Biathlon | 01 dicembre 2023, 10:40

Biathlon - Patrick Oberegger: "Caratterialmente Tandrevold è simile a Wierer e l'attuale situazione può farla migliorare; bene l'inizio di tutte, ma restiamo con i piedi per terra"

Biathlon - Patrick Oberegger: "Caratterialmente Tandrevold è simile a Wierer e l'attuale situazione può farla migliorare; bene l'inizio di tutte, ma restiamo con i piedi per terra"

Una squadra profondamente rinnovata quella femminile della Norvegia, che ha perso due grandi campionesse come Tiril Eckhoff e Marte Olsbu Røiseland, che per tanti anni hanno guidato la squadra norvegese al successo.
Per l’allenatore italiano Patrick Oberegger, allenare questa nuova squadra norvegese rappresenta quindi una sfida eccitante. L’inizio è stato subito positivo, essendo arrivata la vittoria alla prima staffetta femminile stagionale, con Johansen, Arnekleiv, Knotten e Tandrevold.
Nonostante il successo, nell’intervista rilasciata a Fondo Italia, l’allenatore italiano tiene la guardia molto alta.

Buongiorno Oberegger. Alla prima staffetta è arrivata subito una vittoria per la sua squadra. Un risultato importante per voi, in quanto possiamo considerare questa stagione quasi un anno zero per il suo team.

«È un anno zero. Il risultato è stato importante e fa piacere, ma non possiamo sopravvalutare l’inizio stagione. Tutti hanno lavorato diversamente, vedrete quindi che nelle prossime settimane si andrà verso un livellamento delle prestazioni. Ovviamente prendiamo questo primo successo con grande soddisfazione, ma puntiamo a continuare a fare biathlon, sparare bene e sciare al meglio».

L’impressione è che l’addio di Røiseland abbia responsabilizzato Tandrevold, diventata leader della squadra, tanto da aver anche fatto un’ottima ultima frazione.

«Come ho sempre detto, Ingrid era la leader della squadra anche prima, ha un carattere simile a Doro, molto forte e anche schietta, ci serve gente così che mette tutta se stessa e trascina il movimento. Nella passata stagione, Marte la avevamo un po’ si e un po’ no, ora bisogna gestire questa nuova situazione. Vuole dire che avremo tante giovani da ruotare, alle quali far fare gare, poi vediamo come si sviluppa la stagione».

In occasione della staffetta abbiamo visto una buona frazione della semi esordiente Johansen e una impressionante Arnekleiv.

«Anche me sta impressionando (ride, ndr). Soprattutto in campo femminile, quando un’atleta è in fiducia, le viene tutto più facile. Loro due sono forse arrivate qui senza porsi eccessive aspettative, Marthe aveva solo una gara in Coppa del mondo, Juni ha fatto un po’ di esperienza in più, ma non abbastanza per immaginare subito chissà cosa. Entrambe non avevano niente da perdere, erano qui per vedere dove stanno, a che punto sono. Noi stessi siamo sorpresi per quanto siano andate bene le cose a tutta la squadra. Sappiamo però com’è il biathlon, ci vuole tutto: condizione, tiro e materiali. Al momento, tutto sta funzionando bene per noi. Come sempre, però, in questo sport non bisogna dare eccessiva importanza ai risultati di inizio stagione, per quello sono tranquillo. Fin qui abbiamo ottenuto più di quello che ci aspettavamo, ma restiamo con i piedi per terra. Sappiamo di avere di fronte due o tre anni complicati, ma sono fiducioso che riusciremo a tirare qualcosa di buono per i prossimi anni».

Dopo aver lavorato con campionesse già pronte, credo che per lei sia una bella sfida, dal punto di vista personale, crescere un gruppo giovane come questo.

«È un altro stimolo. Prima con atlete del calibro di Marte (Røiseland) o Tiril (Eckhoff), ma anche la stessa Solemdal, era diverso, avevo di fronte atlete già pronte, che avevano già un certo livello, sapevano cosa fare, tanto che il mio lavoro consisteva soprattutto nel saperle gestire, dare i consigli di cui avevano bisogno al momento giusto, magari aiutarle in quei momenti di insicurezza che nel biathlon sono sempre dietro l’angolo.
Queste giovani sono curiose, aperte, con meno certezze, devono fare ancora la loro esperienza. Insomma stiamo lavorando a un progetto su nuove atlete, tutte giovani, alcune anche juniores. Ovviamente mi richiedono tanto come allenatore su altri aspetti, rispetto a prima. È bello, qualcosa diverso che da una parte è più difficile, ma dall’altra anche più facile. È sempre una sfida affascinante».


È ancora assente Ida Lien. Come sta? Quando la rivedremo in Coppa del Mondo?

«Per quanto riguarda il problema alla schiena, Ida sta meglio. Purtroppo però ha preso il covid proprio alla vigilia dell’apertura della stagione a Sjusjoen, e per il nostro sistema di qualificazione, se non hai il posto fisso in Coppa del Mondo, cosa che lei non aveva, se non gareggi in quelle competizioni riparti addirittura dalla Coppa di Norvegia. È una situazione dura da gestire per lei, perché non è che parti dall’IBU Cup, appena sotto la Coppa del Mondo, ma proprio da zero ed è tosta. È tornata a gareggiare la scorsa settimana, ma ancora non è al top. Ora abbiamo dieci giorni per preparare al meglio la prossima Coppa di Norvegia, molto importante perché qualifica alla tappa di IBU Cup a Sjusjøen. Dobbiamo cogliere le occasioni lì per iniziare una risalita che ovviamente non è facile. Il livello è alto, le atlete vedono cosa fanno le altre in IBU Cup e Coppa del Mondo, quindi sanno di dover dimostrare a ogni occasione. È dura, ma questo è lo sport, bellissimo ma a volte anche crudele».

Tornando a Tandrevold, secondo lei è pronta per lottare con continuità per le posizioni di vertice? Chi ritiene siano le principali avversarie? Nella staffetta femminile è stata molto brava nell’ultima frazione.

«Ingrid è sempre lì, lo era anche nella passata stagione, se escludi forse i Mondiali, prima della mass start. Secondo me, questa situazione le permetterà di crescere ancora. In questi primi giorni, si è già trovata due volte a battagliare in ultima frazione, prima con Jeanmonnot e poi con Hanna Öberg, e questo la aiuterà a migliorare ancora. Adesso è lì con la responsabilità dell’ultima frazione, ruolo che negli ultimi anni aveva quasi sempre Marte. Quindi deve iniziare a prendere confidenza con questa situazione di gara e ciò la farà crescere ancora.
Per quanto riguarda le principali avversarie, come dico sempre, spero nelle italiane, perché se non vincono le atlete che alleno, sono ben felice lo facciano Lisa o Doro. Attualmente Vittozzi è in una splendida condizione ed è l’atleta che sta facendo il miglior biathlon, se uniamo fondo e poligono. Wierer già so che quando conta è sempre lì e negli ultimi giorni si vede che si sta avvicinando alla condizione. È bello vedere entrambe all’opera al poligono. Insomma, le principali avversarie sono sempre loro due, poi le svedesi, le francesi e Davidova».

Giorgio Capodaglio