In Svezia si è tanto vociferato delle prestazioni delle padrone di casa a Östersund dopo la 10km in tecnica libera. Fino a quel momento la nazionale svedese aveva collezionato otto podi con la bellezza di quattro vittorie a cui va aggiunta la vittoria nella staffetta 4x7,5km a Gällivare. A conclusione delle due settimane di sci di fondo nelle località svedesi si è consumata una débacle per il movimento casalingo. La miglior piazzata in classifica è stata Ebba Andersson solo nona al traguardo.
I commenti a caldo delle ragazze, appena conclusa la prova, avevano sottolineato le difficoltà riscontrate coi loro materiali. L’allenatore della nazionale Anders Svanebo però era rimasto cauto non additando nessuno per il risultato al di sotto delle aspettative, confermando però che ci sarebbero stati dei test all’interno della squadra per capire cosa fosse accaduto.
A due giorni dai fattacci di Östersund, la ventiseienne Moa Ilar in collegamento con Expressen TV ha fatto chiarezza sulla vicenda. La ventiseienne svedese racconta di aver ricevuto un messaggio direttamente dal suo allenatore nel quale veniva spiegato come il problema della contro prestazione fosse un materiale non competitivo, dovuto all'utilizzo di un prodotto non performante e delle strutture a mano, inoltre per alcune atlete era anche sbagliata la struttura di base della soletta, elemento costruttivo e fondamentale per ottenere la scorrevolezza dello sci. L’intervento di Ilar si è poi concluso con una frase che fa ben sperare in ottica proseguo di stagione per i tifosi svedesi: “è un sollievo sapere la verità, avere una comunicazione franca e mettere le carte in tavola pone grande fiducia”.
Sollievo per aver scoperto cosa è andato storto, ma dall'altra parte anche tantissimi errori, perché si è praticamente sbagliato tutto lo sbagliabile: scelta dello sci, scelta del prodotto e lavorazione a mano. Se ci mettiamo che ciò è accaduto sulla pista di casa, diventa tutto ancora più grave
Fiducia che verrà testata direttamente sul campo il prossimo fine settimana in quel di Östersund.