Olimpiadi | 05 novembre 2023, 16:55

Olimpiadi - Le dichiarazioni del CIO sul conflitto israelo-palestinese fanno infuriare la Russia

Olimpiadi - Le dichiarazioni del CIO sul conflitto israelo-palestinese fanno infuriare la Russia

Sullo sfondo del conflitto tra Israele e Palestina che si è di nuovo inasprito negli ultimi giorni il Comitato Olimpico internazionale ha tenuto a far sapere, tramite l’agenzia di stampa tedesca Deutsche Presse-Agentur (DPA), che “il CIO aderisce al concetto di responsabilità individuale e gli atleti non possono essere ritenuti responsabili delle azioni dei propri governi. Se si verifica un comportamento discriminatorio da parte di un atleta o di un funzionario, il CIO collaborerà con il Comitato olimpico nazionale e la Federazione internazionale competenti per garantire un'azione tempestiva, come nel caso dei Giochi olimpici di Tokyo 2020"

Questa dichiarazione, come prevedibile, ha alzato un polverone in Russia, dove giornalisti (ad esempio il noto commentatore sportivo Dmitry Guberniev), politici (tra cui il vice primo ministro Dmitry Chernyshenko) e opinione pubblica accusano il CIO di ipocrisia, soprattutto se si riprendono le dichiarazioni di Thomas Bach a seguito dello scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina in merito all’esclusione degli atleti dalle singole discipline:  «Le misure adottate e le raccomandazioni  del CIO  sono una conseguenza della guerra in Ucraina da parte dell’esercito russo durante i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Pechino 2022. Si trattava di una violazione della tregua olimpica in vigore in quel momento e di una violazione della Carta olimpica»

Come ricorda sport.ru la tradizione della Tregua Olimpica risale al IX secolo a.C. circa. Durante i Giochi Olimpici nell'antica Grecia, tutte le guerre venivano fermate e durante i Giochi stessi le parti in guerra tenevano negoziati di pace.

Quando il barone Pierre de Coubertin fece rivivere i Giochi Olimpici alla fine del XIX secolo, si pensò di riprendere questa tradizione della tregua; tuttavia, tutti i tentativi di De Coubertin di formalizzare in qualche modo la sua idea fallirono, e solo alla fine del XX secolo si riuscì ad ottenere un cambiamento verso questa direzione. Nel 1993, infatti, l’ONU ha sostenuto CIO e ha introdotto la prima risoluzione sulla Tregua Olimpica. Nella risoluzione, l'ONU invitava tutti i Paesi a porre fine ai conflitti durante i Giochi (per un periodo che va da una settimana prima dell'apertura delle Olimpiadi ad una settimana dopo la chiusura delle Paralimpiadi). Da allora, l'ONU aggiorna la risoluzione prima di ogni edizione delle Olimpiadi.

Eppure in Russia sembrano dimenticare un'altra parte delle parole pronunciate da Thomas Bach nel maggio 2022, a seguito della decisione di non far partecipare gli atleti paralimpici russi alle Paralimpiadi di Pechino e in appoggio alle decisioni delle singole federazioni per il proseguimento della stagione: sarebbe a dire la precisazione che le sanzioni non sono mai dirette agli atleti.

«Secondo lo stato di diritto internazionale, le sanzioni possono e devono solo essere imposte a chi è responsabile di qualcosa. Questa guerra non è stata voluta dal popolo russo, gli atleti russi, il Comitato Olimpico Russo o i membri russi del CIO. Immaginate dove porterebbe il precedente di una tale violazione dello stato di diritto da parte nostra. Ogni individuo, ogni atleta, ogni dirigente sportivo, ogni organizzazione sportiva sarebbero puniti per ogni azione politica illegittima dei loro governi. Non c'è giustizia se dipingi tutti con lo stesso pennello. Questo sarebbe anche controproducente, perché farebbe il gioco della propaganda di coloro che rivendicano che le sanzioni sono solo parte di una più ampia cospirazione diretta contro il loro paese».

Lo stop alle competizioni per gli atleti è, quindi, stando al presidente del CIO, solo una misura attuata per assicurare la regolarità delle competizioni e l’integrità e l’incolumità degli atleti stessi. Del resto, le dichiarazioni di questi giorni in riferimento alla pista di bob di Oberhof, ma anche il via libera per gli atleti paralimpici a Parigi 2024, dimostrerebbero che il CIO non abbia alcuna intenzione di lasciare indietro gli atleti russi e bielorussi. In Russia però il sospetto che non sia così rimane.

Federica Trozzi