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Biathlon – Dmytro Pidruchnyi sul futuro: “L’Ucraina e lo sport ucraino non saranno più gli stessi di prima”

Il biatleta di punta della squadra maschile ucraina, Dmytro Pidruchnyi, è “fermo ai box” per un infortunio ad un braccio subito durante l’allenamento; il suo rientro in Coppa del Mondo non è previsto ovviamente per l’inaugurazione svedese bensì per la tappa di Hochfilzen, a dicembre, per ristabilirsi completamente e poter essere al meglio in pista.
Mentre continua la preparazione, in un’intervista a Sportarena ha condiviso i suoi progetti futuri per la carriera, soprattutto in vista delle Olimpiadi di Milano Cortina 2026, suo grande obiettivo.
«Ho intenzione di prendere una decisione stagione per stagione, se continuare la mia carriera oppure no. La scelta sarà influenzata dai risultati della stagione, dalle condizioni del mio corpo, dalle possibilità per me di continuare la mia carriera, dalla possibilità di avere un allenamento centralizzato. Ora non ho intenzione di chiudere la mia carriera ma per quanto riguarda la preparazione per le Olimpiadi del 2026 ho deciso che dopo ogni stagione farò le valutazioni più opportune»
Con la situazione politica, e bellica, attuale nel suo Paese, futuro per la medaglia d’oro dell’Inseguimento ai Mondiali di Östersund del 2019, significa anche immaginare un’Ucraina libera dalla guerra.
«È difficile per me dire come sarà lo sport in Ucraina dopo la guerra. Per prima cosa bisogna vincerla. Non ho dubbi sulla vittoria, ma la domanda è quando accadrà esattamente. Solo dopo potremo parlare di cambiamenti drastici. L’Ucraina e lo sport ucraino non saranno più gli stessi di prima, anche lo sport ha bisogno di riforme e innovazioni, quindi penso che ci aspettano molti cambiamenti positivi»
L’invasione russa dell’Ucraina, che è in corso da oltre un anno e mezzo e non accenna a presentare una via di risoluzione, ha sicuramente avuto un impatto sull’atteggiamento degli atleti ucraini, e Pidruchny è uno di questi, nei confronti dei “colleghi” provenienti da Russia e Bielorussia.
«Lo sport nella Federazione Russa e in Bielorussia è uno strumento di propaganda. Il mondo intero ha visto cosa è successo nel primo mese dell’invasione su vasta scala allo stadio di Luzhniki, quanti atleti sono stati invitati lì per sostenere l’attacco armato all’Ucraina. Pertanto non è accettabile che si permetta loro di parlare e glorificare il loro Paese»
«Il solo pensiero che possiamo incontrarli nei campi di gara non mi passa per la testa. È abbastanza pericoloso, sia per noi che per loro. Attualmente, l’esclusione degli atleti russi e bielorussi dalle competizioni internazionali è uno dei metodi per esercitare pressioni su questi Paesi. È importante che siano isolati fino alla fine della guerra e al ritiro delle truppe dall’intero territorio dell’Ucraina»
Il 32enne è consapevole che molti atleti sia russi che bielorussi hanno espresso il loro supporto all’Ucraina, tuttavia rimane convinto che non sia fatto abbastanza da parte loro.
«Ho ricevuto diversi messaggi da parte di alcuni atleti rappresentanti dei due Paesi che non sostenevano le azioni delle loro autorità. Ma questi messaggi erano letteralmente delle prime settimane di guerra, dopodiché nessuno mi ha più scritto. Ora non sono in contatto con nessun atleta di questi due paesi.»
Infine il leader della squadra ucraina manda un messaggio a tutta la comunità sportiva internazionale, da cui è certo arriverà sempre il massimo supporto per la sua nazione, oggi e in futuro.
«Io, da parte mia, continuerò a ricordarvi che in Ucraina è in corso una guerra, vengono lanciati razzi e la gente muore»

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