBU.
«L’IBU vede il coronavirus come una comune influenza o infezione respiratoria, quindi dobbiamo avere buone routine per evitare l’infezione.»
La Germania, che già a Hochfilzen si è trovata con la squadra femminile decimata, ora perde anche Roman Rees in vista di Lenzerheide.
«È una grande sfida perché devi proteggerti in un mondo in cui nessuno mostra più cautela. Cerchiamo di isolarci e di avere meno contatti possibili con gli altri, ma negli hotel e negli aeroporti è difficile» ha detto il direttore sportivo tedesco Felix Bitterling all’agenzia di stampa GPA.
La speranza è che, in una situazione tanto complessa, l’esito stagionale non faccia pentire nessuno delle decisioni adottare e i risultati arrivino per merito e non per assenze altrui.