L’ufficialità è arrivata questa mattina, con il comunicato FISI che ha annunciato i convocati per il raduno finale della stagione, destinazione Sjusjøen (Norvegia), per ultimare la preparazione e mettere per la prima volta gli sci ai piedi prima dell’inizio della stagione: Beatrice Trabucchi completa il sestetto femminile che volerà a fine novembre, salvo imprevisti, in quel di Östersund per la prima tappa in Coppa del Mondo.
Un traguardo tanto atteso per la classe 2000 che aveva visto le sue compagne più giovani esordire già nella serie maggiore. Per la biatleta del CS Esercito è una rivalsa, dopo un inverno non propriamente brillante in IBU Cup, nonché una ricompensa per il duro lavoro svolto questa estate, in cui ha sbaragliato l’agguerrita concorrenza del biathlon femminile nostrano. Prima della partenza Fondo Italia l’ha raggiunta telefonicamente, per commentare la sua convocazione. Molto serena e con le idee ben chiare in testa, ci ha parlato un po’ di quello che è stato il suo percorso e delle aspettative di fronte a questa nuovissima esperienza.
Ciao Beatrice, innanzitutto complimenti per la convocazione per Sjusjøen che ovviamente significherà poi Coppa del Mondo. Come ci si sente a sapere di aver raggiunto questo obiettivo così importante?
«Sono molto contenta perché gareggiare nel massimo circuito è quello per cui uno di allena e non vedo l’ora di esordire e vedere qual è il mio livello perché ovviamente non so quale sia in quel circuito. Non mi aspetto grandi cose, voglio fare il meglio possibile, quello che so di poter fare e sarei già contenta così.»
Cosa hai provato quando ti hanno detto che saresti andata in Norvegia? Te lo aspettavi o comunque ti ha colto di sorpresa?
«Sapevo che me la giocavo per andarci, perché questa estate ho fatto bene, durante la preparazione sono migliorata, però fino all’ultimo non ero sicura e quando l’ho saputo ero molto contenta. Non me l’aspettavo. I test a Ramsau sono andati bene però non si sa mai fino alla fine.»
Anche perché vieni da una stagione che probabilmente non ha rispettato le tue aspettative. Come si fa resettare?
«La scorsa stagione la ritengo un po’ deludente, sia al tiro, che è sempre stato il mio punto forte, che sugli sci non ho mai avuto grandi prestazioni. Ad aprile ho cercato di resettare un po’ tutto, soprattutto mentalmente, di viverla in maniera un po’ diversa quest’anno, più serenamente, focalizzandomi più su di me e divertendomi di più. Gli anni passati mi mettevo più stress addosso e la vivevo in tensione.»
Facciamo un passo indietro a questa estate. In un’intervista sempre con Fondo Italia hai detto che stavi lavorando soprattutto sulla tua tecnica di sciata e sul tiro a terra. Sicuramente questa convocazione è la prova che hai lavorato effettivamente bene, ma se dovessi dare un giudizio sul tuo lavoro, come valuteresti la tua preparazione?
«Positivamente, nella tecnica di sciata sono migliorata, soprattutto nel passo doppio e nel lungo e ovviamente avendo miglioramento tecnico si è più efficienti anche nella prestazione sugli sci. Anche per il tiro a terra sono molto contenta perché l’ho migliorato. Ho sempre sparato bene, ma più che cambiare dal punto di vista tecnico in sé dovevo fare un passo indietro e ritornare un po’ a quello che sapevo fare. Ci sono alcune cose ancora nella sciata e nel tiro che possono migliorare ancora, però diciamo che un progresso si vede rispetto a prima.»
Cosa ti aspetti adesso per la Coppa del Mondo? Non parlo solo di obiettivi ma come pensi sarà rispetto ai circuiti che hai frequentato finora?
«Sicuramente rispetto all’IBU Cup il livello è più alto e quindi non ci si potrà permettere più molti errori, anzi non ci si possono proprio permettere errori, né al tiro né sugli sci, se uno non è proprio in forma tutto diventa più difficile. Diciamo che per ora voglio proprio godermi l’esperienza, essere lì, fare del mio meglio e poi prendo quello che viene.»
Non solo in Coppa del Mondo ma anche nelle gare di inizio stagione in Norvegia ci saranno alcuni big del circuito: come ti senti all’idea di gareggiare contro di loro?
«È strano e anche bello, è un’ispirazione vedere le più forti da vicino, mentre finora le ho sempre viste solo in tv. Da loro si può cercare di vedere cosa fanno e imparare»